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MONDO

Dopo l'addio di Londra

Al via la plenaria del Parlamento europeo, la prima senza i britannici: i nuovi equilibri

Entrano 27 nuovi deputati, di cui 3 eletti in Italia

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Il Parlamento europeo si riunisce oggi per la prima sessione plenaria dopo la Brexit, senza più i 73 deputati che rappresentavano il Regno Unito, ma con 27 nuovi entranti che modificano gli equilibri politici interni a un'aula di Strasburgo più stretta.

Con la Brexit l'Europarlamento passa da 751 a 705 deputati. Ma l'uscita dei britannici segna anche un leggero spostamento a destra della plenaria: i gruppi del Partito Popolare Europeo (PPE - centrodestra) e di Identità e Democrazia (ID - estrema destra) crescono in termini di consistenza numerica, mentre i liberali di Renew Europe, i Verdi e i Socialisti&Democratici (S&D - centrosinistra) registrano un saldo negativo di deputati a causa della Brexit.

Elemento molto simbolico nell'era del Green Deal: Identità e Democrazia supera i Verdi come quarta formazione del Parlamento europeo. Allo stesso tempo i liberali di Renew Europe, che il 24 maggio avevano rivendicato con i Verdi la vittoria del campo europeista alle elezioni europee, scendono sotto la quota psicologica di 100 deputati.

In una legislatura particolarmente instabile in termini di numeri, i nuovi rapporti di forza interni all'Europarlamento potrebbero avere un impatto sulla capacità della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, di portare avanti il suo programma in modo efficace. La "maggioranza" che sostiene von der Leyen - composta da PPE, S&D e Renew - di fatto ha perso 12 parlamentari in un Parlamento che conta 46 deputati in meno.

L'opposizione - se si sommano euroscettici di estrema destra e estrema sinistra - conquista un paio di seggi in più. Nello specifico il PPE si rafforza con 5 deputati in più, senza perderne alcuno a causa della Brexit (da 182 a 187 deputati). I S&D perdono 6 europarlamentari (da 154 a 148) dopo l'uscita dei 10 laburisti e l'ingresso di 4 nuovi membri. Renew subisce un taglio di 11 deputati (da 108 a 97), con 17 britannici in meno e solo 6 nuovi arrivati. Identità e Democrazia (ID) cresce di 3 unità (da 73 a 76) e supera i Verdi che perde 7 membri (da 74 a 67). I Conservatori e riformatori europei (ECR) perdono 1 membro (da 62 a 61), così come la sinistra Unitaria Europa (da 41 a 40).

A livello di rappresentanze nazionali, la Brexit avvantaggia sopratutto Spagna e Francia (5 seggi in più ciascuno), seguite da Italia e Olanda (3 seggi in più), Irlanda, Danimarca, Estonia, Croazia, Austria, Polonia, Romania, Slovacchia, Finlandia e Svezia (1 seggio in più).

Gli italiani
Dopo l'uscita del Regno Unito l'Italia passa dunque da 73 a 76 seggi perdendo la parità storica con la Francia. I nuovi entranti italiani sono Salvatore De Meo per Forza Italia (gruppo PPE), Sergio Berlato per Fratelli d'Italia (gruppo ECR) e Vincenzo Sofo della Lega (gruppo ID). Ma grazie alla scelta di Emmanuel Macron di candidare anche cittadini non francesi nelle liste de la Republique en Marche lo scorso 24 maggio, ci sarà un settantasettesimo italiano nella plenaria di Strasburgo: Sandro Gozi (Italia Viva), che siederà nei banchi di Renew Europe.

Sergio Antonio Berlato, vicentino, di Fratelli d'Italia, appassionato cacciatore, è stato protagonista di una polemica dovuta ad una vignetta da lui pubblicata su Facebook a Natale contro le "signorine animaliste e vegane" che lo avevano attaccato a causa della sua predilezione per l'attività venatoria. Berlato ha poi rimosso la vignetta.

Salvatore De Meo, di Forza Italia, attuale sindaco di Fondi (Latina), primo dei non eletti nella circoscrizione Centro.

Vincenzo Sofo, della Lega. Milanese di origini calabresi, è stato responsabile giovanile milanese della Destra di Francesco Storace, per poi aderire alla Lega nel 2009. Con il sito iltalebano.com, insieme al sociologo Fabrizio Fratus, propugna il "rinnovamento del progetto leghista in chiave identitaria nazionale". E' noto per essere fidanzato con Marion Marechal Le Pen, nipote di Marine Le Pen.

Sandro Gozi, eletto nelle fila della République En Marche di Emmanuel Macron. Già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Matteo Renzi prima e con Paolo Gentiloni poi, il politico romagnolo (è nato a Savignano sul Rubicone) ha lavorato alla Commissione Europea ed è stato nel gabinetto di Romano Prodi quando il Professore guidava l'esecutivo Ue.