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ITALIA

Operazione tra Calabria e Campania. Sequestrate 19 società

​Corruzione nel settore dell'istruzione, 10 arresti. Indagata direttrice ufficio scolastico Calabria

Sequestrate 19 società, operanti nel settore dell'istruzione, per un valore stimato in circa 7 milioni di euro

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C'è anche la direttrice dell'Ufficio scolastico regionale della Calabria Maria Rita Calvosa tra le persone indagate, in stato di libertà, nell'inchiesta della Procura di Vibo Valentia che ha portato all'arresto di 10 persone, otto in carcere e due ai domiciliari, con l'accusa di falsi e corruzione nella pubblica amministrazione. Calvosa, 59 anni, romana, è alla guida dell'Ufficio scolastico regionale per la Calabria dal settembre del 2018, dopo essere stata per dieci anni responsabile dell'ambito territoriale di Latina.

La rete di istituti formativi (paritari e artistici/musicali) avrebbe illecitamente prodotto, in cambio di denaro o altre utilità, titoli di studio e attestati (oltre che operato fittizie assunzioni), al fine di favorire la partecipazione dei beneficiari a pubblici concorsi per l'assunzione di personale docente e Ata (Assistente Tecnico Amministrativo).

Le condotte illecite sarebbero state agevolate e rese possibili grazie alla corruzione di un alto funzionario del Miur - Maurizio Piscitelli, 56 anni, di Casalnuovo di Napoli
(arrestato) - il quale era incaricato delle attività ispettive e di controllodegli istituti privati accreditati al Miur. Arrestato anche Christian Piscitelli, 24 anni, di Napoli, figlio di Maurizio. 

I dettagli dell'operazione
Dieci persone arrestate e 19 società sequestrate. È il bilancio dell'operazione scattata stamane nelle province di Vibo Valentia, Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria e Napoli dove i militari del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Vibo Valentia, con l'ausilio di personale dei reparti dell' Arma delle città interessate e il supporto aereo fornito dall'8  Nucleo Elicotteri Carabinieri, hanno eseguito un'ordinanza di misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Vibo Valentia su richiesta della locale Procura della Repubblica.

Otto le persone portate in carcere, due agli arresti domiciliari operanti nel settore dell'istruzione, circuito A.F.A.M. e istituti paritari, ritenuti responsabili in concorso, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione, falso in atti destinati all'autorità giudiziaria, falso in atto pubblico, abuso d'ufficio e autoriciclaggio.

Nel corso dell'esecuzione delle misure cautelari sono state anche poste sotto sequestro con decreto d'urgenza 19 società, operanti nel settore dell'istruzione, per un valore stimato in circa 7 milioni di euro.

Gli indagati sono in tutto 23. Al centro delle indagini c'è  l'Accademia Fidia di Stefanaconi, paese confinante con Vibo Valentia, gestita dalla famiglia Licata.

In carcere sono finiti: Michele Licata, 77 anni, ed i figli Davide Licata, 52 anni, Igor Vincenzo Licata, 48 anni, Dimitri Licata, 42 anni, Michela Licata, 22 anni, tutti di Stefanaconi. In carcere anche Carmine Caratozzolo, 49 anni, di San Ferdinando (Rc); Maurizio Piscitelli, 56 anni, di Casalnuovo di Napoli; Christian Piscitelli, 24 anni, di Napoli.

Agli arresti domiciliari si trovano Rossella Marzano, 46 anni, di Vibo Valentia (moglie di Davide Licata); Domenico Califano, 39 anni, di Reggio Calabria. Davide Licata e Rossella Marzano, nel luglio scorso, erano stati arrestati (lui in carcere, lei ai domiciliari) per la detenzione illegale dentro casa di un arsenale (fucili, un mitragliatore e numerose munizioni). 

Il reato di associazione per delinquere viene contestato a: Michele Licata, Davide Licata, Dimitri Licata, Jgor Licata, Michela Licata, Carmine Caratozzolo, Maurizio Piscitelli, Christian Piscitelli con il ruolo di promotori e organizzatori dell'associazione.

L'indagine, denominata "Diacono", condotta sotto la guida del Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia e del Sostituto Ciro Lotoro, è stata avviata a seguito del ritrovamento dell'arsenale di armi (da guerra e clandestine) e di una ingente somma di denaro in casa di Davide Pietro Licata, contigua all'Istituto "Accademia Fidia", gestito dalla famiglia.

Gli approfondimenti avrebbero consentito di ricostruire una rete di istituti formativi (paritari e artistici/musicali) che ha illecitamente prodotto, in cambio di denaro o altre utilità, titoli di studio e attestati, oltre che operato assunzioni fittizie, al fine di favorire la partecipazione dei beneficiari a concorsi pubblici per l'assunzione di personale docente e A.T.A. (Assistente Tecnico Amministrativo).

Condotte che sarebbero state agevolate e rese possibili grazie alla corruzione di un alto funzionario del ministero dell'istruzione, il quale è incaricato, fra l'altro delle attività ispettive e di controllo degli istituti provati accreditati al Miur.

Lo sforzo investigativo avrebbe consentito di fare luce anche su un'ulteriore episodio di corruttela, finalizzato a conseguire l'attribuzione di importante incarico istituzionale nell'ambito del ministero dell'Istruzione, a beneficio di una Dirigente dell'Ufficio scolastico regionale della Calabria.