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MONDO

Manila

Trump: pronto a mediare su disputa per Mar Cinese meridionale

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Ultima tappa asiatica per il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che è atterrato a Manila, nelle Filippine, nel tardo pomeriggio di oggi, ora locale, portando con sè l'offerta di proporsi come mediatore nelle dispute di sovranità nel Mare Cinese Meridionale, pronunciata durante la conferenza stampa congiunta di oggi con il presidente vietnamita, Tran Dai Quang. "Sono un mediatore e un arbitro molto buono" ha detto Trump, poche ore prima della partenza per l'ultima tappa del suo lungo viaggio in Asia. Oltre al presidente Usa, a Manila sono giunti capi di Stato e primi ministri dei Paesi che hanno in corso dispute di sovranità nella regione (esclusa Taiwan) per partecipare ai summit correlati all'Asean, l'Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico.

Le Filippine, tramite il segretario agli Affari Esteri, Alan Peter Cayetano, hanno ringraziato Trump per l'offerta di mediazione. "E' un'offerta molto gentile e generosa perché è un buon mediatore, è uno specialista dell'accordo", ha dichiarato Cayetano in una nota ripresa dal sito web di news Rappler. Il segretario agli Affari Esteri di Manila ha sottolineato, però, che i Paesi che hanno rivendicazioni devono rispondere come gruppo e non individualmente.

Su posizioni più chiuse, invece, è il presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, che vuole evitare questioni scottanti al summit Asean, dove la Cina - che reclama la quasi totalità del Mare Cinese Meridionale e che ha costruito infrastrutture militari su isole e atolli disabitati - è rappresentata dal primo ministro, Li Keqiang, giunto a Manila nel pomeriggio di oggi. "Meglio non toccare il Mare Cinese Meridionale", ha dichiarato Duterte, in frasi riprese dall'agenzia Reuters, durante un business forum. "Nessuno si può permettere di andare in guerra. Ci si può a mala pena permettere un confronto violento".Con l'arrivo di Duterte alla presidenza del Paese, nel giugno 2016, la posizione filippina sulle dispute di sovranità con la Cina si è notevolmente affievolita, nella speranza di potere attrarre investimenti cinesi nelle infrastrutture. Il Paese che più di ogni altro, nel Sud-est asiatico, ha rivendicazioni in corso con Pechino è, oggi, il Vietnam, dove il presidente cinese, Xi Jinping, si trova in visita di Stato, al termine del summit Apec (Asia-Pacific economic Cooperation) a cui ha partecipato, e dove era presente anche lo stesso Trump. Il presidente vietnamita, Tran Dai Huang, ha sottolineato che il Vietnam vuole "risolvere le dispute nel Mare Orientale", il Mare Cinese Meridionale nella terminologia vietnamita, "attraverso negoziati pacifici", durante la conferenza stampa con Trump.

La visita di Stato di Xi, accolto con tutti gli onori ad Hanoi, per ora, ha portato a un'intesa di principio tra Cina e Vietnam, quella di "approfondire la partnership strategica complessiva tra i due Paesi in base alle nuove circostanze", secondo la formula utilizzata dall'agenzia Xinhua, raggiunta tra Xi e il segretario generale del Partito Comunista del Vietnam, Nguyen Phu Trong. Lasciando da parte le divisioni sui temi più scottanti e aprendo, invece, alla cooperazione bilaterale, i due Paesi hanno poi firmato anche un memorandum d'intesa sull'attuazione congiunta dell'iniziativa Belt and Road di sviluppo infrastrutturale promossa dalla Cina e del piano vietnamita "due corridoi e un cerchio economico".