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SALUTE

Tumori

Un cancro su quattro guarisce ma a spese del malato

Aumentano le guarigioni dopo un trattamento oncologico, ma le associazioni dei malati denunciano: "Riabilitazione solo a nostre spese"

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Roma
La buona notizia è che nel 2010 erano 2.587.347 gli italiani vivi dopo una diagnosi di tumore, il 4,4% della popolazione. I pazienti guariti, con un'attesa di vita paragonabile a quella delle persone non colpite da tumore, erano  704.648, il 27% di tutti i malati oncologici (20% uomini e 33% donne) e l’1,2%  degli italiani. Oggi sono più di 3 milioni (3.036.741) le persone vive dopo una diagnosi di cancro, il 4,9% dei connazionali, con un incremento del 17% rispetto al 2010. 

A parte la diagnosi precoce, riconosciuta sulla carta ma che ancora stenta in molte regioni, con lunghe liste di attesa per mammografie, esami urologici e gastrointestinali contro il tumore al colon, a parte i farmaci biologici di ultima generazione, molto costosi e non disponibili in tutte le Asl ed ospedali del Paese, a parte la normativa sul lavoro, che non tiene conto di malattie che richiedono trattamenti lunghissimi e per la norma sul comporto qualcuno ci rimette il posto, è la riabilitazione l'altra bestia nera di chi sopravvive ad un tumore.

Oggi non è riconosciuta nei livelli essenziali di assistenza, denuncia il VII Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, presentato al Senato nel corso della X Giornata nazionale del malato oncologico. E la mancanza di supporto socio-economico carica di oneri le famiglie, costrette a provvedere a proprie spese alle forme di assistenza non previste dal Ssn.

Le Associazioni dei pazienti, coordinate dalla Favo (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia), chiedono dunque che la riabilitazione oncologica venga inserita tra le prestazioni previste dal Dpcm (Decreto del presidente del Consiglio dei ministri) sui Livelli essenziali di assistenza in corso di approvazione. 

Attualmente questo tipo di riabilitazione viene inclusa all’interno di altre tipologie riabilitative, come quelle articolari, cardio-circolatorie, del linguaggio, dell’apparato digerente, urinarie, mentali e dell’autonomia comportamentale. "Ma il tumore - evidenzia Elisabetta Iannelli, segretario della Favo - è una malattia diversa e comporta bisogni riabilitativi specifici, non assimilabili agli altri. Si tratta di una omissione particolarmente penalizzante per i pazienti, perché gli esiti dei trattamenti anti-cancro possono causare difficoltà non solo fisiche ma anche cognitive, psicologiche, nutrizionali, sessuali, sociali e lavorative". Ed i costi, molto alti, sono a carico dei malati.