Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/aborto-troppe-anestesie-totali-e-poche-donne-che-restano-ricoverate-con-Ru486-cd2f836d-4824-4d58-92d2-eb7e7db89b18.html | rainews/live/ | true
SALUTE

Relazione annuale sulla Legge 194, quello che non va

Aborto, troppe anestesie totali e alto il numero degli obiettori

Il documento, trasmesso dal ministro della Salute al Parlamento lo scorso settembre, dovrebbe essere presentato la prossima settimana in Commissione Affari sociali della Camera. Dai dati emerge anche un calo del numero degli aborti e un alto numero di medici obiettori

Condividi
Troppe le anestesie totali per le interruzioni volontarie di gravidanza e poche le donne che dopo aver scelto l’aborto con la pillola Ru486 restano in ospedale per tutti e tre i giorni previsti da una circolare ministeriale. Sono due degli aspetti che emergono dalla relazione annuale sull’attuazione della legge 194 trasmessa dal ministro della Salute al Parlamento lo scorso settembre e che dovrebbe essere presentata la prossima settimana in Commissione Affari sociali della Camera. Relazione che, comunque, parla di un calo generale delle interruzioni di gravidanza: nel 2012 sono state 106mila, cioè -5% rispetto al 2011 e -55% rispetto al 1982.
 
Interruzione di gravidanza in anestesia totale per 8 donne su 10
Ammonta all’82% la percentuale di donne che abortiscono in anestesia totale. Come ricorda la relazione stessa, però, e come consiglia l'Organizzazione mondiale della Sanità, è "da preferire" l'anestesia locale "per minori rischi per la salute della donna, minor richiesta di analisi, minor impegno di personale ed infrastrutture e di conseguenza minori costi".
 
RU486: oltre il 70% delle donne non resta 3 giorni in ospedale
L'altro aspetto che emerge dalla relazione riguarda il metodo di somministrazione della Ru 486 per la quale è previsto un ricovero di tre giorni. Secondo la relazione, il 76% delle donne che ricorre alla pillola abortiva richiede le dimissioni volontarie, prima dello scadere dei tre giorni. "Visto che la prescrizione non viene rispettata e non ci sono conseguenze per questo – osserva la deputata Elena Carnevali che presenterà il testo in Commissione alla Camera - chiederemo una verifica al Ministero della Salute, per capire se sia realmente necessaria". A dire “no” sono in molti, secondo cui non ci sarebbe motivo di tenere la donna in ospedale, risparmiando soldi in un momento di crisi e di taglio dei posti letto. La prescrizione di un ricovero ospedaliero inoltre potrebbe tradursi in un disincentivo all’uso dell’aborto farmacologico. La relazione, intanto, sottolinea l'aumento della diffusione della pillola RU486, che tra il 2010 e il 2011 è raddoppiato, passando dal 3,3% del totale delle interruzioni volontarie al 7,3%.
 
Alto il numero dei medici obiettori
Tra i punti da approfondire, secondo la relatrice del testo, Elena Carnevali, anche “il disinvestimento che c'è stato negli ultimi anni nei confronti dei consultori pubblici": nel 2011 erano 2.110, quasi un centinaio in meno rispetto al 2010. E se, in generale, cala il numero delle interruzioni di gravidanza, "purtroppo resta alto il numero delle straniere e così come quello dei medici obiettori, pari al 70%, il 17,3% in più di 30 anni fa". Il
problema, prosegue, "non è solo il numero, quanto la loro distribuzione". A livello regionale si toccano punte dell'88,4% in Campania, 87,9% in Molise, 85,2% in Basilicata, "rendendo, in alcune strutture, difficile abortire".