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CULTURA

Era nato a Ginevra nel 1920, Aveva 98 anni

​Addio a Jean Starobinski, critico letterario e psichiatra. Macron: "Spirito universale"

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Il grande critico letterario svizzero Jean Starobinski, medico e soprattutto autore di molti libri diventati dei classici della critica contemporanea, è morto lunedì a Morges all'età di 98 anni. Lo ha annunciato la sua famiglia in un comunicato riportato dall'Afp. 

"Cittadino svizzero, spirito universale, Jean Starobinski, ci ha portato più lontano nella letteratura e nelle arti e ha servito la cultura francese", scrive in un tweet il presidente, Emmanuel Macron, rendendo omaggio a questo "eminente rappresentante dell'Europa della cultura che ci lascia, quella che ci unisce e ci rende più umani". 

Nato a Ginevra il 17 novembre 1920, da una famiglia di origine polacca, "ha introdotto in Francia una lettura inedita dell'Illuminismo - come scrive Liberation -. Con La Transparence et l’Obstacle (1957) et Accusez et Séduire (2012), rinnovò la critica di Rousseau, Montesquieu e Diderot".

Starobinski era professore onorario di storia delle idee e di letteratura francese nell'Università di Ginevra (1958-85) e la sua attività si è inserita in quella illustre tradizione di studiosi svizzeri (da A. Béguin e M. Raymond a J. Rousset) che ha contribuito, in modo determinante, al rinnovamento della critica letteraria.  

Membro dell'Institut de France e dell'Accademia Nazionale dei Lincei, ha ricevuto nel 1984 il Premio Balzan.

Einaudi ha pubblicato i suoi libri: "L'occhio vivente", "Il rimedio nel male. Critica e legittimazione dell'artificio nell'età dei Lumi", "A piene mani. Dono fastoso e dono perverso", "Azione e reazione. Vita e avventure di una coppia" (2001), "Montesquieu" e "L'inchiostro della malinconia".

È autore di saggi fondamentali come "Jean-Jacques Rousseau. La trasparenza e l'ostacolo" (Il Mulino), "Montaigne. Il paradosso dell'apparenza" (Il Mulino), "La scala delle temperature: saggio su Madame Bovary" (Il Melangolo), "La malinconia allo specchio" (Garzanti), dedicato a Baudelaire, "Ritratto dell'artista da saltimbanco" (Bollati Boringhieri). 

I suoi studi di medicina e poi una formazione in psichiatria lo portano a interessarsi della depressione e che gli permettono di ottenere nel 1960 il titolo di dottore in medicina, svolgendo attività negli ospedali di Ginevra e di Losanna.       

Ha insegnato principalmente letteratura francese ma anche storia delle idee e storia della medicina nelle università John Hopkins di Baltimora (Usa) e di Basilea, come pure al Collège de France di Parigi e al Politecnico federale di Zurigo. Era membro dell'Accademia delle scienze morali e politiche, dell'Institut de France e dell'Accademia dei Lincei.