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MONDO

Ankara

Turchia, il pugno duro di Erdogan: mandati d'arresto per altri 42 giornalisti

Continuano le epurazioni dopo il fallito tentativo di golpe. I giornalisti sono accusati di aver sostenuto la rete di Fethullah Gulen, il principale oppositore del presidente Erdogan

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Le autorità turche hanno emesso mandati di arresto nei confronti di 42 giornalisti sospettati di avere legami con il religioso in esilio volontario negli Stati Uniti, Fethullah Gulen, principale oppositire di Erdogan e accusato da Ankara di essere il mandante del recente colpo di stato fallito. Continuano dunque le 'purghe' da parte del presidente turco e del suo governo che continuano a chiedere insistentemente, e con minacce varie, l'estradizione di Gulen.

Sempre oggi le autorità turche hanno arrestato 40 militari di un'accademia di Istanbul. Lo riporta l'agenzia Anadolu, che cita fonti della sicurezza. Gli arresti sono stati eseguiti dall'unità antiterrorismo della polizia, che ha circondato i sospetti nell'accademia, che si trova nel quartiere Basiktas, sul lato europeo di Istanbul. Sono anche state eseguite perquisizioni nelle abitazioni degli arrestati, dove sono stati prelevati computer e documenti. Nei giorni scorsi erano già stati arrestati altri militari dell'accademia e per 15 ufficiali la detenzione in carcere è stata confermata dai giudici.

Intanto ieri migliaia di turchi si sono riuniti oggi a Piazza Taksim per affermare il loro impegno per la democrazia in Turchia, ma anche la propria opposizione allo stato di emergenza dichiarato dal presidente Recep Tayyp Erdogan dopo il fallito tentativo di colpo di Stato. Nel mare di bandiere rosse agitate a Piazza Taksim, si notano anche i ritratti di Mustafa Kemal Atatürk, il padre della Repubblica e figura tutelare del militanti di opposizione. "Difendiamo la Repubblica e la Democrazia", "La sovranità appartiene al popolo incondizionatamente", "No al colpo di Stato, sì alla democrazia", si legge su alcuni cartelli branditi dai presenti. Al di là del rifiuto del colpo di stato, molte persone sembrano decise a esprimere la loro preoccupazione dopo l'imposizione dello stato di emergenza e la loro opposizione al presidente Erdogan: "Né colpo, né diktat, potere al popolo!", "La Turchia è laica e resterà così!", "Noi siamo i soldati di Mustafa Kemal", hanno scandito i manifestanti.

Piazza Taksim a Istanbul aveva iniziato a riempirsi di persone già due ore prima, tra rigide misure di sicurezza. La grande "manifestazione per la democrazia" è stata organizzata dal principale partito di opposizione, il socialdemocratico Chp, dopo il fallito golpe in Turchia ed è stata autorizzata dal governo, che ha anche annunciato la sua partecipazione con alcuni esponenti del partito Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan, mentre il Comune ha assicurato la gratuità dei trasporti per i manifestanti.