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MONDO

Usa, Trump: "Non ho mai lavorato per la Russia, è una grossa bufala"

Così il presidente americano dopo le rivelazioni del New York Times sull'apertura di una inchiesta. Nel corso di una conferenza stampa, il tycoon ha anche confermato il "no a stop temporaneo dello shutdown"

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Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha assicurato di non aver "mai lavorato per la Russia", dopo le rivelazioni del New York Times sull'apertura, nel 2017, di un'inchiesta della polizia federale (Fbi) per determinare se avesse lavorato per conto di Mosca. Si tratta di una "bufala bella e buona", ha scritto Trump.

"Non ho mai lavorato per la Russia", ha dichiarato il 45esimo presidente degli Stati Uniti dai giardini innevati della Casa Bianca, "Le persone che hanno lanciato questa inchiesta lo hanno fatto, immagino, perchè ho licenziato (James) Comey", l'ex direttore dell'Fbi, ha aggiunto il tycoon, parlando di "farabutti".

"Penso che sia una vergogna che voi poniate questa domanda", ha aggiunto prima di volare alla volta di New Orleans. Secondo il New York Times, l'inchiesta della polizia federale americana è stata rapidamente unita con quella aperta dal procuratore speciale Robert Mueller su sospetti di collusione tra Mosca e lo staff della campagna del candidato repubblicano alle elezioni presidenziali del 2016.

Trump ha spiegato che il siluramento di Comey "fu una cosa eccellente per il nostro Paese". Interpellato sulle notizie del Washington Post, secondo cui avrebbe cercato di occultare i dettagli dei colloqui con l'omologo russo Putin, il presidente americano ha contestato di averlo fatto. "Non so assolutamente niente, sono un mucchio di Fake News (...) Fu un incontro coronato da successo", ha affermato, alludendo al vertice di Helsinki del luglio 2018 con il presidente russo. Al termine dell'incontro, Trump destò scalpore, anche in seno al suo entourage, per i toni particolarmente concilianti con Putin durante una conferenza stampa congiunta con il leader del Cremlino, in particolare sulla questione dell'ingerenza russa nella campagna presidenziale americana del 2016.

No allo stop temporaneo dello 'shutdown'
"Voglio risolvere, non rinviare" la questione relativa allo shutdown. Donald Trump chiarisce di aver   ''respinto'' la proposta, avanzata dal senatore repubblicano Lindsey Graham, per uno stop temporaneo allo shutdown per consentire la ripresa delle trattative con i democratici. "Sono stato qui tutto il fine settimana, molti democratici sono stati a Porto Rico per festeggiare non so cosa... forse lo shutdown. Abbiamo  una grave crisi umanitaria al confine e loro lo sanno. Molti di loro mi dicono 'siamo d'accordo con te'. I repubblicani sono compatti", dice Trump, davanti alla Casa Bianca, rispondendo alle domande dei   cronisti prima di partire per New Orleans.

"Molte persone che al momento non vengono pagate sono totalmente d'accordo con noi. Abbiamo una priorità, la sicurezza del nostro paese. I democratici devono fare qualcosa, abbiamo bisogno dei loro voti. Stiamo parlando di sicurezza del confine", aggiunge il presidente. "Chi potrebbe essere contrario? Per i democratici il muro è immorale per un solo motivo: sanno che perderanno nelle elezioni 2020", afferma ancora, prima di ribadire: "Ho l'assoluto diritto di dichiarare l'emergenza nazionale, ma non ho intenzione di farlo ora".