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MONDO

Il braccio di ferro

Stati Uniti, nulla di fatto per mettere fine allo shutdown dopo nuovo incontro

Aumentano i disagi per la paralisi del governo, anche negli aeroporti. A bloccare un accordo sul finanziamento delle attività federali è la richiesta di Trump di 5,7 miliardi di dollari per la costruzione del muro al confine con il Messico, richiesta che i democratici continuano a respingere. E il Pentagono perde un altro pezzo

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Nulla di fatto dopo l'ennesimo incontro tra i rappresentanti dell'amministrazione Trump e quelli del Congresso nel tentativo di trovare un accordo che ponga fine allo shutdown. Il vicepresidente americano Mike Pence, che guidava la delegazione della Casa Bianca, ha parlato di piccolissimi passi mentre il presidente Donald Trump ha twittato "non molti progressi". 

Secondo quanto riferito da alcuni presenti all'incontro, Pence avrebbe ribadito come il presidente Trump non intenda arretrare sulla sua richiesta di 5,7 miliardi di dollari per la costruzione del muro col Messico.

Intanto per effetto della paralisi di parte del governo federale cominciano a farsi sentire i disagi, non solo per il personale rimasto senza paga, circa 800 mila persone, ma anche per il funzionamento dei servizi, ad esempio negli aeroporti dove ad essere colpiti dallo shutdown sono gli agenti federali addetti alla sicurezza. 

Pentagono perde altro pezzo, lascia capo dello staff Sweeney 
Dopo l'addio del segretario alla Difesa, Jim Mattis, per divergenze con il presidente Trump sul ritiro delle truppe dalla Siria, il Pentagono perde intanto un altro pezzo: si è dimesso il capo dello staff, Kevin Sweeney. Lo riferiscono i media americani riportando una nota del contrammiraglio nominato a gennaio del 2017. "Dopo due anni, ho deciso che è il momento giusto per tornare al settore privato. E' stato un onore servire insieme agli uomini ed alle donne del dipartimento della Difesa", ha scritto Sweeney. Il 31 dicembre, nell'ultimo giorno di lavoro di Mattis, si era dimessa anche la portavoce del Pentagono, Dana White.