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ITALIA

L'imbarcazione della Guardia Costiera italiana

Tragedia nel Canale di Sicilia, si temono oltre 900 vittime. La nave Gregoretti arrivata a Malta

A bordo i corpi recuperati e 27 dei 28 sopravvissuti. Secondo il superstite ricoverato in Sicilia le vittime sarebbero oltre 900, di cui 50 bambini: "Centinaia chiusi nella stiva"

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E' arrivata nel porto de La Valletta la nave Bruno Gregoretti della Guardia Costiera italiana con a bordo 24 cadaveri e 27 dei 28 superstiti del naufragio avvenuto davanti alle coste libiche che avrebbe causato fra 700 e 900 vittime.

Subito dopo lo sbarco - già concluso - delle salme e un controllo medico delle condizioni dei sopravvissuti la Gregoretti dovrebbe ripartire facendo rotta verso Catania, dove ieri è stato trasferito d'urgenza in elicottero uno dei migranti originario del Bangladesh. E' stato lui a riferire che a bordo del barcone vi sarebbero stati circa 950 profughi. Il nuovo molo di Isla, davanti al porto grande della fortezza de La Valletta, è affollato da centinaia di persone tra forze dell'ordine, militari, medici, giornalisti e troupe televisive. Oltre al personale dell'ospedale maltese Mater Dei in banchina si trovano anche gli operatori di Medici senza frontiere che proprio in questi giorni hanno stretto un accordo con l'ong maltese Moas (Migrant Offshore Aid Station) per prestare soccorso ai migranti nel Canale di Sicilia con una nave medica. In rispetto delle vittime il Consiglio dei ministri degli Affari esteri dell'Unione europea è iniziato con un minuto di silenzio.

Il viaggio
Uno dei tanti viaggi della speranza dalla Libia verso l'Italia, la nuova terra promessa per centinaia di migliaia di disperati che premono dall'Africa dilaniata dalle guerre e dalla povertà verso l'Europa, si è trasformata in un'ecatombe di migranti.

La Francia: "Non possiamo lasciare sola l'Italia"
"Su questa tragedia la Francia non è stata all'altezza della situazione": lo ha detto questa mattina ai microfoni di Rmc il portavoce del governo di Parigi, Stephane Le Foll, aggiungendo che c'è bisogno di "aumentare la sorveglianza nel Mediterraneo". Le Foll ha sottolineato che sul tema dei naufragi in Mediterraneo "c'è una presa di coscienza collettiva. Non possiamo lasciare l'Italia da sola di fronte a un tema del genere". Sempre da Oltralpe arriva la notizia che il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, che era a Washington per partecipare al 'Major Economies Forum' in vista della Conferenza di Parigi sull'ambiente, "vista la gravità degli eventi recenti" ha deciso di tagliare la missione per poter partecipare al Consiglio dei ministri europei sull'emergenza immigrazione di oggi in Lussemburgo.

La più grave sciagura di sempre
Si tratterebbe della più grave sciagura del mare dal Dopoguerra, peggiore anche della strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013, che fece 366 morti e venti dispersi. I numeri devono ancora essere verificati, ma la Guardia costiera ha confermato che il barcone che si è capovolto era in grado di portare "diverse centinaia di persone" ed era "sovraccarico di migranti". Scafisti senza scrupoli avevano portato a termine al di là del Mediterraneo l'ennesimo "affare", raccogliendo tra i disperati il denaro preteso per la traversata del canale di Sicilia e avevano riempito di migranti il barcone oltre ogni ragionevole limite. Su ciò tenterà di fare luce l'inchiesta aperta dalla Procura di Catania. Secondo Save The Children, è assolutamente verosimile che a bordo vi fossero anche bambini e ragazzi.   

La ricostruzione dei fatti
L'organizzazione che gestisce la tratta ha dato il via libera alla partenza verso l'Italia con un copione anche questo già conosciuto. Il barcone partito dall'Egitto ha caricato i migranti da un porto della Libia, vicino alla città di Zuara. Era quasi sera, infatti, quando al Centro nazionale soccorso della Guardia costiera è arrivata una telefonata da un satellitare Thuraya. "Siamo in navigazione, aiutateci", ha detto un uomo con tono di voce neanche concitato. Una telefonata simile a tante arrivate nelle ultime due settimana da barconi e gommoni carichi di migranti. Quasi un invito affinché le navi italiane raggiungessero il barcone per consentire ai "passeggeri" di completare la traversata verso le coste italiane.

La richiesta di soccorso
Il dispositivo di soccorso si è subito messo in moto: grazie al sistema satellitare di chiamata, la Guardia costiera ha potuto rapidamente individuare le coordinate del punto dal quale era partita la telefonata e ha organizzato i soccorsi. Il barcone era a circa settanta miglia a nord delle coste libiche quando è stato raggiunto dal King Jacob, un portacontainer di 147 metri di lunghezza, con bandiera del Portogallo, che aveva già compiuto negli ultimi giorni quattro soccorsi di naufraghi e che è stato dirottato, insieme a un altro mercantile, verso i migranti. Secondo quanto ha raccontato il comandante del mercantile i migranti, visto il portacontainer, si sono spostati in massa su una stessa fiancata, quella del lato del mercantile.

Solo 28 sopravvissuti
"Appena ci hanno visto, si sono agitati - ha raccontato il comandante del "King Jacob" - e il barcone si è capovolto. La nave non ha urtato il barcone". E' stata l'ultima beffa: il naufragio in presenza della nave di soccorso. Dal mare sono stati tratti in salvo 28 migranti e uno di loro ha parlato di circa settecento persone finite in acqua. Su tale cifra saranno sentiti anche gli altri superstiti, secondo le procedure previste. Il numero potrebbe anche essere rivisto, ma pur sempre di centinaia di morti è ritenuto il bilancio della tragedia.

Il recupero dei cadaveri
Subito dopo il naufragio è stata messa in campo un'imponente operazione di soccorso, che ha coinvolto anche navi dell'operazione Triton, dell'agenzia Frontex: unità navali della Guardia costiera, della Marina militare italiana e maltese, mercantili e pescherecci di Mazara del Vallo hanno recuperato 24 cadaveri e hanno perlustrato un vasto tratto di mare alla ricerca di altri superstiti. Aerei militari hanno sorvolato l'area lanciando zattere e salvagente: la temperatura dell'acqua, di diciassette gradi circa, e le buone condizioni del mare lasciano ancora una flebile speranza, che, tuttavia, non basta a cancellare l'immagine di un Mediterraneo sempre più simile a un grande cimitero di guerra.

La prima testimonianza
"A bordo eravamo 950, c'erano 40-50 bambini e circa duecento donne". Lo ha riferito alla Procura di Catania il sopravvissuto del naufragio avvenuto a largo della Libia, che è stato portato in ospedale. L'uomo è originario del Bangladesh. Il migrante è ricoverato all'ospedale Cannizzaro di Catania ed è stato sentito dalla polizia su delega della Procura di Catania. Alla squadra mobile ha detto che il peschereccio è partito da un porto libico a cinquanra chilometri da Tripoli. A bordo c'erano circa 950 persone, compresi cinquanta bambini e duecento donne. I migranti provenivano da Algeria, Egitto, Somalia, Nigeria, Senegal, Mali, Zambia, Bangladesh e Ghana.