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ECONOMIA

Disagio sociale

Covid. Unimpresa: 10 milioni di italiani a rischio povertà

Il vicepresidente Salvatore Politino: "I 32 miliardi del decreto Sostegni non bastano, occorre mettere le imprese in condizione di trattenere i lavoratori e di tornare a crescere per assumere, solo così non avremo più poveri nel nostro Paese"

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di Tiziana Di Giovannandrea
In piena emergenza Covid il numero degli italiani che non ce la fa a sbarcare il lunario è in crescita. Sono oltre 10,4 milioni gli italiani a rischio povertà: tra i 4 milioni di disoccupati e i 6,3 milioni di occupati ma in situazioni instabili o economicamente deboli. Il dato è stato calcolato dal Centro Studi di Unimpresa e si riferisce a fine 2020.

Conta oltre 1,2 milioni di soggetti in più rispetto ad una precedente rilevazione riferita al 2015, quando il totale degli italiani in difficoltà si era attestato a quota 9,2 milioni, con una crescita significativa del 13%.

La crisi economica innescata dall’emergenza sanitaria da Coronavirus ha contribuito a far aumentare il numero di persone in difficoltà con l’area di disagio ancora più ampia: ai 4,1 milioni di persone disoccupate, bisogna sommare i contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time (776mila persone) sia quelli a orario pieno (1,9 milioni). Vanno poi considerati i lavoratori autonomi part time (711mila), i collaboratori (225mila) e i contratti a tempo indeterminato part time (2,7 milioni). Questo gruppo di persone occupate, ma con prospettive incerte circa la stabilità dell’impiego o con retribuzioni contenute, ammonta complessivamente a 6,3 milioni di unità: in condizioni precarie o economicamente deboli, contribuiscono ad ampliare la platea degli italiani in crisi sempre più vicini alla povertà.

Il vicepresidente di Unimpresa, Salvatore Politino dice: "Per evitare che questa area di disagio sociale cresca ancora di più, bisogna andare ben oltre quei 32 miliardi di euro stanziati venerdì scorso col decreto Sostegni, che non bastano, e questo il governo di Mario Draghi deve capirlo rapidamente: la nostra sensazione è che, nonostante l’indiscussa competenza delle figure chiamate a ricoprire gli incarichi più alti in questo Esecutivo, non ci sia il necessario contatto con la realtà". Il vice presidente dell'Unione di Via Cavallini evidenzia: "C’è un fattore tempo che è fondamentale: lo scostamento di bilancio era stato approvato a dicembre, il decreto che stanzia quei fondi è del 19 marzo e i primi bonifici, assicura il Governo, dovrebbero arrivare intorno alla metà di aprile. Vuol dire oltre 100 giorni per un pacchetto di aiuti che, in ogni caso, risponde solo parzialmente alle drammatiche esigenze che stiamo affrontando occorre mettere le imprese in condizione di trattenere i lavoratori e di tornare a crescere per assumere, solo così non avremo più poveri nel nostro Paese".

L'Unione Nazionale di Imprese, presieduta da Giovanna Ferrara, tramite il proprio Centro Studi, ha inoltre lanciato un altro allarme legato al fatturato delle aziende e delle partite Iva. Nel 2020 sono stati 320 miliardi di euro i soldi di fatturato persi a causa della pandemia da Covid-19. L'epidemia da Coronavirus ha comportato l'interruzione delle attività economiche con una contrazione del giro d'affari del 12,4% rispetto al 2019. Per le aziende (grandi, medie e piccole) il calo è stato di 312,1 miliardi (-11,8%), mentre per partite Iva e autonomia la contrazione è stata di 7,4 miliardi (-5,8%). Il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora commenta: "È una fotografia, la nostra, di una devastazione economica che nasconde, peraltro, un dramma sociale difficilmente calcolabile, almeno nell'immediato. Da parte del governo di Mario Draghi, al quale comunque abbiamo dato il nostro appoggio, serve uno sforzo più incisivo per far fronte ai danni e ai disastri cagionati dai vari lockdown: il decreto Sostegni varato ieri è insufficiente, servono risorse aggiuntive e, soprattutto, occorre far ripartire il Paese al più presto, coi lockdown più o meno mascherati non andiamo lontano".