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MONDO

Organizzazione mondiale della sanità: 3.879 decessi

Usa, Australia e Spagna. Il virus non risparmia nessun continente. La World bank: "Abbiamo fallito"

Sette persone ricoverate a Madrid. In Texas possibile contagio per un conoscente della prima vittima del Paese. Anche in Australia un'infermiera è sotto osservazione

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Texas, Spagna e Australia. Il virus Ebola non risparmia nessun continente. Sei persone con sintomi compatibili con il virus Ebola, oltre all'infermiera il cui contagio è ormai conclamato, sono attualmente ricoverate a Madrid. Mentre a Dallas, dove ieri è morto il primo contagiato del Paese, è sotto osservazione un conoscente della vittima. Anche il calcio è in allarme: rischia di saltare la Coppa d'Africa. E intanto la Banca Mondiale ammette: "Abbiamo fallito miseramente".

La situazione in Texas
Una persona che ha riferito di aver avuti contatti con la prima vittima negli Usa di Ebola, Thomas Duncan morto ieri a Dallas in Texas, mostra i sintomi della malattia. Lo hanno reso noto le autorità sanitarie della città di Frisco sempre in Texas. Secondo l'affiliata locale della Nbc il sospetto sarebbe un dipendente dell'ufficio dello sceriffo della contea di Dallas che è stato nell'appartamento di Duncan prima che quest'ultimo fosse ricoverato, lo scorso 28 settembre. L'affiliata locale della Cbs sottolinea però che l'uomo non faceva parte della lista delle decine di persone con cui Duncan avrebbe avuto contatti. Si attende ora l'esito delle analisi.
 
In Spagna
Altre tre persone sono state ricoverate all'ospedale Carlo III di Madrid nel reparto per i malati e i sospetti di Ebola, mentre per due persone che erano in osservazione è stato escluso il rischio di aver contratto la malattia. L'ultimo bilancio parla, al momento, di sette persone ricoverate, tra cui il caso dell'infermiera già accertato. 

"Abbiamo accolto due medici e un'infermiera", ha dichiarato un portavoce. I due medici erano entrati in contatto con la paziente contagiata che aveva assistito i due religiosi spagnoli malati di Ebola in Africa e morti rispettivamente il 12 agosto e il 25 settembre. Mentre l'infermiera era stata a contatto direttamente con uno dei due religiosi.

"Ci sono sintomi sospetti e abbiamo fatto un test, ma non abbiamo ancora i risultati", ha aggiunto il portavoce. Intanto un'altra operatrice socio-sanitaria e un ingegnere, ricoverati martedì, sono stati dimessi a fronte di test negativi.  In totale, dunque ieri sera al Carlos III c'erano sette persone ricoverate in isolamento: i tre nuovi arrivati, la donna contagiata, suo marito e due infermieri, sui quali non sono state fornite informazioni.

Si calcola che siano una cinquantina le persone entrate in contatto con l'ammalata e il religioso morto il 25 settembre, tutte in qualche modo sotto osservazione, ma si sta accertando se altre persone possano essere entrate in contatto con l'infermiera i cui primi sintomi risalgono al 29 settembre ma ospedalizzata solo il 6 ottobre.

In Australia
Anche un'infermiera australiana è stata ricoverata a Cairns, nello stato nordorientale di Queensland, con sospetti sintomi di Ebola. Sue Ellen Kovack, 57, ha lavorato per la Croce Rossa in Sierra Leone con malati contagiati da Ebola. La donna è rientrata a casa sua in Australia martedì e ha controllato le proprie condizioni di salute: dopo aver verificato l'insorgere di una leggera temperatura ha contattato l'ospedale. È stata ricoverata per misura precauzionale, rende noto la stampa locale citando le autorità sanitarie australiane secondo cui il caso viene seguito nell'ospedale di Cairns da specialisti della malattia che hanno immediatamente disposto i necessari esami.

La Banca mondiale: "Abbiamo fallito miseramente"
E intanto arriva il mea culpa della Banca Mondiale. Il presidente Jim Kim  ha riconosciuto che la Comunitaà internazionale ha "fallito miseramente" la sua risposta all'epidemia di Ebola, il virus che ha già ucciso 3.800 persone in Africa occidentale.

La Banca Mondiale - che in occasione del meeeting annuale di questo weekend a Washington organizza una riunione sulla lotta contro il virus alla presenza dei leader dei tre Paesi più colpiti (Guinea, Sierra Leone e Liberia) - intende costituire un fondo da 20 miliardi di dollari che, in futuro, sarà in grado di reagire istantaneamente alle emergenze.

"È tardi, è davvero troppo tardi", ha detto Kim in un'intervista pubblicata oggi sul quotidiano britannico The Guardian. "Avremmo dovuto fare così  tante cose. Avrebbero dovuto essere costruite infrastrutture sanitarie. Avrebbero dovuto esserci monitoraggi nel luogo del primo caso riportato. Avrebbe dovuto esistere una risposta coordinata".

I dati Oms
Secondo i dati raccolti dall'Organizzazione mondiale della salute, il numero dei decessi ha toccato ormai 3.879 e non vi è alcun segnale che il contagio stia rallentando. "Adesso poi che il virus ha raggiunto la Spagna e gli Stati Uniti - ha aggiunto Kim -  la probabilità che Ebola si diffonda in altri Paesi europei è piuttosto alta".