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SCIENZA

Cambiamento climatico

L'Alaska in fiamme, o quasi

Allarme incendi nel grande Nord statunitense: all'inverno povero di neve e alla primavera scarsa di pioggia, sta seguendo un'estate di incendi boschivi

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Gli incendi visti dal satellite
di Stefano Lamorgese
Quando si pensa all'Alaska l'immaginazione corre alle distese innevate del Grande Nord, ai picchi di ghiaccio del monte McKinley, la vetta più elevata dell'intero Nordamerica. A nessuno viene in mente di associare la "last frontier" (così la chiamano gli americani), con gli incendi boschivi che tormentano d'estate la vegetazione delle aree calde e temperate.

Eppure - un'altra inequivocabile prova del poderoso riscaldamento globale in atto e delle conseguenze climatiche che ciò comporta - anche l'Alaska sterminata è ora colpita dal fenomeno degli incendi.

Allarme incendi
Anche il Washington Post, quotidiano nazionale, lancia l'allarme: Già bruciato un milione di acri di bosco; e prevede che la stagione dei fuochi sia solo all'inizio.

La previsione non è azzardata. In effetti, anche se a molti sembrerà strano, gli incendi in Alaska non cotituiscono una novità. Nel Giugno 2004, per esempio, la casistica degli incendi boschivi fu paragonabile a quella attuale. Come ricorda il sito web specializzato Alasaka - Wildland fire information, undici anni fa andarono distrutti nel sesto mese dell'anno 4700 km quadrati (1.153.257 acri) di foresta, a causa di 216 incendi.

Quest'anno è andata ancora peggio: i roghi - quando manca ancora il computo dell'ultimo giorno del mese - sono stati 399, con 6500 kmq distrutti. Eccezionale, dicono gli osservatori e i vigili del fuoco, è stata anche la quantità di fulmini caduti. E insolitamente alto anche il numero degli edifici e delle strutture antropiche danneggiate.

Numeri
Per mettere un po' d'ordine in questa serie di informazioni che portebbero creare confusione, è forse il caso di ricordare la proporzione tra la superficie colpita dagli incendi e quella totale dell'Alaska. Lo stato americano si estende per 1.717.854 kmq: le poche migliaia andate in fumo costituiscono quindi una porzione davvero minuscola del territorio.

Un clima diverso
La vera novità registrata quest'anno, insomma, è stata l'avvio precocissimo del fenomeno e la sua rapida crescita.
Le cause sono evidenti: un inverno con poca neve e una primavera con poche piogge hanno lasciato il suolo molto più asciutto del solito, una sotuazione che rende l'immenso stato del Nord molto più vulnerabile del solito all'effetto delle fiamme.