MONDO
Tribunale Vaticano
Accuse di pedopornografia, monsignor Capella ammette responsabilità: "Ero in crisi"
Sabato nuova udienza del processo e forse già la sentenza

Ha ammesso le sue responsabilità monsignor Carlo Alberto Capella rispetto alle accuse di detenzione e scambio di materiale pedopornografico, con l'aggravante dell'ingente quantità; ha ricondotto il suo comportamento a una crisi personale dovuta al trasferimento da Roma a Washington; ha cercato di ridimensionare i fatti contestualizzandoli in una fase precisa della sua vita ecclesiastica. E' questa la sintesi dell'interrogatorio cui è stato sottoposto il religioso davanti al Tribunale Vaticano.
L'udienza è durata due ore e mezzo e oltre all'imputato - recluso in Penitenzieria - sono stati sentiti anche due testimoni: un ingegnere informatico della Gendarmeria Vaticana e il medico psichiatra che ha in cura il religioso, interrogato sia dal promotore di giustizia che dal suo avvocato di fiducia, Roberto Borgogno, che al termine ha parlato di "ammissione di determinati fatti, da ridimensionare rispetto a quanto uscito sui media e da ricondurre alla loro giusta dimensione".
Per domani, il presidente Giuseppe Dalla Torre ha convocato la nuova udienza e potrebbe già esserci la sentenza.
Nel corso della prima udienza, l'ex diplomatico ha ammesso, come aveva fatto già nella fase istruttoria, gli "atti compulsivi di consultazione impropria di Internet" ma ha spiegato che era in "crisi" a causa del suo trasferimento a Washington. "Ho sbagliato a sottovalutare la crisi che stavo attraversando".
Capella ha parlato di di consultazioni "improprie", di chat "volgari", "triviali", e ha aggiunto che "a distanza di tempo ne rilevo la ripugnanza".
Le immagini incriminate sono tra le 40 e le 55 e comprendono fotografie, video e 'shotas', immagini pornografiche di fumetti giapponesi. In tutte ci sono minori. Gli scambi di queste immagini sono transitate nelle chat private del social Tumblr sul quale il diplomatico aveva aperto un account. "Monsignor Capella cercava immagini di ragazzi tra i 14 e i 17 anni", ha detto l'ingegnere Gianluca Gauzzi della Gendarmeria vaticana, che ha eseguito gli accertamenti informatici e oggi è stato ascoltato come testimone. Ma tra il materiale sotto accusa c'è anche "un video con un bambino molto piccolo in atti espliciti".
Immagini che non si trovano - ha spiegato l'ingegnere - facendo semplici ricerche sui motori del web. L'altro testimone è stato il medico psichiatra Tommaso Parisi, che ora lo ha in cura e che parla di una persona "collaborativa".
L'udienza è durata due ore e mezzo e oltre all'imputato - recluso in Penitenzieria - sono stati sentiti anche due testimoni: un ingegnere informatico della Gendarmeria Vaticana e il medico psichiatra che ha in cura il religioso, interrogato sia dal promotore di giustizia che dal suo avvocato di fiducia, Roberto Borgogno, che al termine ha parlato di "ammissione di determinati fatti, da ridimensionare rispetto a quanto uscito sui media e da ricondurre alla loro giusta dimensione".
Per domani, il presidente Giuseppe Dalla Torre ha convocato la nuova udienza e potrebbe già esserci la sentenza.
Nel corso della prima udienza, l'ex diplomatico ha ammesso, come aveva fatto già nella fase istruttoria, gli "atti compulsivi di consultazione impropria di Internet" ma ha spiegato che era in "crisi" a causa del suo trasferimento a Washington. "Ho sbagliato a sottovalutare la crisi che stavo attraversando".
Capella ha parlato di di consultazioni "improprie", di chat "volgari", "triviali", e ha aggiunto che "a distanza di tempo ne rilevo la ripugnanza".
Le immagini incriminate sono tra le 40 e le 55 e comprendono fotografie, video e 'shotas', immagini pornografiche di fumetti giapponesi. In tutte ci sono minori. Gli scambi di queste immagini sono transitate nelle chat private del social Tumblr sul quale il diplomatico aveva aperto un account. "Monsignor Capella cercava immagini di ragazzi tra i 14 e i 17 anni", ha detto l'ingegnere Gianluca Gauzzi della Gendarmeria vaticana, che ha eseguito gli accertamenti informatici e oggi è stato ascoltato come testimone. Ma tra il materiale sotto accusa c'è anche "un video con un bambino molto piccolo in atti espliciti".
Immagini che non si trovano - ha spiegato l'ingegnere - facendo semplici ricerche sui motori del web. L'altro testimone è stato il medico psichiatra Tommaso Parisi, che ora lo ha in cura e che parla di una persona "collaborativa".