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ITALIA

La sentenza

"Raggi vittima di un raggiro dei fratelli Marra". Le motivazioni della sentenza di assoluzione

"Appare certo che l'imputata non avesse alcun interesse a tutelare la persona né la figura di Raffaele Marra". È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza con cui il giudice Roberto Ranazzi ha assolto lo scorso 10 novembre Virginia Raggi dall'accusa di falso. La sindaca: "Confermata onestà del mio operato"

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"La Raggi è stata vittima di un raggiro ordito dai fratelli Marra in suo danno". È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza con cui il giudice Roberto Ranazzi ha assolto lo scorso 10 novembre Virginia Raggi dall'accusa di falso. "Sotto l'aspetto formale la nomina di Marra Renato non offre alcuna deviazione dalla procedura di interpello", scrive il giudice in merito alla decisione di mettere il fratello di Raffaele Marra, allora responsabile del personale in Campidoglio, a capo della Direzione Turismo del Comune.

La candidatura di Renato, secondo il giudice, "era stata pianificata dai due fratelli Marra molti mesi prima, già dalla prima metà di luglio 2016, quale alternativa al diniego del sindaco Raggi per la nomina di Marra Renato come il capo o vice capo della polizia locale di Roma Capitale".

"Raggi non aveva interesse a tutelare i Marra"
"Appare certo che l'imputata non avesse alcun interesse a tutelare la persona né la figura di Raffaele Marra". È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza con cui il giudice Roberto Ranazzi ha assolto lo scorso 10 novembre Virginia Raggi dall'accusa di falso. Inoltre secondo il giudice, in merito alla nomina di Renato Marra, fratello dell'allora capo del personale del Campidoglio, appare chiaro che Raggi "non avesse un interesse proprio a dichiarare il falso, dato che Raffaele Marra in effetti aveva partecipato formalmente, ed entro certi limiti anche sostanzialmente, alla nomina del fratello, come anche alla sua stessa nomina, quale direttore del Dipartimento risorse umane, e a quella di tutti gli altri dirigenti amministrativi".

"Nessun movente"
"In ultima analisi - prosegue il giudice - come è stato ampiamente sottolineato dalla difesa dell'imputata, una volta caduta l'ipotesi di concorso in abuso d'ufficio per difetto dell'elemento soggettivo, veniva meno il movente a commettere il falso ideologico e anche il dolo del reato di falso ideologico. In estrema sintesi, in base alle stesse argomentazioni del pubblico ministero, saremmo di fronte ad una 'rarissima' ipotesi di falso ideologico senza movente o di falso 'fine a se stesso' commesso senza alcuna ragione".

Raggi: "Confermata onestà del mio operato"
''A Testa Alta. Questo ho detto il giorno in cui il Tribunale di Roma ha chiuso il processo nei miei confronti attestando che ho agito sempre correttamente e nell'esclusivo interesse di Roma, che non ho mai mentito ai cittadini e alle istituzioni tanto meno nell'esercizio delle mie funzioni''. Così in un
post su Facebook la sindaca di Roma Virginia Raggi.



''Le motivazioni della sentenza che ha sancito la mia assoluzione sono state depositate presso il tribunale di Roma. Confermano l'onestà e latrasparenza del mio operato. Confermano che, per due anni, ho subito attacchi politici e mediatici violenti e ingiustificati''.

''Per tutto questo tempo - conclude Raggi - ho proseguito il mio lavoro. Ero certa della mia innocenza e ho sempre avuto fiducia nel lavoro della magistratura. Mi ha sostenuto l'affetto di tanti miei concittadini. L'unico modo che ho per ripagarli è invece quello di continuare a lavorare per loro e con loro. Cambieremo questa città insieme. Faremo rinascere Roma con il nostro impegno, la nostra determinazione, il nostro amore. Grazie''.