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MONDO

Flusso migratorio in crescita

Tra Messico e Stati Uniti il muro della discordia: immigrati in un limbo

Nell’ultimo anno sono stati arrestati ai confini 1,7 milioni di immigrati, cifre mai viste. Intervista a suor Norma Pimentel

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Di fronte al dramma della pandemia le ferite del continente americano si aprono nuovamente. Eventi climatici improvvisi e fuori misura e il perpetrarsi della violenza sulle fasce più deboli stanno originando un grande flusso migratorio che si sposta come uno tsunami da un lato all’altro del nuovo continente alla ricerca di una vita migliore. 

I governanti hanno dimostrato scarsa capacità nel gestire umanamente il problema di coloro che scappano da conflitti, persecuzioni e emergenze umanitarie. In tempo di pandemia risulta ancora più difficile incontrare nuove vie d'uscita; abbiamo affrontato il problema solo dal punto di vista emergenziale, senza trovare una soluzione degna.

Il quotidiano americano The Washington Post nelle ultime settimane ha lanciato un allarme: sono più di 1,7 milioni gli immigrati arrestati lungo il confine tra Stati Uniti e Messico, cifra mai vista finora. L’ufficio protezione frontiera Usa CPB dichiara che tra il 2019 e il 30 settembre del 2021 sono stati intercettati circa 977mila immigrati, superando di gran lunga il numero più alto registrato negli ultimi anni.   

Di fronte al crescente flusso migratorio, in gran parte latinoamericani verso gli Stati Uniti che cercano di realizzare il "sogno americano", c’è il rischio imminente che per il mese di novembre il presidente Joe Biden ratifichi la politica di confine delineata dal suo predecessore, Donald Trump, "Quedate en Mexico". La legge obbligava chi faceva richiesta di asilo a subire un rimpatrio "forzato" passando per il Messico, dove spesso, in attesa del giudizio di accoglimento della pratica di espatrio, i migranti subivano delle ingiustizie. Lo stesso Biden aveva posto fine a questa misura, che considerava crudele e disumana.

Recentemente la Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) ha condannato il Messico per "l'uso eccessivo della forza" nei confronti di duemila immigrati che componevano una carovana partita dallo stato meridionale del Chiapas, nel nord del paese. Stiamo assistendo nel mondo ad una lenta chiusura, da parte di molti paesi, delle frontiere. I muri eretti in nome delle ideologie, dell’indifferenza e dell'impunità, e l'appoggio di “democrazie blindate”, costringono ancora oggi intere popolazioni allo stato di schiavitù. Abbiamo bisogno di un cambiamento di rotta “Siamo chiamati a costruire un mondo sempre più inclusivo, che non escluda nessuno”. Le parole del Pontefice nella 107ma Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato invitano ad un vero cambiamento di rotta dell'umanità, “Verso un NOI sempre più grande”. 

 
Rainews ha incontrato Suor Norma Pimentel, nominata nel 2020 dalla rivista Time come una delle donne più influenti al mondo. Incoraggiata anche da papa Francesco per il suo lavoro a favore degli immigrati, da più di quarant'anni lavora in trincea lungo i confini tra Messico e Stati Uniti.
 
Come si sta gestendo l'arrivo di immigrati al confine tra Messico e Stati Uniti?
A causa della pandemia, gli Stati Uniti hanno chiuso i confini e i migranti sono stati rimpatriati in Messico e restano alla frontiera, in circostanze estremamente difficili perché le strutture presenti non sono in grado di accoglierli e soddisfare le loro necessità di base. Il nostro compito è quello di avvicinarci a loro per fornire cibo, cure mediche, e altri beni basilari. Grazie al coinvolgimento di molti gruppi, stiamo riuscendo ad aiutarli, ma la situazione è molto difficile perché quello che abbiamo è insufficiente rispetto al numero altissimo di migranti alla frontiera messicana.

Ci spieghi meglio
Attualmente, la strategia della guardia di frontiera è deportare le famiglie per farle tornare in Messico, ma possiamo dire che ci sono circa 300 famiglie e ogni giorno aumentano. Abbiamo avuto fino a 2.000 persone al giorno a cui dare aiuto anche una volta entrate negli Stati Uniti affinché abbiano una qualche forma di tutela e non diventino preda facile di persone che potrebbero approfittare di loro. A tutto questo si aggiunge la necessità di sottoporre queste persone ad un tampone e in caso di positività è necessario collocarle in un hotel dove ricevono cure mediche e tutte le attenzioni necessarie per proteggere se stessi ma anche i nostri volontari.

Quindi rimangono in una situazione vulnerabile…
Certamente, in questo contesto si inserisce la criminalità organizzata, molto radicata e molto dannosa per le famiglie e i bambini. È per noi un motivo di grande preoccupazione che ci spinge ad aiutare le famiglie di migranti in difficoltà affinché non cadano nelle mani sbagliate e nella speranza che riescano ad entrare negli Stati Uniti legalmente e fare richiesta di asilo e protezione. La situazione che desta maggiore preoccupazione è quella sanitaria.

C’è la volontà dei governi latinoamericani e degli Stati Uniti per trovare una soluzione al problema dei flussi migratori?
L’attuale situazione dei flussi di migranti è veramente tragica e nessuno ha trovato ancora una soluzione adeguata. Negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno sempre cercato di rafforzare il confine, costruire barriere, fermare le persone, dispiegare ancora più militari per impedire alla gente di entrare. Il Messico ha fatto qualcosa di simile: ha deportato molte persone facendole poi rientrare nel proprio paese. Non esiste alcuna collaborazione da parte del Messico per garantire sicurezza e protezione alle famiglie. I gruppi di volontari e della chiesa sono in prima piano. È necessaria una collaborazione a livello dei due governi in cui ognuno si assuma le proprie responsabilità di fronte ad un popolo che sta soffrendo, che sta migrando, che è fermo alla frontiera e che ha bisogno di protezione sia prima di attraversare la frontiera sia dopo.

E' probabile che entro la metà di novembre il governo Biden ratifichi la legge di Trump: “Resta in Messico”. Quale è la sua opinione?                                          
Non dobbiamo permettere che venga presa questa decisione che era stata adottata dalla precedente amministrazione per impedire l’ingresso di un popolo. Non è giusto rimpatriare le persone. Fa parte di una strategia che negli ultimi anni ha negato al 99,99% dei migranti richiedenti asilo la possibilità di ottenerlo anche quando c’erano tutte le condizioni. Questo modo di agire è ingiusto e scorretto e non deve essere più permesso. Speriamo di poter dialogare con questa amministrazione per cercare di delineare il processo in modo completamente diverso e garantire a queste persone il diritto di asilo. Non possiamo permettere che si ripetano gli errori e le ingiustizie della precedente amministrazione.

Crede che sia giunto il momento che l’amministrazione Biden conceda una sanatoria agli immigrati clandestini che vivono negli Stati Uniti?                   
Credo che questo governo debba agire con tempestività e urgenza. Non bisogna aspettare. È necessario prendere immediatamente la decisione di regolarizzare coloro che già vivono nel paese e che contribuiscono in modo positivo alla crescita della società. È necessario dar loro delle garanzie affinché non vivano nel terrore di essere deportati. Questa amministrazione deve capire che è urgente dare un ordine e una regolarità all’immigrazione e alla situazione di tutti coloro che già vivono negli Stati Uniti, i cui figli sono nati in America e che contribuiscono straordinariamente alla vita del paese.

Infine lei cosa direbbe ai governi che partecipano al G20 a Roma sul tema dell’immigrazione?                                                                                                         
Direi che è giunto il momento di mettersi a lavorare seriamente e mostrare di essere leader dei popoli e delle comunità attraverso soluzioni congiunte e l’assunzione delle proprie responsabilità. Solo così tutti potremo vivere in pace.