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POLITICA

Roma

Unioni civili, fonti Pd: libertà di coscienza al Parlamento sulla stepchild adoption

Fonti parlamentari vicine al segretario-premier Matteo Renzi sottolineano come sulla stepchild sarà il Parlamento a decidere con libertà di coscienza. Renzi, assicurano parlamentari a lui vicini, è a favore ma crede che su questo tema ciascuno abbia diritto di dire la sua in totale libertà. L'importante è, però, che la legge ci sia, spiegano le stesse fonti

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Si cerca una "terza via", una mediazione sulla stepchild adoption, il nodo più spinoso della legge sulle unioni civili: una "stepchild ristretta", la immagina qualcuno. E' quanto emerge dopo una riunione del premier Matteo Renzi con i capigruppo Pd e il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi. Non ci sarà direzione Pd il 18, si è deciso, ma un'assemblea del gruppo al Senato, forse la prossima settimana.

Secondo quanto riferiscono fonti parlamentari, questa mattina a Palazzo Chigi, prima del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi ha incontrato la titolare dei rapporti con il Parlamento e i capigruppo dem di Senato e Camera, Luigi Zanda ed Ettore Rosato. Una riunione che in genere si tiene ogni lunedì mattina, per fare il punto sui lavori parlamentari, e che oggi è servita a fare un quadro della situazione alla ripresa dopo la pausa natalizia. 

Nell'incontro si è ricapitolato il calendario dei lavori d'Aula, che prevede la prossima settimana il voto sulla riforma costituzionale alla Camera e poi tre decreti: Giubileo, Milleproroghe e Ilva. Si è poi deciso di rinviare la direzione del Partito democratico sulle amministrative e le unioni civili, che era stata ipotizzata per lunedì 18, a fine mese. Nel frattempo, forse già la prossima settimana, si riunirà il gruppo Pd al Senato, per provare a trovare una quadra sul tema delle unioni civili e in particolare sul nodo della stepchild adoption, l'adozione del figlio del partner, che vede contrari tra i venti e i venticinque senatori Dem di area cattolica. 

In particolare su questo punto (stepchild adoption) la decisione del governo "è di non toccare palla" sulle unioni civili, "lasciando alle Camere la possibilità di decidere autonomamente". Nella riunione "si è stabilito che il punto di partenza è il disegno di legge Cirinnà. Il governo non vuole essere 'invadente' su questa materia, saranno quindi i partiti a lavorare", aggiungono le stesse fonti.

Ferma restando l'intenzione di condurre in porto una riforma su cui - è la convinzione dei vertici Dem - l'Italia è già in enorme ritardo, il tentativo sarà quello di ricompattare il Pd e "recuperare" anche Ncd, o almeno la parte più 'laica' del partito di Alfano. Perciò di qui al 26 gennaio, quando il testo approderà nell'Aula di Palazzo Madama, si proverà a trovare un punto di sintesi che, senza 'tradire' il ddl Cirinnà, convinca i cattolici più timorosi che l'adozione del figlio del partner apra la via ad esempio alla pratica dell'utero in affitto. Un punto di caduta potrebbe essere, ipotizza qualcuno, una sorta di "stepchild ristretta", con la precisazione di paletti più precisi. Ma in concreto in cosa si possa tradurre, è ancora tutto da stabilire.

Trovare una mediazione, osservano fonti del gruppo Pd al Senato, non sarà semplice, anche perché i toni del dibattito si sono infiammati e correggere il tema dell'adozione per andare incontro ai cattolici rischia di sollevare il dissenso della sinistra Dem e dei senatori più laici della maggioranza. Nelle prossime settimane si incaricherà di condurre il dialogo un "gruppo ristretto" coordinato dalla Boschi con i capigruppo di Camera e Senato, del quale dovrebbero far parte i senatori Giorgio Tonini e Francesco Russo e il deputato Walter Verini.