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MONDO

Sembra che sia tornato dalla Liberia all'inizio della settimana

Usa, ricoverato ricercatore per sintomi simili a quelli dell'ebola

Sono due finora i casi certi negli Usa: si tratta di due infermiere che facevano parte della squadra sanitaria che ha curato Thomas Eric Duncan, il cittadino liberiano paziente zero negli Usa, morto la scorsa settimana. L'ospedale di Dallas: "Profondamente dispiaciuti per errori nel trattamento del paziente Duncan"

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Virus Ebola (Msf)
Stati Uniti
Si moltiplicano i casi di allarme per l'Ebola negli Stati Uniti: un ricercatore dell'università di Yale è stato ricoverato con sintomi simili a quelli del virus. Pare che sia tornato dalla Liberia all'inizio della settimana.

Ospedale Dallas: "Profondamente dispiaciuti per errori nel trattamento del paziente Duncan"
Intanto arriva il "mea culpa" del Presbyterian Hospital di Dallas: nelle prime fasi del trattamento del paziente zero americano, il liberiano Thomas Eric Duncan, "abbiamo compiuto errori, nonostante le nostre migliori intenzioni e uno staff medico altamente qualificato". E' quanto dice il direttore sanitario della struttura, Daniel Verga, in una testimonianza scritta per un'audizione al Congresso. "Non abbiamo correttamente diagnosticato i suoi sintomi come Ebola, siamo profondamente dispiaciuti", ha sottolineato il medico. Due infermiere dell'ospedale infatti sono state contagiate dal virus. Ad aumentare le preoccupazioni sulla risposta che le autorità sanitarie americane hanno dato all'emergenza vi è il fatto che la seconda infermiera contagiata sia salita su un aereo, lunedì scorso, quando aveva già la febbre. 

Le autorità sanitarie si difendono: "Non è facile contrastare l'ebola"
E proprio la massima autorità sanitaria negli Usa, il Cdc, si difende: "Non è facile contrastare e tenere sotto controllo l'epidemia dell'Ebola": lo ha detto il direttore, Thomas Frieden, nel corso di un'audizione al Congresso. "La cosa che fa paura - ha detto - è che l'epidemia si possa diffondere ancora di più in Africa e che la minaccia al nostro sistema sanitario possa durare a lungo".

Le due infermiere contagiate
Intanto Nina Pham, la prima infermiera ad avere contratto il virus Ebola negli Stati Uniti, verrà trasferita agli Istituti nazionali di sanità (Nih) di Bethesda, in Maryland, attrezzati con una delle quattro unità di biocontenimento presenti nel Paese. Lo ha annunciato il giudice Clay Jenkins della contea di Dallas. Le autorità sanitarie del Texas affermano che le condizioni della 26enne Pham sono buone e al momento non è quindi chiaro il motivo del trasferimento dal Texas Health Presbyterian Hospital di Dallas, in cui la donna lavora.

Una seconda infermiera dell'ospedale, la 29enne Amber Joy Vinson, è risultata positiva al virus ed è stata trasferita in un centro di trattamento delle malattie infettive dell'ospedale dell'università di Emory, ad Atlanta. Pham e Vinson facevano parte della squadra sanitaria che ha curato Thomas Eric Duncan, il cittadino liberiano paziente zero negli Usa, morto la scorsa settimana.

Due scuole chiuse in Ohio per timore contagio
Intanto in Ohio, due scuole sono state chiuse per il timore del contagio, visto che un membro del personale sarebbe stato sullo stesso aereo della seconda infermiera di Dallas infetta. Sono inoltre in quarantena volontaria sette persone che hanno confermato di aver avuto contatti con la donna, durante la sua permanenza in Ohio, lo scorso weekend. Secondo quanto riferito da funzionari sanitari locali, le persone non hanno mostrato finora sintomi del virus. Amber Vinson è arrivata in aereo a Cleveland venerdì ed è tornata a Dallas lunedì, il giorno prima che le venisse diagnosticata l'Ebola.