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MONDO

La riforma di Francesco, il ruolo di Pell, i libri e gli arresti

Torna Vatileaks, differenze e analogie con lo scandalo del 2012

Torna d'attualità il caso Vatileaks, come nel 2012 si parla di documenti trafugati dalla Santa Sede e arresti 'clamorosi'.  

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(lapresse)
Il 25 maggio del 2012 Paolo Gabriele, aiutante di camera di Benedetto XVI viene arrestato con l'accusa di aver sottratto carte e documenti riservati dall'appartamento di Ratzinger, finiti poi su libri e giornali. Il giorno dell'arresto viene anche sfiduciato il presidente dello Ior, la banca Vaticana, Ettore Gotti Tedeschi. Sono mesi di grande tensione. Inizia il processo, si susseguono le deposizioni e proseguono le fughe di notizie. Si parla non di un solo corvo, ma di 'corvi' che stanno agendo a favore del Papa. E il loro piano sarebbe colpire il segretario di Stato Tarcisio Bertone: in tanti credono che abbia troppo potere e che "Benedetto XVI sia troppo debole per guidare la Chiesa".

Il documento su un presunto piano omicida nei confronti di Papa Benedetto
I documenti fanno emergere lotte di potere all'interno delle Mura Leonine e alcune irregolarità sia nella gestione finanziaria dello Stato che nell'applicazione delle normative anti-riciclaggio. Tra i documenti che fanno più scalpore, vi è quello in cui si allude a un presunto piano omicida nei confronti di Papa Benedetto da attuarsi entro un anno, che doveva preludere all'ascesa al soglio pontificio del cardinale Angelo Scola. Bertone rifiuta invece qualsiasi attribuzione di responsabilità in merito a Vatileaks, il più grande scandalo mai scoppiato in Vaticano. Gabrielli, intanto, viene condannato a un anno e sei mesi di reclusione. Benedetto XVI gli ha poi  concesso la grazia del perdono.

Nuova fuga di documenti, due arresti
In questi giorni la vicenda si ripropone: di nuovo le finanze vaticane, gli scontri di potere nello Stato pontificio, di nuovo "documenti inediti", rivelati benché riservati. Come nel 2012, le intrusioni informatiche danno seguito alle inchieste della gendarmeria. Il colpo di scena sono però gli arresti di oggi. All'epoca Paolo Gabriele, maggiordomo di Benedetto XVI, fu arrestato, unico accusato, e condannato in quanto autore materiale del furto di carte. Oggi mons. Lucio Angel Vallejo Balda, il presule spagnolo vicino all'Opus dei, e Francesca Chaouqui, poi rimessa in libertà perché "nei confronti della quale non sono più state ravvisate esigenze cautelari, anche a motivo della sua collaborazione alle indagini".

Riforma della struttura economico-amministrativa della Santa Sede
Balda e Chaoqui sono due membri della Cosea, la ormai disciolta commissione referente sull`Organizzazione della struttura economico-amministrativa della Santa Sede che nei primi mesi del pontificato Bergoglio imbastì una riforma che, nel frattempo, ha sconvolto i quadri dirigenziali del Vaticano.

Differenze: è cambiato il Vaticano
Le differenze tra la vicenda del 2012 e quella odierna, in attesa della pubblicazione dei due libri di Nuzzi e Fittipaldi che conterrebbero rivelazioni, hanno diverse analogie, ma anche molte differenze. Ad essere cambiato profondamente, nel frattempo, è il Vaticano.

La fine del pontificato di Ratzinger
Benedetto XVI assistette ai prodromi di una crisi. Il Pontefice tedesco ereditò molti problemi spinosi che scoppiarono sotto il suo pontificato: lo scandalo della pedofilia, i torbidi giri finanziari dello Ior, gli immobili di Propaganda Fide scambiati con politici e affaristi. Intellettuale timido, il Pontefice tedesco era poco incline al governo energico. Molti nunzi apostolici, molti vescovi, tentarono di contattarlo per avvertirlo di questa o quella emergenza, senza successo. "Il Papa è manipolabile", disse al processo il suo maggiordomo, che spiegò di aver girato le carte alla stampa per creare uno choc nell'opinione pubblica che smuovesse la opacità vaticana. Joseph Ratzinger, in realtà, era tutt'altro che manipolabile, e rinunciando al Pontificato ha compiuto una rivoluzione. Ha stroncato le manovre sotterranee, ha dato uno schiaffo alla Curia ed ha aperto le porte a un conclave dove i cardinali di tutto il mondo hanno affrontato il tema della riforma della Curia, della necessità di una Chiesa povera e lontana dagli affari e dagli scandali, meno romanocentrica, aperta al mondo.

La svolta con l'arrivo di Bergoglio
Jorge Mario Bergoglio ha impersonato la svolta. Forte di una valanga di voti in Conclave, conservatori e progressisti, europei, americani, asiatici e africani, tutti convinti che bisognava voltare pagina. Al primo riesplodere degli scandali (l'arresto di un monsignore salernitano che maneggiava milioni sul conto dello Ior), il Papa ha reagito con durezza. Ha decapitato i vertici di Ior (Istituto per le opere di Religione) e Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica), ha fatto pubblicare per la prima volta i bilanci dello Ior (dissanguati per il repulisti sui precedenti investimenti avventati), ha obbligato gli uffici a collaborare con la magistratura italiana, ha ristrutturato l'ufficio di revisione contabile, il Consiglio per l'economia, ha creato un nuovo super-dicastero economico, la Segreteria per l'Economia. Via praticamente tutti gli italiani al vertice, Francesco ha messo un cardinale australiano, George Pell, e tedesco, Reinhard Marx, a capo delle due strutture-chiave. Non sono mancati i malumori. Pell, in particolare, ha concentrato un considerevole carico di potere, tanto da suscitare perplessità oltre il circolo degli italiani.

Un Papa raggiungibile
Quanto al Papa, è raggiungibile da chi gli voglia parlare, vive a Casa Santa Marta, incontra quotidianamente collaboratori, vescovi, Nunzi apostolici, confidenti, esperti. Non ha paura del contraddittorio, come ha dimostrato il turbolento sinodo sulla famiglia. Né è inconsapevole dei problemi che possono annidarsi anche nella nuova gestione, come ha spiegato chiaro e tondo emanando, solo pochi giorni fa, una circolare per porre un freno alle deroghe troppo generose per le assunzioni.

In uscita nuove pubblicazioni
Eppure i documenti vengono ancora filtrati alla stampa. Giovedì prossimo esce il libro di Nuzzi: "Da registrazioni e documenti inediti la difficile lotta di Papa Francesco per cambiare la Chiesa". Il Vaticano replica secco: "Pubblicazioni di questo genere non concorrono in alcun modo a stabilire chiarezza e verità, ma piuttosto a generare confusione e interpretazioni parziali e tendenziose. Bisogna assolutamente evitare l'equivoco di pensare che ciò sia un modo per aiutare la missione del Papa".