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ITALIA

Lorenzin: "La legge non prevede questo tipo di selezione"

Aborto, l'Ordine dei Medici a Zingaretti: "Revocare concorso iniquo al San Camillo"

"Prevedere un concorso soltanto per non obiettori di coscienza ha il significato di discriminazione di chi esercita un diritto sancito dalla bioetica e dalla deontologia medica - sottolinea l'Ordine - Soltanto ragioni superiori potrebbero consentire di superare il diritto fondamentale di invocare legittimamente l'obiezione di coscienza in determinate situazioni"

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Non si placa la polemica, a Roma, per il caso dei ginecologi non obiettori all'ospedale San Camillo. Dopo la giornata di ieri, il governatore del Lazio spiega le ragioni del concorso indetto dalla Regione. Non c'è nessuna volontà di riproporre scontri ideologici su temi così delicati, sottolinea il presidente. "Nessuna guerra di religione - spiega - vogliamo solo garantire un diritto. L'importante è che i radicalismi non si impossessino di questi argomenti". Ieri i vescovi hanno sollevato non trascurabili obiezioni. Don Carmine Arice, direttore dell'ufficio nazionale per la pastorale della salute della Conferenza episcopale italiana ha sottolineato che "va garantito il diritto all'obiezione di coscienza" e non "vanno adottate pratiche discriminatorie". E aggiunge: "La decisione dell'ospedale San Camillo-Forlanini di Roma di assumere medici non obiettori rischia di snaturare la legge 194, fatta per prevenire l'aborto e non per indurlo. Critica anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che intervendo sulla polemica, ha bocciato il metodo: 'La legge non prevede questo tipo di selezione'.

A dare man forte oggi poi è intervenuto anche l'ordine del medici di Roma che tuona:"Prevedere un concorso soltanto per non obiettori di coscienza ha il significato di discriminazione di chi esercita un diritto sancito dalla bioetica e dalla deontologia medica. Soltanto ragioni superiori potrebbero consentire di superare il diritto fondamentale di invocare legittimamente l'obiezione di coscienza in determinate situazioni". E ancora: "queste ragioni 'superiori' non ci risulta esistano. Infatti, non risulta che i servizi di interruzione volontaria di gravidanza, nel rispetto della legislazione, non siano mai stati assicurati nell'azienda Sanitaria pubblica. Inoltre, ove si verificassero difficoltà ad assicurare il servizio in questione si avrebbero numerosi strumenti normativi di carattere flessibile, che, utilizzati, potrebbero tranquillamente superare tali ipotetiche difficoltà". L'Ordine chiede quindi "al presidente della Regione Lazio di revocare l'atto iniquo" e al Comitato centrale della Federazione nazionale, la Fnomceo, "di pronunciarsi ufficialmente su questa vicenda".

Dice la sua anche Emma Bonino, da sempre in prima linea per la tutela dei diritti. "Penso che la legge sia molto chiara - dice - e le istituzioni devono applicare la legge e garantire il servizio. In molte regioni sappiamo che non è così proprio per l'abuso dell'obiezione di coscienza. È un modo di applicare la legge. Ora, a parte la coscienza di ciascuno, compito dello Stato è far applicare le leggi. Non è una discriminazione per nessuno, è semplicemente, finalmente, applicare la legge".

Dall'altro versante invece Fratelli d'Italia con Giorgia Meloni che afferma: "E' terrificante che in Italia si faccia di tutto per garantire la libertà di abortire e allo stesso tempo si voglia vietare la libertà di rifiutare la pratica dell'aborto. E' una dittatura della morte che combattiamo e non accetteremo mai".

Rincara poi la dose il cardinale Ruini. "Il mio parere - dice - è che si tratta di una forzatura abortista rispetto a quelle che sono la lettera e lo spirito della legge 194", "il suo scopo non è per nulla quello di portare chi lo desidera ad abortire, di aprire possibilità in questo senso, semmai essa intende aiutare a non abortire, e in questo senso davvero parlerei di prevenzione".