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MONDO

L'inchiesta

Vatileaks 2, dalle carte spunta il nome di un funzionario di palazzo Chigi

Mario Benotti, ex giornalista Rai e ora capo della segreteria del sottosegretario Gozi, avrebbe fatto parte della 'rete' tessuta da monsignor Balda e dalla Chaouqui su cui, si scopre ora, in Vaticano si nutrivano da tempo sospetti. Benotti si difende: "Estraneo alla vicenda" e si autosospende da incarico

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Già nel 2013, quando la Commissione voluta da Papa Francesco per rivedere tutta la struttura economico-finanziaria della Santa Sede era ancora in divenire, emerse più di un motivo per ritenere i nomi di Lucio Angel Vallejo Balda e Maria Immacolata Chaouqui non all'altezza del compito che di li a poco gli sarebbe stato affidato. Le preoccupazioni in questo senso però, racconta oggi il Corriere della Sera, vennero alla fine accantonate o comunque sottovalutate. Sul fronte Vatileaks 2 è questa l'ultima novità che arriva da Oltretevere, insieme alla notizia che tra i nomi che i due 'corvi', Balda e Chaouqui, avevano inserito nella loro rete c'è anche quello di Mario Benotti, ex giornalista Rai e oggi funzionario di Palazzo Chigi e collaboratore de L'Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede.

I primi sospetti su Balda e Chaouqui
Alla vigilia della creazione della Commissione istituita da Papa Francesco il 18 luglio 2013 per rivedere la struttura economico-finanziaria della Santa Sede, attraverso i canali istituzionali di sempre, il governo vaticano aveva svolto ricerche riservate per raccogliere informazioni sui candidati, compresi quelli che poi si sono rivelati essere i 'corvi'. E alcune avrebbero dovuto sconsigliare la cooptazione delle due persone che alla fine sono state arrestate con l’accusa di avere rubato e passato a due giornalisti documenti sensibili. Monsignor Alfred Xuereb, segretario di Papa Francesco delegato a riferire sull’attività sia della Commissione sullo Ior che sull’altra, fu informato ma ritenne che le preoccupazioni fossero eccessive: nel senso che la Commissione era sicura delle candidature e dunque intenzionata a procedere rapidamente. Quando la "Pontificia Commissione referente di studio e di indirizzo", come era stata chiamata nel documento autografo del Papa, aveva già cominciato a lavorare, il duo Balda-Chaouqui cominciò però a farsi notare con  un attivismo che non passò inosservato e si cominciò a intravedere il pericolo che le carte della Commissione potessero cadere nelle mani sbagliate. Francesco fu informato. Gli furono offerti i primi indizi. Ma cercò di evitare provvedimenti troppo duri. Fino a quando però, a metà ottobre, i sospetti sono diventati più corposi, e si è capito che c’erano documenti della Commissione trafugati e che era stato violato il computer di Libero Milone, dal giugno scorso revisore generale delle finanze vaticane. 

Il funzionario di palazzo Chigi
A riportare il nome di Benotti tra coloro che sarebbero sospettati di aver avuto un ruolo nella veicolazione delle carte segrete, è Fiorenza Sarzanini sul Corsera. Benotti, ex responsabile di Rai International e adesso funzionario di Palazzo Chigi perché nominato capo della segreteria del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Sandro Gozi, e che da maggio è consulente del sindaco di Firenze Dario Nardella per i rapporti con le confessioni per il dialogo interreligioso, oltre che collaboratore dell'Osservatore Romano, docente a la Sapienza e alla Temple University di Filadelfia e in passato consigliere della banca popolare di Spoleto, compare in quanto coinvolto nell’inchiesta della procura di Terni che procede per i reati di intrusione informatica ed estorsione. Ed è sotto controllo nell’ambito degli accertamenti affidati alla gendarmeria vaticana. Questo perché Benotti, secondo l’accusa, sarebbe stato al corrente dell’acquisizione abusiva di alcuni atti grazie alle intrusioni nei sistemi informatici. 

Benotti si autosospende
"Totalmente estraneo alla vicenda, non mi è stato notificato alcun avviso di garanzia, né mi risulta di essere indagato": così Benotti si difende dalla accuse. Decide però di autospendersi: "Per il rispetto verso l'istituzione che rappresento e per far sì che io possa tutelarmi nelle sedi più opportune ho ritenuto corretto autosospendermi dall'incarico". 

La sentenza del 2016
Benotti  ha reso dichiarazioni spontanee il 13 novembre 2015 nell'ambito del procedimento vaticano, dove figura come teste senza mai essere stato indagato.  La sua testimonianza è stata acquisita agli atti ma nell'udienza dibattimentale del 16 maggio 2016 l'avvocato Bellardini, difensore dell'imputato Vallejo Balda, ha dichiarato di rinunciarvi.