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SCIENZA

Medicinali oncologici

La corsa al rialzo dei farmaci anticancro

Una ricerca svolta presso la Sloan School of Management del MIT di Boston mette in luce il poderoso rialzo dei prezzi dei principali medicinali anticancro negli ultimi 20 anni

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di Stefano Lamorgese
Negli Stati Uniti d'America il prezzo dei 58 principali medicinali oncologici è cresciuto, nel corso degli ultimi vent'anni, del 10% annuo, al netto dell'inflazione. Un aumento enorme e apparentemente ingiustificato.

Lo rivela una ricerca ("Pricing in the market for anticancer drugs"), svolta presso la Sloan School of Management del MIT di Boston. Tra gli autori: il professor Ernst Berndt, che legge i risultati dello studio come un'ovvia conseguenza di una sempre crescente tolleranza, da parte dell'opinione pubblica, rispetto alla crescita vertiginosa dei costi sanitari.

I dati
La ricerca ha evidenziato che i 58 farmaci presi in esame costavano, nel 1995, 54.100 dollari per ogni anno di vita che contribuivano a far guadagnare al paziente in cura. Diciotto anni dopo, nel 2013, tale costo è lievitato fino a raggiungere i 207.000 dollari l'anno.

È vero, spiegano gli autori della ricerca, che la qualità e l'efficacia dei medicinali sono aumentate in misura cospicua. "Ma il prezzo" commenta il professor Berndt "è aumentato in misura molto maggiore".

Il mercato globale
Le medicine oncologiche sono i farmaci più venduti al mondo. Il mercato a cui danno vita vale 91 miliardi di dollari l'anno (37 dei quali solo negli Usa); si prevede che entro il 2020 superi i 100 miliardi di dollari.

Gli studiosi che hanno realizzato la ricerca affermano che le politiche di prezzo delle case farmaceutiche rispondono a una regola costante: "lanciare sul mercato un prodotto allo stesso prezzo del medicinale più simile e più recente; poi alzare il prezzo del 10-20%".

Le ragioni di Big-Pharma
Alla ricerca di una spiegazione di questa tendenza al rialzo, gli studiosi hanno formulato alcune ipotesi. La prima, ben nota nel dibattito sul tema, è legata i costi della ricerca, che possono essere anche molto elevati. Lo stesso professor Berndt però ammette che "è estremamente difficile calcolare i costi della ricerca su uno specifico farmaco", quindi è arduo considerarlo come unico parametro per le politiche dei prezzi applicate.

Un'altra spiegazione è legata al fatto che - anche negli USA - alcuni atti legislativi (come il 340B Drug Pricing Program), impongono sconti sui prezzi di alcuni farmaci destinati a specifici beneficiari. Se, da un lato, tali azioni riducono d'ufficio i costi per gli utenti, dall'altro inducono Big Pharma ad aumentare i prezzi in altri settori, per compensare i mancati guadagni. Si sa: il profitto è l'unico diritto insindacabile, oggigiorno.

Conclusioni, per il momento
Il professor Berndt è possibilista, ma ha le idee chiare: "Noi crediamo che la causa dell'aumento dei prezzi sia un meccanismo complesso. Più si alza il costo dei farmaci sul mercato, più è facile disporre di fondi per la ricerca". La nascita dei nuovi farmaci, insomma, introduce nel mecanismo descritto una clamorosa tendenza al "loop": di certo Big Pharma non ci rimette mai...