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MONDO

Afghanistan, Di Maio: pronti ad evacuare ma non abbandoneremo gli afghani

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La rapidissima avanzata dei talebani in Afghanistan è motivo di preoccupazione, e di riflessione, anche in Italia. Il premier Mario Draghi ne ha discusso telefonicamente con i ministri degli Esteri e della Difesa Luigi Di Maio e Lorenzo Guerini, prendendo in esame tra le altre cose i passi per mettere in sicurezza con la massima attenzione il personale dell'ambasciata a Kabul. E continuare a garantire il trasporto umanitario del personale afghano che ha collaborato con Roma. 
 
“Ho sentito il presidente Draghi per fare il punto della situazione. Alla Farnesina stiamo monitorando la situazione 24 ore al giorno, in stretta sinergia con la nostra ambasciata a Kabul, con i ministeri della Difesa e dell'Interno e con la nostra Intelligence. La priorità è mettere in sicurezza i nostri connazionali". Così, in un'intervista al Corriere della Sera, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Che chiarisce: "Non ci sarà un nuovo impegno militare, ma non possiamo pensare di abbandonare dopo 20 anni il popolo afghano". E per quanto riguarda la nostra ambasciata a Kabul spiega: "Ci stiamo preparando ad ogni evenienza, anche quella dell'evacuazione. Dobbiamo pensare alla sicurezza del personale della nostra ambasciata e dei nostri connazionali. Se sarà necessario, con l'importante aiuto della Difesa, porteremo tutti in sicurezza in Italia, in tempi rapidi". Di Maio chiarisce che "nel caso di evacuazione, l'ambasciata rimarrà operativa da Roma e i fondi destinati al sostegno delle forze di sicurezza afghane potranno essere ri-orientati verso la tutela dei collaboratori delle nostre componenti diplomatiche, militari e civili".
 
 
 
 L'escalation della crisi afgana è oggetto di un confronto costante al più alto livello sulla linea Palazzo Chigi-Farnesina-Difesa-Interni, e gli ultimi colloqui Draghi-DiMaio-Guerini sono arrivati mentre l'aria intorno alla capitale si fa sempre più pesante. Perché i ribelli sono lontani soltanto poche decine di chilometri, dopo aver conquistato le altre città principali, approfittando del ritiro dei militari della Nato. I diplomatici stranieri non verranno toccati, hanno assicurato i talebani, ma nelle cancellerie occidentali, inclusa Roma, si valutano tutte le possibili opzioni per proteggere i connazionali rimasti, a partire dagli staff diplomatici. Inclusolo scenario più drastico, come l'evacuazione.  
 
L'obiettivo sulla linea Roma-Washington, hanno convenuto i due alti funzionari, è rafforzare il coordinamento tra le due ambasciate e con quelled ei Paesi alleati a Kabul. E si è discusso di quali iniziative intraprendere, nel quadro del peggioramento della sicurezza sul terreno.   Finora l'orientamento emerso in altre capitali è quello di ridurre il proprio personale delle sedi diplomatiche, è il caso dei tedeschi, o di evacuare tutti, come Norvegia e Danimarca.
 
Britannici e americani hanno chiesto ai connazionali di lasciare il Paese, e secondo la Cnn gli Usa starebbero valutando di spostare l'ambasciata nell'area dell'aeroporto Mentre la Nato ha assicurato che manterrà la sua presenza diplomatica. Per quanto riguarda la sicurezza intorno all'ambasciata italiana, il personale impiegato, carabinieri, militari e intelligence, è allertato e sta seguendo attentamente la situazione.   Al di là delle decisioni da prendere nell'immediato, l'impegno dell'Italia è quello di non abbandonare l'Afghanistan. Lo hanno assicurato più volte il ministro Di Maio e Guerini e loha ribadito Ettore Sequi, che tra l'altro è stato ambasciatore a Kabul. I militari italiani hanno lasciato il Paese a fine giugno, ma il sostegno continuerà sul piano "finanziario, politico e diplomatico", ha sottolineato Sequi. La linea rossa italiana, condivisa con i partner europei e americani, è che non si potrà accettare una presa di potere violenta e non sarà riconosciuto un nuovo Emirato. Al contrario, bisognerà lavorare per preservare quei passi in avanti che Roma considera irreversibili in termini, ad esempio, di promozione del ruolo delle donne e del rafforzamento delle istituzioni democratiche. In quest'ottica, serve una nuova linfa dei negoziati tra le parti afgane ed i mediatori internazionali a Doha.   Il governo italiano è impegnato anche per aiutare gli afgani che hanno collaborato in questi 20 anni con ambasciata e militari. Farnesina e Difesa hanno già trasferito 228 persone, traduttori e le loro famiglie. Altre centinaia sono in lista e Guerini ha assicurato che, "nonostante il rapido deterioramento della sicurezza e l'attuale indisponibilità dell'aeroporto di Herat", l'operazione è "pienamente in corso".