MONDO
Tokyo
Abe visita il sacrario della discordia e fa infuriare la Cina
Il premier nipponico si è recato in visita a Yasukuni Shrine, dove sono ricordati i caduti giapponesi, compresi 14 criminali di guerra. "Una visita inaccettabile, ne sopporteranno le conseguenze", tuona la Cina. Rammarico espresso anche dagli Usa

Il premier giapponese Shinzo Abe visita il santuario di Yasukuni Shrine e fa infuriare i paesi vicini. “Una visita assolutamente inaccettabile” tuona Pechino, e “anacronistica” per Seoul. Una visita che non piace nemmeno agli alleati americani che la bollano come un’iniziativa che “esacerba le tensioni”. Il santuario, nel centro di Tokyo, è dedicato alle anime dei soldati e dei giapponesi che morirono combattendo per l’imperatore, compresi 14 criminali di guerra.
La visita di Abe è la prima di un primo ministro dal 2006 quando, il 15 agosto, Junichiro Koizumi si recò al santuario nell'anniversario della resa del Giappone alla fine della Seconda Guerra mondiale, provocando le proteste di molti paesi asiatici che subirono la dominazione giapponese nella prima metà del secolo scorso.
Tema delicato quello della dominazione giapponese che ha sempre generato attriti con i paesi che la subirono, come Cina e Corea. La visita di oggi si inserisce però in un clima di crescente tensione, tra Tokyo e Pechino, già ai ferri corti per la vicenda delle isole contese dai due paesi.
E la reazione della Cina non si è fatta attendere: la visita è “assolutamente inaccettabile per il popolo cinese” e il Giappone dovrà “sopportare le conseguenze”, ha detto il direttore generale degli affari asiatici del ministero cinese degli esteri, Luo Zhaohui.
A stretto giro è arrivata anche la presa di posizione della Corea del Sud che, anche se con toni meno duri, ha anche lei stigmatizzato la scelta del premier nipponico, definendo la visita come “anacronistica”. Mentre un portavoce del governo sudcoreano ha espresso "rammarico e rabbia" per la decisione del premier giapponese.
Critiche che sono arrivate a Tokyo però non solo dai paesi che hanno subito la dominazione giapponese, ma anche dagli “amici” americani. “Il Giappone è un alleato e un amico – ha commentato l’ambasciata Usa a Tokyo -. Tuttavia gli Stati Uniti sono delusi dal fatto che il governo giapponese abbia preso questa iniziativa, che esacerbare le tensioni con i paesi limitrofi al Giappone”.
La “cattiva reputazione” del sacrario di Yasukuni Shrine deriva dal fatto che, tra i caduti onorati in quel luogo, furono registrati nel 1978 anche i nomi di 14 criminali di guerra. Tra questi anche il generale Hideki Tojo, primo ministro giapponese durante l'attacco a Pearl Harbor il 7 dicembre 1941.
Yasukuni e altri capi militari giapponesi sono particolarmente invisi alla Cina ma anche alla Corea del Sud per il ricordo ancora vivo in questi paesi dell'occupazione subita dai giapponesi prima e durante la Seconda Guerra Mondiale, e protestano ogni volta che i funzionari governativi, o anche solo ministri, fanno delle visite al santuario.
Il gesto del premier giapponese arriva in un momento difficile nelle relazioni tra Pechino e Tokyo a causa dell'area di difesa aerea stabilita dalla Cina su un'ampia zona di mare che comprende le isole Senkaku, attribuita al Giappone, ma rivendicate dai cinesi che le chiamano Diaoyutai.
La visita di Abe è la prima di un primo ministro dal 2006 quando, il 15 agosto, Junichiro Koizumi si recò al santuario nell'anniversario della resa del Giappone alla fine della Seconda Guerra mondiale, provocando le proteste di molti paesi asiatici che subirono la dominazione giapponese nella prima metà del secolo scorso.
Tema delicato quello della dominazione giapponese che ha sempre generato attriti con i paesi che la subirono, come Cina e Corea. La visita di oggi si inserisce però in un clima di crescente tensione, tra Tokyo e Pechino, già ai ferri corti per la vicenda delle isole contese dai due paesi.
E la reazione della Cina non si è fatta attendere: la visita è “assolutamente inaccettabile per il popolo cinese” e il Giappone dovrà “sopportare le conseguenze”, ha detto il direttore generale degli affari asiatici del ministero cinese degli esteri, Luo Zhaohui.
A stretto giro è arrivata anche la presa di posizione della Corea del Sud che, anche se con toni meno duri, ha anche lei stigmatizzato la scelta del premier nipponico, definendo la visita come “anacronistica”. Mentre un portavoce del governo sudcoreano ha espresso "rammarico e rabbia" per la decisione del premier giapponese.
Critiche che sono arrivate a Tokyo però non solo dai paesi che hanno subito la dominazione giapponese, ma anche dagli “amici” americani. “Il Giappone è un alleato e un amico – ha commentato l’ambasciata Usa a Tokyo -. Tuttavia gli Stati Uniti sono delusi dal fatto che il governo giapponese abbia preso questa iniziativa, che esacerbare le tensioni con i paesi limitrofi al Giappone”.
La “cattiva reputazione” del sacrario di Yasukuni Shrine deriva dal fatto che, tra i caduti onorati in quel luogo, furono registrati nel 1978 anche i nomi di 14 criminali di guerra. Tra questi anche il generale Hideki Tojo, primo ministro giapponese durante l'attacco a Pearl Harbor il 7 dicembre 1941.
Yasukuni e altri capi militari giapponesi sono particolarmente invisi alla Cina ma anche alla Corea del Sud per il ricordo ancora vivo in questi paesi dell'occupazione subita dai giapponesi prima e durante la Seconda Guerra Mondiale, e protestano ogni volta che i funzionari governativi, o anche solo ministri, fanno delle visite al santuario.
Il gesto del premier giapponese arriva in un momento difficile nelle relazioni tra Pechino e Tokyo a causa dell'area di difesa aerea stabilita dalla Cina su un'ampia zona di mare che comprende le isole Senkaku, attribuita al Giappone, ma rivendicate dai cinesi che le chiamano Diaoyutai.