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ITALIA

I legali di Pietro Orlandi volevano trattenerlo in Italia

Convalidata l'espulsione di Agca, partirà stasera

L'ex terrorista turco, entrato in Italia attraverso l'Austria, sabato si era recato in Vaticano sulla tomba di papa Wojtyla, cui sparò nel maggio del 1981, per portare dei fiori

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E' stato convalidato dal giudice di Pace il provvedimento di espulsione dall'Italia per Alì Agca. Il 'lupo grigio', seguito dalle telecamere Adnkronos, si è recato sabato scorso in Vaticano per depositare delle rose sulla tomba di Giovanni Paolo II, in occasione del 31esimo anniversario del suo incontro con il pontefice a Rebibbia, avvenuto il 27 dicembre 1983. Lì è stato bloccato dalla polizia italiana per i controlli amministrativi. Secondo quanto si è appreso da fonti di polizia, lascerà il Paese già questa sera dopo le 21 con un volo per Istanbul. 

Trattenuto al Cie di Ponte Galeria
Come un immigrato irregolare qualsiasi, Agca era stato trasferito al Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Ponte Galeria, a Roma, in attesa dell'allontanamento dall'Italia. L'ex terrorista turco due giorni fa era stato filmato mentre portava fiori sulla tomba di Karol Wojtyla, il Papa a cui sparò nel maggio del 1981: era infatti entrato nel Paese senza regolare visto. 

Il caso di Emanuela Orlandi
I legali di Pietro Orlandi, Massimo Krogh e Nicoletta Piergentili, avevano depositato in Procura a Roma un'istanza con la quale chiedevano che Alì Agca non venisse espulso ma fosse invece trattenuto in Italia per essere asocoltato sul caso di Emanuela Orlandi, la ragazza, cittadina vaticana, scomparsa nel nulla nel 1983. "In particolare - spiegava il fratello Pietro - chiediamo che vengano approfondite le dichiarazioni fatte da Marco Fassoni Accetti che più volte ha nominato Alì Agca". Accetti, che si è autoaccusato di aver avuto un ruolo nel rapimento di Emanuela e fece ritrovare un flauto identico a quello che usava la ragazza (sul quale però non sono state rinvenute tracce riconducibili ad Emanuela), è indagato per sequestro di persona. In una recente intervista Agca ha inoltre sostenuto che Emanuela è ancora viva mentre in altre occasioni ha affermato che sarebbe segregata in un convento. 

La Procura non sentirà Alì Agca: non è ritenuto un "soggetto attendibile"
La procura di Roma "non ha alcun bisogno di interrogare Ali' Agca". Al di là dell'istanza depositata questa mattina dai legali di Pietro Orlandi e che sarà comunque oggetto di valutazione, l'ex lupo grigio, che attentò alla vita di Giovanni Paolo II, non è ritenuto un "soggetto attendibile". In relazione alla scomparsa delle

15enne Emanuela Orlandi nel giugno del 1983, è stato spiegato a piazzale Clodio, l'ex terrorista turco ha fatto più volte dichiarazioni, sia pubbliche che in sede processuale, che si sono rivelate "infondate" e "scarsamente credibili". 

"Andrò a Fatima"
Dopo essere stato fermato l'attentatore del Papa aveva detto di voler andare appena possibile a Fatima, in Portogallo, sul luogo dove venne rivelato il terzo segreto della Madonna, del quale si sente lo strumento con il fallito attentato. "Continuerò nel mio progetto", assiura Agca che promette ancora una volta di svelare i presunti misteri dietro gli spari di 33 anni fa, "della Casa Bianca, della Cia, del Vaticano e del Cremlino", ma non rivela chi l'abbia aiutato ad arrivare a Roma. "Degli amici turchi e stranieri", dice, "ma non italiani" svelando solo di essere entrato in auto dall'Austria. Assicura di essere stato trattato bene dalla polizia: "Ho mangiato e dormito". E vorrebbe rimanere delle settimane, "se il Vaticano mi aiutasse".

Entrato attraverso l'Austria
A quanto ricostruito finora dalle forze dell'ordine, Agca sarebbe entrato in Italia in macchina assieme ad altre persone, delle quali al momento non si conoscerebbe l'identità, partendo dalla Turchia, attraversando la Serbia e passando dal confine con l'Austria. Verranno effettuati altri accertamenti per stabilire come sia riuscito ad aggirare i controlli.  

L'attentato a Papa Wojtyla
L'ex terrorista, 56 anni, ha passato quasi 20 anni in carcere in Italia fino alla grazia nel 2000 concessa dall'allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Tornato in Turchia ha scontato altri 10 anni per l'omicidio di un giornalista turco nel 1979. Alcuni giorni fa aveva anticipato l'intenzione di portare dei fiori sul sepolcro di Giovanni Paolo II. Poi si è presentato a San Pietro, dopo aver contattato alcuni giornalisti, e ha lasciato due mazzi di rose bianche sulla tomba del santo Wojtyla. Ha anche chiesto invano di incontrare papa Francesco. "Sentivo la necessità di questo gesto", ha detto.