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POLITICA

"L'ora della svolta radicale. Se falliremo, la colpa sarà mia"

Mano in tasca, un po' di inglese, discorso a braccio: al Senato sbarca il "Renzi style"

Il premier in un'ora e dieci di discorso preme molto sulle parole "fiducia, coraggio, svolta radicale" e "accountability". Cita Altiero Spinelli, Renzo Piano e Gigliola Cinquetti

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di Mario De Pizzo
L'Enciclopedia Treccani traduce il termine Accountability così:  "Responsabilità incondizionata, formale o non, in capo a un soggetto o a un gruppo di soggetti (accountors), del risultato conseguito da un’organizzazione (privata o pubblica), sulla base delle proprie capacità, abilità ed etica". E' questa una delle parole chiave - keywords - del discorso del premier Matteo Renzi al Senato, per aprire il dibattito sulla fiducia, che su Twitter diventa subito trend.


Un discorso durato un'ora e dieci minuti, tenuto a braccio e con le mani in tasca. In realtà, la tradizione delle "mani in tasca" fu inaugurata dall'ex presidente del Senato Carlo Scognamiglio. Nel suo discorso di insediamento sullo scranno più alto di Palazzo Madama, nel 1994, ruppe l'etichetta "ingessata" che voleva l'oratore in piedi, fermo e con tono ridondante.
Matteo Renzi ha battuto molto su questi concetti: "fiducia, coraggio, svolta". Debutta così: "Riflettevo stamattina sul fatto che io non ho l'età per sedere nel Senato della Repubblica. Non vorrei iniziare con una citazione colta e straordinaria della pur bravissima Gigliola Cinquetti, ma è così: non ho l'età". Poi annuncia subito che gradirebbe essere ricordato come l'ultimo premier ad aver chiesto la fiducia a Palazzo Madama, chiarendo le sue intenzioni sulle riforme. E su questo concetto, una gag d'ilarità con il leghista Roberto Calderoli. Riserva una stoccata a Beppe Grillo: "A differenza di qualcuno, noi siamo democratici".
Offre un omaggio ad Altiero Spinelli: "nella tradizione europeista sta la parte migliore dell'Italia". Cita l'architetto Renzo Piano: "Occorre rammendare le nostre periferie", per parlare di rilancio dell'edilizia e di cura del Paesaggio. 
Un discorso incentrato su responsabilità e azione. Il premier ricorre molto alla parola "possiamo" per delineare quanto intende fare. Si rivolge spesso ai "giovani" e ai "disoccupati". Cita la "generazione erasmus, rappresentata al governo". In chiusura accentra la responsabilità su di sè e sul governo: "Se falliremo, non avremo alibi, la colpa sarà solo mia".