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ECONOMIA

Venerdì i nomi dei responsabili

Volkswagen ad aprile avvisò i clienti Volkswagen. A Winterkorn pensione da 28,6 milioni di euro

L'Unione europea agli Stati: "Indagate". Intanto l'ex amministratore delegato Winterkorn potrebbe ricevere 28,6 milioni di pensione e 33 milioni per l'uscita

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A partire da domani, venerdì 25 settembre, Volkswagen farà i nomi dei responsabili dei test anti-smog truccato sulle auto diesel. Lo sostengono due fonti della compagna, secondo le quali il consiglio di supervisione dell'azienda tedesca non si limiterà ad annunciare il successore di Martin Winterkorn alla testa del gruppo ma inizierà anche a rivelare chi sono i responsabili della manipolazione tecnologica che infangato la reputazione del colosso dell'auto. 

Intanto si scopre che, già lo scorso aprile, sentendosi il fiato sul collo dell'agenzia californiana per il controllo dell'ambiente, la 'Volkswagen of America Inc.' aveva inviato una lettera ai suoi clienti proprietari di vetture diesel Audi e Volkswagen per una generica "azione di richiamo per problemi di emissioni" dei gas di scarico. Ai proprietari delle vetture con i motori a rischio di non superare i periodici test veniva detto di portare l'auto al rivenditore dove sarebbe stato installato un nuovo software per assicurare che le emissioni dai tubi di scappamento venissero "ottimizzate per operare efficentemente".    

Volkswagen però non chiarì che l'operazione era stata avviata solo per rispettare con un escamotage i severi standard qualitativi delle autorità di controllo locali. Tra questi stavano da mesi aumentando le perplessità sulle macroscopiche differenze tra le emissioni registrate in laboratorio (quelle truccate appunto con il software che alterava i risultati) e quelli nelle prove su strada, dove il programma che abbassa i livelli di emissioni di gas inquinanti non funzionava.  

I funzionali del Air Resources Board della California, e gli omologhi federali dell'EPA (Ente per la protezione ambientale) acconsentirono a dicembre del 2014 all'operazione di richiamo volontario delle auto diesel di Volkswagen con motore 2 litri prodotti tra il 2010 ed il 2014 per risolvere quello che la società tedesca sosteneva essere un innocente malfunzionamento tecnico e di facile soluzione che avrebbe potuto far scambiare il motore per più inquinante di quanto la società non attestasse. In sintesi, il piano per nascondere il danno causato dai motori non in linea con gli standard ambientali più aggiornata, era stato progettato da tempo. 

Le dimissione dell'ad
Ieri sono arrivate le dimissioni dell'amministratore delegato, Martin Winterkorn. La reazione dei mercati è stata immediata: il titolo è balzato fino al 9%, per poi chiudere con un +5%, e un recupero di 3,3 miliardi. Una boccata d'ossigeno, dopo due sedute da incubo. Il marchio resta comunque sotto forte pressione: l'agenzia di rating americana Fitch lo ha messo sotto osservazione, con possibili tagli in vista per i danni alla reputazione. Il consiglio deve discutere del successore: in pole position c'è il capo della Porsche Martthias Mueller.

La buonuscita del ceo e la successione
E, secondo quanto ricostruisce Bloomberg, a Winterkorn spetterà una pensione da 28,6 milioni di euro. Il dato emerge dall'ultimo report annuale, che, spiega l'agenzia Usa, "non indica condizioni per cui la somma potrebbe non venire pagata". A Winterkorn potrebbero anche andare due annalità in caso di uscita per totali 33 milioni, ma la parola spetta al board che potrebbe ridurre la somma. L'anno scorso, il manager è risultato il secondo più pagato di Germania con 16,6 milioni.

L'Europa
Intano l'Europa, che sullo scandalo Volkswagen si gioca la sua credibilità su ambiente e rispetto delle regole, chiede a tutti i Paesi Ue di aprire indagini sulle emissioni auto. Le norme sono competenza dell'Ue, ma il loro controllo in questo ambito spetta agli stati membri.