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MONDO

Il tycoon alza il tiro della sua campagna elettorale

Trump: Obama e Clinton 'responsabili morali' della strage di Orlando

Trump promette: "Se sarò eletto sospenderò l'immigrazione da quelle aree che hanno legami con il terrorismo". Poi: "Incontrerò la Nra", la potente lobby delle armi da fuoco in America, affinché "gli americani possano avere i mezzi per difendersi"

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Barack Obama e Hillary Clinton complici, 'responsabili morali' della strage di Orlando. E' un Donald Trump senza freni quello che si scaglia contro il presidente americano e la candidata democratica alla Casa Bianca. Tra lo stupore dei media, le insinuazioni del tycoon nei confronti di Obama - sottolineano gli osservatori - superano ogni limite, andando ben oltre la richiesta di dimissioni fatta subito dopo la carneficina che ha lasciato a terra 49 vittime.

Trump ha rilasciato una serie di interviste e interventi in trasmissioni televisive (su Fox News, al Today Show della Nbc e a Good Morning America sulla Abc) in cui ha continuato a ripetere come il presidente sia in qualche maniera responsabile di quanto accaduto al Pulse: "Siamo guidati da un uomo che non è né duro né intelligente. Oppure c'é qualcosa d'altro dietro?". "C'è qualcosa sotto, è inconcepibile, ma c'è qualcosa sotto", ha continuato il candidato repubblicano.

Trump ha attaccato anche la candidata democratica, Hillary Clinton, definendola, in una intervista alla Nbc, una "
persona sbagliata nel momento sbagliato. Non capisce i problemi. E' debole".

Il tycoon coglie anche questa tragedia per ribadire che "bisogna assicurare che gli americani possano avere i mezzi per difendersi in questa era di terrore", annunciando che incontrerà la Nra, la potente lobby delle armi da fuoco in America. Poi promette: Se sarò eletto ospenderò l'immigrazione da quelle aree che hanno noti legami con il terrorismo" perché "abbiamo permesso alla sua famiglia di venire qui, questa è la verità", aggiunge riferendosi al killer di Orlando.

Sempre in giornata, sul suo profilo sul social Facebook, Trump si scaglia contro il Washington Post e, accusandolo di una copertura "incredibilmente inaccurata" della sua campagna 'dichiara' la revoca dell'accredito stampa per i giornalisti del quotidiano americano che ha definito "falso e disonesto".