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POLITICA

Molte le reazioni positive alla sentenza

Trivelle, la Consulta ammette il referendum. Soddisfatte regioni e ambientalisti

Numerosi rappresentanti di regioni e di associazioni ambientaliste si sono dichiarati soddisfatti della decisione della Consulta

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Palazzo della Consulta
Roma
Reazioni in gran parte positive alla decisione della Corte Costituzionale di ammettere un quesito referendario sulle trivelle. Soddisfazione è stata espressa da numerosi rappresentanti delle regioni e dalle associazioni ambientaliste. Non tutti apprezzano però un intervento del governo rivolto a impedire lo svolgimento del referendum.

 "La campagna referendaria contro le trivelle comincia subito", questa la prima reazione del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, alla decisione della Consulta sul referendum anti trivelle. E aggiunge: Renzi "dev'essere contento perché quando il popolo irrompe sulla scena della democrazia, chi è iscritto al Partito democratico dev'essere contento per definizione". Secondo il presidente Emiliano "si tratta di un referendum eminentemente politico, che tende a spingere il governo a elaborare una politica energetica. E a dire se in questa politica energetica debbano o meno avere un ruolo le ricerche di idrocarburi e in particolare lo sfruttamento degli eventuali pozzi ritrovati. Cosa che il governo ancora non ha fatto". 

E' contento ma non esulta il sindaco del minuscolo Comune delle Isole Tremiti, Antonio Fentini, per la decisione della Consulta:  "Per noi non cambia molto - spiega all'ANSA - perché il nostro problema è che le ricerche di idrocarburi anche a 12 miglia dalla costa rischiano di uccidere il nostro bellissimo mare e noi speriamo solo che il ministro se ne renda conto e ritiri la concessione". Comunque, aggiunge il Sindaco, l'ammissibilità del referendum consente di "dare voce ai cittadini che ora si possono esprimere su uno dei referendum, con la
speranza che possano esserne ammessi anche altri due". Ma il tema centrale, per lui e per i suoi 500 concittadini, è il
rischio incombente che le ricerche autorizzate in mare al largo delle Tremiti possano avere conseguenze drammatiche sulla flora e la fauna di tutta la zona.

Soddisfatto anche il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: "Il primo obiettivo, quello della possibilità di effettuare il referendum, è stato raggiunto, ma ora dobbiamo guardare al traguardo decisivo: quello di impedire le trivellazioni nei nostri territori e nel nostro mare e mettere la parola fine a questa spada di Damocle che pende sulle teste di milioni di cittadini e aziende del Veneto e delle altre regioni adriatiche". Il Governatore veneto promette battaglia e annuncia una dura opposizione "alle perforatrici che - sostiene -  il governo Renzi vuole calare sui nostri territori e a lottare con ogni mezzo contro lo sfruttamento petrolifero dell'Adriatico, che potrebbero provocare enormi danni al nostro ambiente e all'economia turistica costiera. Ora anche i cittadini potranno dire di no a questa sciagura".

 Il presidente del Consiglio regionale della Basilicata Piero Lacorazza, ha dichiarato che il referendum sulle trivelle in mare è "un'altra vittoria delle Regioni, degli enti locali a difesa dei principi costituzionali e dei diritti dei cittadini, della leale collaborazione tra istituzioni delle Repubblica". Perché, continua il Lacorazza, "non c'è uno Stato centrale che ama l'Italia e un territorio che la odia. L'interesse strategico di un paese, con lealtà e trasparenza lo si costituisce insieme. Dopo il il dietrofront del Governo e del Parlamento che, per effetto dei tre quesiti referendari, hanno già modificato parte delle scelte contenute nella legge Sblocca Italia, la decisione di ammettere il sesto quesito è un altro passo avanti molto importante. Non è finita poiché riteniamo che vada messo un punto fermo: ripristinare il piano della aree per la ricerca e la estrazione ma soprattutto definire una nuova strategia energetica nazionale".

I consiglieri regionali Francesco Emilio Borrelli e Antonella Ciaramella, rappresentanti della Campania anticipano: "Ora bisognerà vedere cosa farà il Governo perché, se vuole modificare la legge per impedire il referendum, noi non ci opporremo, anzi, siamo disposti a collaborare per trovare una soluzione perché a noi non interessa andare al voto, ma ottenere il risultato per cui ci stiamo battendo: restituire ai territori poteri decisionali sulle trivellazioni".

Il presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Gianfranco Ganau ha commentato con soddisfazione la decisione della Consulta, definendola "un grande risultato che conferma l'azione meritoria dell'iniziativa referendaria portata avanti dai dieci consigli regionali e dal coordinamento delle Assemblee legislative". Per il Presidente Ganau  "con la decisione presa oggi dalla Consulta viene sancito ancora una volta il principio guida che ha accompagnato le regioni in questi mesi: riaffermare le primarie competenze dei territori e delle popolazioni su scelte che andrebbero a condizionare l'ambiente e la vita delle comunità.

Il governatore del Molise Paolo di Laura Frattura non esulta come altri presidenti di Regione perché, spiega, "considerando l'evoluzione dei fatti, avrei preferito che si risolvesse il problema con il confronto, così come era partito, tra Governo, Parlamento e Regioni. Così non è stato. Significherà ora risolvere la questione con il referendum, ma sarebbe stata facilmente risolvibile con una condivisione e una costruzione di un percorso alternativo attraverso il confronto tra Stato e Regioni". Ora, secondo il Governatore "si rischia ancora una volta di dover coinvolgere i cittadini che si erano già espressi contro le trivellazioni".

Soddisfatte della Sentenza della Corte Costituzionale  le associazioni ambientaliste Greenpeace, Legambiente, Marevivo, Touring Club italiano e WWF. In un comunicato congiunto sostengono che la sentenza "ci dà lo spunto per rilanciare richieste chiare al Governo: rigetto immediato e definitivo di tutti i procedimenti ancora pendenti nell`area di interdizione delle 12 miglia dalla costa (a cominciare da Ombrina) e una moratoria di tutte le attività di trivellazione a mare e a terra, sino a quando non sarà definito un Piano energetico nazionale volto alla protezione del clima e rispettoso dei territori e dei mari italiani".