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MONDO

L'analisi del ricercatore dell'Istituto Affari Internazionali

Iran, Alcaro:"Usa e Iran rimarranno rivali. Ma l'accordo è il più importante da fine guerra fredda"

"Rispetto all'intesa di Losanna c'è una novità totalmente inaspettata - spiega Alcaro - l'Iran infatti ha accettato di trasferire all'estero una parte dell'uranio arricchito a livello di reattore"

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di Silvia Balducci

A Vienna, con l'intesa sul nucleare, si è scritta un'altra pagina di storia. Se tutto andrà come deve, il presidente americano Obama potrà vantare di aver realizzato una delle "major initiatives" in politica estera dalla fine guerra fredda. Quello che portano a casa il presidente iraniano Rouhani e il ministro degli Esteri Zarif, invece, è la fine di un isolamento che la popolazione sopporta ormai a fatica. Ma soprattutto la leggittimazione a perseguire un programma di arricchimento civile. Questione, quest'ultima, che fa infuriare Israele (per Netanyahu l'accordo è "errore storico madornale"). Lo sottolinea dagli Stati Uniti Riccardo Alcaro analista dell'Istituto Affari Internazionali analizzando l'esito dei negoziati di Vienna tra il gruppo dei 5 +1 e l'Iran. 

I punti chiave dell'intesa riguardano, come più volte annunciato nelle ultime settimane, le limitazioni alla capacità dell'Iran di sviluppare un programma di arricchimento nucleare, le sanzioni e le ispezioni ai siti iraniani. A Teheran sarà dunque impedito di produrre materiale sufficiente per la costruzione di un'arma atomica per almeno 10 anni. In cambio otterrà l'annullamento delle sanzioni economiche entro i prossimi 18 mesi, a patto che le verifiche degli ispettori dell'Aiea, l'Agenzia internazionale dell'energia atomica, diano gli esiti concordati. 

Come valuta l'intesa raggiunta a Vienna?
"Rispetto all'intesa di Losanna c'è un'importante novità, totalmente inaspettata" spiega Alcaro. "L'Iran infatti ha accettato di trasferire all'estero una parte dell'uranio arricchito a livello di reattore. Delle 12 tonnellate al momento nel paese - a basso arricchimento -  potrà tenerne solo 300 chili. Il resto dovrà essere trasferito all'estero, in particolare in Russia il paese di cui Teheran si fida di più". 

Rouhani ha annunciato l'immediata sospensione delle sanzioni. In realtà le condizioni sono differenti...
"L'intesa prevede che per i prossimi 18 mesi tutto resti com'è -  le sanzioni di Ue, Onu, e Usa come stabilito nel 2013 - in modo di dare il tempo all'Iran di adeguarsi alle condizioni di Vienna. Una volta che l'Aiea avrà verificato il rispetto degli accordi, allora le sanzioni di carattere economico verranno revocate (si consideri che gli Usa revocheranno solo le sanzioni imposta a causa del programma nucleare). Per questo lo stesso Obama ha definito che l'agreement con l'Iran non si fonda sulla fiducia ma sulle verifiche".

E l'embargo sulle armi?
"Questo è stato uno dei nodi più problematici dell'intesa. L'Iran, forte del supporto russo e cinese ha cercato fino all'ultimo di spuntarla. L'accordo prevede però che resterà per i prossimi 5- 8 anni. La possibilità di Teheran di dotarsi di missili balistici intercontinentali rappresenta comunque una minaccia per gli Usa".

Gli ispettori avranno dunque accesso a tutti i siti, anche militari?
"L'Iran ha accettato un sistema fortemente intrusivo. Gli ispettori dell'Aiea potranno infatti chiedere di avere accesso a tutti i siti del Paese e l'Iran dovrà rispondere entro 14 giorni. In caso di un diniego di Teheran si riunirebbe subito un comitato a 8 - i paesi del 5 +1 cui si aggiungono Ue e Iran - che dovrebbe decidere sulla legittimità del rifiuto. Il fatto importante è che è sufficiente una maggioranza di 5 su 8, questo evita che Russia, Iran e Cina possano determinare la decisione finale.

Se l'Iran dice "no", che succede? 
"Se il comitato degli 8 valuta che il diniego iraniano alla richiesta degli ispettori di avere accesso ad un sito sia immotivato, si torna al sistema delle sanzioni".

Ora per Obama lo scoglio è il Congresso. Quali scenari prevede?
"Obama ha annunciato il veto e credo personalmente che questo sia sufficiente. Certo il Congresso potrebbe comunque invalidare il veto con una maggioranza dei 2/3 in entrambe le camere. Numeri che i repubblicani - ostili a questo accordo e in generale ad ogni inziativa del presidente - non hanno, nonostante controllino entrambe le camere. Dovrebbero quindi chiedere un soccorso esterno, cosa che vedo improbabile. Quello che è possibile, invece, è che il nucleare iraniano diventi uno dei temi della prossima campagna elettorale dei repubblicani in vista delle elezioni nel 2016. Cioè che promettano agli elettori un cambio di passo e un annullamento degli accordi. Promesse che comunque non credo sarebbero in condizione di mantenere, soprattutto se l'Iran si dimostrasse fedele agli impegni presi".

Questo accordo cambia gli equilibri regionali? E per l'Iran sarà davvero l'occasione per accreditarsi come interlocutore credibile?
"Questo è un punto cruciale e allo stesso tempo imprevedibile. È certo che non basta questa intesa a fare di Iran e Usa due paesi amici. Non ci sono le condizioni interne per un riavvicinamento. Diciamo si inquadra invece come un accordo militare tra nemici giurati, tra rivali. È innegabile però che se l'Iran rispetterà i patti si ergerà ad attore responsabile e questo potrebbe facilitare la cooperazione su specifici capitoli: Isis, Iraq e Siria (anche se in quest'ultimo caso Usa e Iran sono su posizioni diverse rispetto alle relazioni con Assad)".

I rapporti con i rivali regionali, Arabia Saudita, Egitto, Turchia?
"Una delle ragioni per cui la comunità internazionale ha osteggiato dall'inizio il programma di arricchimento in Iran è legata anche alla volontà di evitare che si scatenasse una corsa agli armamenti con le potenze vicine rivali, Arabia Saudita in primis. Il fatto che questo accordo permetta a Teheran di arricchire entro certe soglie stabilite per uso civile potrebbe innescare una sorta di corsa con i vicini a dotarsi di capacità di arricchimento. Si consideri però che questa è un'ipotesi remota, anche per il rapporto che lega Arabia Saudita e Stati Uniti".

Dal punto di vista economico. Con un Iran libero dalle sanzioni che scenari si creano?
"L'aspetto economico è quello che preoccupa di più ad esempio Israele. Un Iran con nuova capacità economica - grazie allo sblocco dei titoli all'estero  e anche per le esportazioni di petrolio - potrebbe investire in attività nell'area. È un possibile trade off, una delle possibili conseguenze. È una questione di costi e benefici, ma a mio parere il calcolo fatto dall'amministrazione Usa è corretto. Sull'Iran inoltre hanno gli occhi puntati molte della major dell'energia. Il Paese è infatti il quarto per riserve di petrolio, il secondo per riserve di gas".

Rouhani e Obama tornano dunque con una vittoria? 
"Rohani e il ministro Zarif tornano in patria con una promessa mantenuta e immagino che saranno accolti come eroi (già l'intesa preliminare di aprile firmata a Losanna era stata salutata trinfalmente ndr). Per Obama si tratta di un accordo storico. Dopo l'apertura del Myanmar e la ripresa delle relazioni con Cuba ora anche la fine dell'isolamento dell'Iran. Il presidente americano sarà ricordato come il politico della discontinuità col passato. Quello sul nucleare rischia di essere il più importante accordo dalla fine della guerra fredda".