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MONDO

34 milioni gli aventi diritto al voto

Ucraina al voto per eleggere il Parlamento

Favorito il Blocco Poroshenko istituito dal presidente ucraino. Niente urne invece in Crimea, annessa a marzo da Mosca, e nelle zone controllate dai ribelli filorussi nelle regioni di Donetsk e Lugansk, dove sono state convocate autonome elezioni presidenziali e parlamentari per il 2 novembre, in un gesto di sfida a Kiev

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I preparativi per le elezioni (Ansa)
Ucraina
Si sono aperti in Ucraina alle 8 locali (le 7 in Italia) i seggi per le elezioni parlamentari anticipate che, a quasi un anno dalle proteste di Piazza Maidan, dovranno rinnovare una Rada composta da 450 seggi, assegnati per metà con il proporzionale (in lizza 29 partiti) e metà con il maggioritario (3468 candidati). Una trentina di scranni però resteranno vuoti: non si vota infatti in Crimea, annessa da Mosca dopo un controverso referendum in marzo, e nelle zone controllate dai ribelli filorussi nelle regioni orientali di Donetsk e Lugansk, che hanno convocato autonome elezioni parlamentari e presidenziali per il 2 novembre, in violazione degli accordi di Minsk. 

In tutto, sono 34 milioni gli aventi diritto chiamati a votare. Lo scorso agosto il  presidente Petro Poroshenko ha decretato lo scioglimento della Rada e aveva annunciato le elezioni anticipate per il 26 ottobre.

I sondaggi: favorito il Blocco Poroshenko
Favorito con il 25-30% dei voti, secondo i sondaggi, il Blocco Poroshenko istituito dal presidente, che nella Rada sciolta lo scorso agosto era deputato indipendente. Al parrtito hanno aderito l'Udar di Vitaly Klitschko, capolista, anche se ha già detto che cederà il seggio per poter continuare a fare il sindaco di Kiev, e diversi esponenti della rivolta di piazza Maidan. E la vittoria sembra possibile malgrado oltre la metà degli ucraini siano contrari all'accordo di pace definito da Poroshenko con Putin a Minsk.

Il premier Yatsenyuk ha lasciato Patria di Yulia Tymoshenko per dare vita al Fronte nazionale a cui i sondaggi assegnano il 7% dei voti. Il 10% dovrebbe prenderlo Patria che come prima della lista ha candidato la pilota ucraina detenuta in Russia Nadia Savchenko. I partiti della destra Svoboda e Praviy Sektor non dovrebbero riuscire a superare lo sbarramento contrariamente al Partito Radicale dell'ultranazionalista Oleh Lyashko a cui potrebbe andare fra il 7 e il 13% dei voti.

Tante facce nuove
I leader hanno fatto il pieno di facce nuove. I giornalisti d'inchiesta più popolari del Paese, Serghij Leschenko e Mustafa Nayyem, hanno deciso di 'sporcarsi le mani' con Poroshenko. Idem Olga Bogomolets, coordinatrice degli aiuti medici ai militanti del Maidan.

Il Fronte popolare del premier Arseny Yatsenyuk ha arruolato come numero due della lista la giornalista Tatiana Chornovol, picchiata durante le proteste del Maidan. Fa parte della squadra anche Andrei Parubii, ex comandante delle unità di 'Autodifesa' di Maidan e tra i fondatori del partito nazionalista 'Svoboda'.

Iulia Timoshenko ha ceduto il posto di capolista di Patria alla 'top gun' Nadia Savchenko, rapita mentre combatteva con le forze governative nell'est ed ora processata in Russia. Nella sua lista anche Igor Lutsenko, l'attivista del Maidan rapito e brutalmente picchiato da uno 'squadrone della morte'. Nel Partito radicale dell'ultra nazionalista Oleg Liashko figura Serghiei Melniciuk, comandante del battaglione di volontari Aidar.

L'interrogativo delle elezioni
Il vero interrogativo di queste elezioni più che la vittoria delle forze pro Ucraina unita rispetto a quelle filo russe (scontato), è se la Rada che emergerà dal voto darà vita a una classe politica rinnovata e forse anche più radicale, o se invece in Parlamento torneranno i politici di sempre, anche se magari con indosso nuove divise o sponsorizzati dagli oligarchi, che a queste elezioni hanno solo fatto un passo indietro ma non sono usciti di scena. Il nuovo Parlamento consentirà a Poroshenko la stabilità necessaria per governare, le riforme profonde di cui il paese ha bisogno? O offrirà a Putin la sponda per continuare le sue politiche divisive?