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MONDO

Turchia al voto, Erdogan cerca nuovo potere. Cruciale il voto curdo

Elezioni presidenziali e legislative anticipate. Al voto quasi 60 milioni di aventi diritto. Il presidente Erdogan, al potere da 16 anni, cerca una riconferma al primo turno del suo mandato. Lo sfidante principale è il socialdemocratico Muharrem Ince del Chp, che sogna il ballottaggio

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Urne chiuse in Turchia per le elezioni presidenziali e parlamentari anticipate in elezioni storiche che completeranno la transizione della Turchia a una presidenza con nuovi poteri esecutivi. Al voto quasi 60 milioni di aventi diritto. Per l'uscente Recep Tayyip Erdogan, al potere da 15 anni, lo sfidante principale è il socialdemocratico Muharrem Ince del Chp.

"Rilasciati tre dei quattro italiani fermati"
Sarebbero stati rilasciati dopo un breve fermo i 3 italiani fermati a Diyarbakir, nel sud-est della Turchia, mentre cercavano di svolgere attività di osservatori per le elezioni presidenziali e parlamentari con alcuni membri del partito filo-curdo HDP. La polizia ne avrebbe impedito l'ingresso nei seggi perché senza regolare accredito. Lo riferiscono fonti locali. Non è chiaro invece se sia stata rilasciata l'osservatrice indipendente italiana fermata durante un controllo stradale nella provincia di Batman.

Erdogan cerca una nuova legittimazione
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan cerca una nuova legittimazione nelle elezioni presidenziali e legislative che si tengono con un anticipo di 18 mesi sulla scadenza naturale. Il leader al potere da 15 anni punta a nuovo mandato con gli ampi poteri derivanti dalla riforma costituzionale presidenzialista, ma la sfida non è  facile: Erdogan accusa un calo di consenso in un Paese che patisce per il crollo della lira, la moneta nazionale, ai minimi storici. Il presidente sconta anche i timori dell'opinioni pubblica per le manovre economiche impopolari che inevitabilmente dovranno essere adottate nei prossimi mesi.

Per recuperare elettori, Erdogan ha da un lato promesso la fine dello stato di emergenza proclamato il 22 luglio 2016, a una settimana dal fallito colpo di Stato, e dall'altro ha accarezzato gli umori nazionalisti della Turchia annunciando l'avvio di operazioni militari nel Nord Iraq, dove si trovano le montagne santuario dei separatisti curdi del Pkk. Erdogan si trova poi di fronte avversari solidi: il repubblicano Muharrem Ince e la 'lady di ferro' della destra Meral Aksener, capaci di usare con disinvoltura il suo stesso linguaggio, quello del populismo.

E lo insidia, anche se una sua vittoria appare esclusa, Selattin Demirtas, leader del filo curdo Hdp, partito che lo ha scelto come candidato nonostante sia in carcere dal 4 novembre 2016. La candidatura di Demirtas ha riportato l'attenzione sulla detenzione di esponenti di partiti di opposizione, una macchia enorme per la Turchia e per Erdogan che stesso, che continua a definirli "terroristi" mentre a più di un anno dalla carcerazione ancora si attende la richiesta di rinvio a giudizio.

In base ai dati raccolti dalla Foresight Danismanlik per conto di Bloomberg, Erdogan è dato al 50,8%, quindi teoricamente vincente al primo turno, 20 punti avanti rispetto allo sfidante repubblicano Ince (Chp), al 30,1% ma in crescita, mentre Selattin Demirtas  ha ottime chance di superare il 10%. Deludenti i dati riguardanti la Aksener, fondatrice del partito Iyi, che le stime danno all'8%, lontana dalle aspettative iniziali eppure protagonista di un'opposizione dura, che ha tolto voti ai nazionalisti alleati del presidente, messi ormai in minoranza. Con un margine di errore del 3,5%, in caso di secondo turno Erdogan vincerebbe comunque, ma senza un plebiscito.

Arresti Rete golpista
Alla vigilia delle elezioni presidenziali e parlamentarie vanno avanti in Turchia le indagini contro la rete golpista  di Fetullah Gulen, accusata di aver realizzato il golpe del 15 luglio 2016. La procura di Konya, città del centro dell'Anatolia, ha ordinato l'arresto di 47 persone.La polizia per eseguire i mandati è intervenuta in 31 diverse province del Paese. L'accusa è di far parte dell'organizzazione Feto di Fetullah Gulen, miliardario e ideologo islamico residente negli Usa, ritenuto leader dell'organizzazione terroristica Feto e mente del golpe. Dal fallito colpo di stato a oggi, secondo quanto reso noto dal ministero degli Interni turco, circa 155 mila persone sono state colpite da provvedimenti di arresto o sono state sentite dal giudice, circa 48 mila sarebbero invece in carcere.