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MONDO

La crisi

Ucraina, Putin: "L'esercito di Kiev è Legione straniera della Nato"

Il presidente russo ha anche accusato l'Ucraina di "rifiutare una soluzione pacifica del conflitto" nell'est, e di "aver usato il cessate il fuoco solo per raggruppare le sue forze militari". Doppia telefonata della cancelliera tedesca Angela Merkel con il presidente russo Vladimir Putin e con il collega ucraino Petro Poroshenko 

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Putin (ansa)
L'esercito ucraino è la "legione straniera della Nato che non persegue gli interessi di Kiev ma ha come obiettivo geopolitico quello di contenere la Russia". Lo ha dichiarato il presidente russo Vladimir Putin accusando anche l'Ucraina di "rifiutare una soluzione pacifica del conflitto" nell'est, e di "aver usato il cessate il fuoco solo per raggruppare le sue forze militari".  Le autorità di Kiev - ha poi aggiunto - "si rifiutano di seguire la via della soluzione pacifica" e "non vogliono risolvere" il conflitto nel sud-est ucraino "con i mezzi politici". 

Merkel telefona a Putin e Poroshenko
Proprio con Putin la cancelliera tedesca Angela Merkel ha avuto una conversazione telefonica. Secondo quanto riferito da Berlino, la Merkel ha chiesto al presidente russo di "fare pressione sui separatisti" e ha sottolineato la necessità di "evitare una nuova escalation" in Donbas, che allarma tutta la comunità internazionale.

Merkel ha telefonato anche al presidente ucraino Petro Poroshenko al quale "ha espresso le sue condoglianze per le recenti vittime tra la popolazione civile" nell'est.

La strage a Mariupol
Un bombardamento sulla cittadina di Mariupol, nel fine settimana, ha infatti ucciso 30 civili, con le due parti in conflitto che si sono scambiate accuse reciproche sulle responsabilità della strage. La cancelliera ha definito l'accaduto "una chiara violazione del cessate il fuoco, che non può essere in alcun modo giustificata".

Diplomazia in difficoltà
Mentre la situazione sul campo si aggrava, sembrano deragliare anche gli sforzi diplomatici di uscire dalla crisi. Il vice comandante del 'ministero della Difesa' dell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Eduard Basurin, ha avvertito che "il memorandum di Minsk, nella forma in cui è stato firmato, non è più preso in considerazione". "Questo - ha però assicurato - non significa che non ci saranno altri tipi di negoziati. Tutti abbiamo bisogno della pace: noi che viviamo qui e i cittadini ucraini".

Il leader dei separatisti di Donetsk, Aleksandr Zakharchenko, dal canto suo, ha detto di non vedere alcun senso nel proseguimento dei colloqui del Gruppo di contatto (Osce-Kiev-Mosca-separatisti) a Minsk, nella sua composizione originaria. "Abbiamo già fatto questo errore una volta, non lo rifaremo", ha dichiarato Zakharchenko, avvertendo che i ribelli hanno intenzione di sedersi di nuovo al tavolo delle negoziati solo se come controparte avranno lo stesso presidente ucraino.  

Kiev: stato di emergenza nelle regioni dell'Est 
Intanto il governo di Kiev "ha deciso di introdurre lo stato d'emergenza nelle regioni di Donetsk e Luhansk e uno stato d'allerta in tutti i territori" a causa dell'escalation del conflitto nell'est dell'Ucraina. Lo ha annunciato il premier ucraino, Arseny Yatseniuk.