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POLITICA

"No a violenza su donne,'ndrangheta e indifferenza"

Abusi su 13enne: manifestazione a Reggio Calabria. In corteo Boldrini, Boschi, Bindi e Oliverio

In Calabria le istituzioni regionali e nazionali contro la violenza sulle donne e la 'ndrangheta

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Reggio Calabria. Bindi, Boldrini e Boschi (Twitter @CovelloStefania)
Si è svolta a Reggio Calabria la manifestazione "La Calabria contro la violenza sulle donne", promossa dalla Regione sull'onda dello sdegno suscitato dalla vicenda della tredicenne di Melito Porto Salvo sottoposta per un lungo periodo a violenze sessuali di gruppo. In testa al corteo la presidente della Camera Laura Boldrini, il ministro Maria Elena Boschi, la presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi e il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio. Alla manifestazione hanno partecipato alcune migliaia di persone. Tanti i giovani presenti e numerose le scolaresche intervenute da varie zone della regione. Molti gli striscioni di associazioni e realtà della società civile.

Boldiri: "Insieme ce la faremo"
"Oggi diciamo tre no: no alla violenza sulle donne, no alla ndrangheta e no all'indifferenza. Se lo facciamo tutti insieme, ragazzi, ragazze, società civile e istituzioni, tutto questo ha più forza. Insieme ce la faremo". Così Laura Boldrini, che ha evidenziato come quello di oggi sia "un segnale importante perché a Melito è accaduto qualcosa di inaccettabile ai danni di una bambina. La violenza sulle donne non è un fatto privato ma una violazione dei diritti umani. E lo Stato - ha continuato - ci deve essere". "Il territorio - ha detto ancora Laura Boldrini - si sta ribellando e noi non possiamo lasciarlo solo. Sarà ancora più importante - ha aggiunto - investire a livello regionale sui centri antiviolenza e sulle case rifugio in modo che le donne abbiano un'alternativa".

Boschi: "Non esiste donna a cui piaccia essere umiliata"
"Troppo spesso si sente dire a chi ha subito una violenza che se l'è andata a cercare. Non esiste una donna a cui piaccia subire violenza, essere umiliata e ferita nel corpo e nell'anima" ha detto il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi. "Insieme vogliamo condividere la responsabilità di dire basta alla violenza sulle donne, ad ogni forma di violenza". "Ancora oggi si dice che la donna violentata è disonorata, ma non è vero, l'onore lo perde chi violenta e non chi subisce la violenza. Anche chi è vicino alle vittime - ha proseguito - spesso consiglia di non denunciare perché sarebbe vergogna, e noi dobbiamo ringraziare chi ha denunciato. E a chi pensa di farci paura noi rispondiamo che a ogni ingiuria e a ogni offesa noi replicheremo con sempre maggiore determinazione". La ministra Boschi ha poi ricordato che le risorse per i centri antiviolenza ammontano a 31 milioni e saranno liberati entro fine anno. "Dobbiamo pensare anche alle scuole - ha concluso - con investimenti per riaprire i centri di ascolto".

Bindi,caso Melito favorito da contesto mafioso
"Siamo qui per ricordare una bambina, che è stata privata anche del diritto ad usare il suo nome, a stare a casa sua, alla quale è stata rubata forse la parte più bella della vita, perché era una bambina quando ha
subito violenza e ancora non è una donna", ha detto Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare antimafia, nel suo intervento alla manifestazione a Reggio Calabria. "Siamo qui - ha proseguito la Bindi - per stringerci intorno a lei, per dirle che il nostro impegno è per riscattare quello che subito ma anche per onorare il suo coraggio e la sua forza. Quello che ha subito la rende simile, vicina, a quei due milioni e 300 mila donne che ogni anno in Italia, pur avendo meno di 16 anni, subiscono violenza. Ma siamo qui anche - ha aggiunto Bindi - a dire che non possiamo ignorare, nascondere, derubricare quello che è accaduto a un
caso di violenza sulle donne senza ignorare il contesto nel quale questo è avvenuto. Non ce lo nascondiamo. Non se lo nasconda la Calabria, non se lo nasconda l'Italia. Sarebbe assurdo - ha detto - affermare che la violenza sulle donne è una violenza mafiosa, ma non possiamo ignorare che la violenza che è stata perpetrata su questa bambina è stata possibile - ha concluso - anche perché è maturata in un contesto di forte
condizionamento mafioso, di forte condizionamento da parte della 'ndrangheta".