POLITICA
Aveva 78 anni
Addio a Giovanni Prandini, ex ministro Dc con Andreotti e Goria
Fu travolto dallo scandalo Mani pulite e nel 2001 venne condannato a sei anni e quattro mesi per tangenti sugli appalti Anas, sentenza poi annullata due anni dopo in Appello fino al definitivo proscioglimento nel 2005 per inutilizzabilità degli atti processuali

E' morto nella notte a Brescia all'età di 78 anni Giovanni Prandini, storico esponente della Democrazia Cristiana. Era malato da tempo.
Viene eletto, per la prima volta, deputato nel 1972 (Collegio di Brescia) con la Democrazia Cristiana, a cui è sempre appartenuto fino alla sua scomparsa. Eletto senatore invece nelle legislature IX e X. L'esponente democristiano Guido Bodrato coniò la definizione "banda dei quattro" per riferirsi al gruppo composto da Prandini, Paolo Cirino Pomicino, Francesco De Lorenzo e Carmelo Conte, locuzione poi utilizzata soprattutto dalla sinistra con accezione molto negativa. È stato Ministro della marina mercantile nel governo di Giovanni Goria e in quello di Ciriaco De Mita, e Ministro dei lavori pubblici nel sesto e settimo governo di Giulio Andreotti. Il 15 gennaio 1992 la Camera dei Deputati respinge (con 190 si, 275 no e 4 astenuti) una mozione di sfiducia presentata dai Verdi contro Prandini.
Fu travolto dallo scandalo Mani pulite e nel 2001 venne condannato a sei anni e quattro mesi per tangenti sugli appalti Anas, sentenza poi annullata due anni dopo in Appello fino al definitivo proscioglimento nel 2005 per inutilizzabilità degli atti processuali.
Viene eletto, per la prima volta, deputato nel 1972 (Collegio di Brescia) con la Democrazia Cristiana, a cui è sempre appartenuto fino alla sua scomparsa. Eletto senatore invece nelle legislature IX e X. L'esponente democristiano Guido Bodrato coniò la definizione "banda dei quattro" per riferirsi al gruppo composto da Prandini, Paolo Cirino Pomicino, Francesco De Lorenzo e Carmelo Conte, locuzione poi utilizzata soprattutto dalla sinistra con accezione molto negativa. È stato Ministro della marina mercantile nel governo di Giovanni Goria e in quello di Ciriaco De Mita, e Ministro dei lavori pubblici nel sesto e settimo governo di Giulio Andreotti. Il 15 gennaio 1992 la Camera dei Deputati respinge (con 190 si, 275 no e 4 astenuti) una mozione di sfiducia presentata dai Verdi contro Prandini.
Fu travolto dallo scandalo Mani pulite e nel 2001 venne condannato a sei anni e quattro mesi per tangenti sugli appalti Anas, sentenza poi annullata due anni dopo in Appello fino al definitivo proscioglimento nel 2005 per inutilizzabilità degli atti processuali.