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ITALIA

Pieve Modolena

Processo Aemilia, uno dei condannati prende ostaggi in ufficio postale

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Cinque dipendenti dell'ufficio postale di Pieve Modolena, una frazione di Reggio Emilia, sono stati presi in ostaggio da un uomo, Francesco Amato, condannato il 31 ottobre a 19 anni nel processo "Aemilia" sulla presenza della 'ndrangheta al Nord Italia. L'uomo, nei cui confronti pende un ordine di carcerazione, è entrato nelle Poste di Via Fratelli Cervi con un coltello, trattenendo cinque persone.

Uno dei cinque dipendenti, una donna, sarebbe stata fatta uscire dalla filiale. Appena fuori, la donna ha avuto un mancamento ed è stata soccorsa dal personale del 118. 

Sul posto ci sono carabinieri e polizia, che stanno svolgendo trattative con Amato. Chiuse tutte le vie limitrofe. La situazione sarebbe "sotto controllo": Amato, che - riferiscono i carabinieri - non sembra in uno stato molto lucido, "ha chiesto di parlare con dei politici sulla condanna, a suo dire ingiusta", in quanto lui sarebbe "sì un delinquente, ma un delinquente onesto, non mafioso".

Stallo dopo 6 ore, pronto reparto speciale
Chiede di parlare con Salvini, parla con i carabinieri e con gli ostaggi, e si aggira con il coltello in mano, il tutto in una apparente tranquillità. Sarebbe questa, a sei ore dall'irruzione, la situazione nell'ufficio postale. Sul posto, dove si trovano autorità e forze dell'ordine, sarebbe pronto ad intervenire, all'occorrenza, anche un reparto speciale dei carabinieri del Gis. 

"Vi ammazzo tutti"
È la minaccia con cui Amato è entrato nell'ufficio e ha preso in ostaggio cinque donne. I contatti sarebbero tenuti con l'uomo dai carabinieri, in particolare da un militare, sulla soglia dell'edificio, che fa da tramite.



Viminale segue da vicino gli sviluppi
Massima allerta del Viminale che segue da vicino gli sviluppi della situazione a Modolena. Amato chiede di poter parlare con il ministro dell'Interno Matteo Salvini. Anche il sottosegretario alla giustizia Vittorio Ferraresi segue "con preoccupazione e apprensione gli sviluppi della vicenda. Sono vicino agli ostaggi, alle famiglie e alle forze dell'ordine impegnate nella difficile operazione di trattativa", scrive Ferraresi sui social.

I parenti di Amato: vuole riduzione condanna
"Ha fatto questo solo per chiedere giustizia, non per far male alle persone, per vedere se gli danno una condanna diversa" : così un cognato e una nipote di Francesco Amato giunti davanti all'ufficio postale di Pieve Modolana. Sul posto ci sarebbe anche il fratello dell'uomo, che starebbe collaborando con le forze dell'ordine per instaurare con lui un colloquio e farlo ragionare. Secondo i parenti, quella di Amato sarebbe una protesta plateale contro una condanna pesante che ritiene ingiusta. "Vuole solo diminuita la pena - ha spiegato ancora il cognato - avere 19 anni sulle spalle una persona che non ha fatto nulla, fa bollire il sangue". 

Figlia  della direttrice ha dato allarme,'lei coraggiosa
"Mia madre è molto coraggiosa, ho visto che le tremava la voce, ma credo sappia cosa dire e cosa fare, non si merita nulla di quello che potrebbe fare questa persona ": è la testimonianza della figlia della direttrice dell'ufficio postale di Pieve Modolena, frazione di Reggio Emilia,  raccolta da Telereggio da questa mattina davanti all'ufficio postale dove un condannato per mafia del processo Aemilia, Francesco Amato, ha fatto irruzione armato di coltello, tenendo in ostaggio 5 persone, tra cui la direttrice. Una di loro, la cassiera Annalisa Coluzzo, 54 anni, è stata liberata dopo aver accusato un malore: soccorsa dai carabinieri, ora sta bene. Restano in ostaggio altre 4 donne. È stata proprio la figlia della direttrice  questa mattina a dare l'allarme ai carabinieri: secondo quanto raccontato dalla ragazza, 22 anni, si era recata nell'ufficio per portare un pacco alla mamma, quando l'uomo ha fatto irruzione, gridando "vi ammazzo tutti". Lei poi è riuscita a scappare: "Aveva in mano un coltello e lo puntava alle persone", ha raccontato ancora la ragazza, che ha concluso "voglio sapere se mia mamma sta bene, voglio che esca".

Spadoni, M5s: vicina a ostaggi  
"Un latitante condannato nel maxi-processo Aemilia a 19 anni per associazione mafiosa, Francesco Amato, si è asserragliato armato di coltello all'interno di un ufficio delle Poste della frazione di Pieve Modolena, alle porte di Reggio Emilia, prendendo in ostaggio la direttrice e quattro dipendenti. Sono in corso le trattative. Siamo vicini alle forze dell'ordine che da ore, e ancora in questo momento, stanno operando per risolvere la situazione quanto prima e affinché il condannato sia assicurato alla giustizia. Un pensiero di cuore agli ostaggi e alle loro famiglie". Così, in una nota, la vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni (M5s).

Dell'Orco: Governo segue sviluppi 
"Siamo vicini agli ostaggi, alle famiglie e alle forze dell'ordine impegnate nella trattativa. Assurdo quello che sta accadendo, il governo sta seguendo gli sviluppi di queste ore". Così il sottosegretario ai Trasporti, Michele Dell'Orco, ha scritto in un post Facebook.

Amato considerato braccio armato del clan Grande Aracri
È nato a Rosarno il 27 febbraio del 1963, ma da molti anni risiede a Reggio Emilia, Francesco Amato. Amato lo scorso mercoledì era stato condannato dal Tribunale di Reggio Emilia a 19 anni di reclusione con l'accusa di associazione mafiosa nell'ambito del maxi processo "Aemilia" contro le cosche di Cutro (Kr) trapiantate in Emilia Romagna. Amato è stato ritenuto partecipe dell'associazione che fa capo al boss Nicolino Grande Aracri. In passato, peraltro, era incappato in analoghe inchieste giudiziarie contro la 'ndrangheta cutrese in Emilia, come quelle denominate "Grande Drago" e "Edilpiovra". Insieme ad altri suoi congiunti, tutti originari del Reggino, Amato aveva costituito un sodalizio che veniva considerato il braccio armato della cosca Grande Aracri. Dopo la condanna di mercoledì scorso, l'uomo è stato raggiunto da un ordine di carcerazione insieme ad altre 14 persone condannate per associazione mafiosa nello stesso processo, ma da quel momento aveva fatto perdere le sue tracce. È ricomparso questa mattina nell'ufficio postale di Pieve Madolena.