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MONDO

La "guerra dei dazi"

L'allarme di Christine Lagarde: "La guerra commerciale tra USA e Cina minaccia l'economia mondiale"

Ma intanto gli Usa confermano di essere pronti a innalzare i dazi su 200 miliardi di dollari di beni esportati dalla Cina dal 10% al 25% a partire da venerdì, se non si troverà un accordo, e accusano Pechino di aver tentato una retromarcia rispetto agli impegni presi durante i colloqui per risolvere la disputa commerciale

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Parole molto nette quelle pronunciate sulla "crisi dei dazi" tra Stati Uniti e Cina dalla direttrice del Fondo Monetario al Forum di Parigi e ribadite in una intervsita a Bloomberg. "In una guerra commerciale perdono tutti: le trattative commerciali fra Stati Uniti e Cina richiedono tempo, e un loro fallimento è una minaccia per l'economia globale", dice Christine Lagarde a Bloomberg.  

"Chiaramente le tensioni tra Stati Uniti e Cina sono una minaccia per l'economia mondiale", afferma Lagarde a una conferenza a Parigi, aggiungendo che recenti "voci e tweet" hanno reso meno probabile un accordo tra i due colossi economici globali.

Durante l'evento del Forum di Parigi, anche il ministro dell'Economia francese, Bruno Le Maire, ha messo in guardia dall'impatto di una guerra commerciale tra le due maggiori economie del mondo. "Stiamo seguendo da vicino gli attuali negoziati tra la Cina e gli Stati Uniti e vogliamo che rispettino i principi di trasparenza e multilateralismo", ha affermato Le Maire, che ha invitato le due parti a "evitare di prendere decisioni che potrebbero minacciare e minare la crescita globale nei prossimi mesi".

Secondo il ministro "aumentare le tariffe è sempre un vicolo cieco e una decisione negativa per il mondo intero, per gli Stati Uniti, per la Cina, per la zona euro, per l'Europa e per la crescita mondiale". La Cina ha fatto sapere che il suo principale negoziatore commerciale visiterà gli Stati Uniti per colloqui con i suoi omologhi americani questa settimana.

Conto alla rovescia per i dazi di Trump
Ma intanto gli Usa confermano la minaccia di innalzare i dazi su 200 miliardi di dollari di beni esportati dalla Cina dal 10% al 25% a partire da venerdì, se non si troverà un accordo, e accusano Pechino di aver tentato una retromarcia rispetto agli impegni presi durante i colloqui per risolvere la disputa commerciale. E le Borse, alla vigilia della ripresa dei negoziati a Washington, tremano: i listini europei, tranne Milano, continuano il trend negativo, cosi' come i futures di Wall Street; quelle asiatiche vedono Tokyo in calo dell'1,51% (anche a causa della chiusura di lunedi'), mentre Shanghai e Hong Kong hanno tentato un debole rimbalzo, soprattutto dopo la notizia che il vicepremier cinese, Liu He, partecipera' al negoziato a Washington a partire da giovedi'.

Tria: "Intesa è cruciale per l'Italia"
Intanto, il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, auspica l'accordo, mettendo l'accento sull'importanza per l'economia italiana: "Per l'Italia, che e' un Paese esportatore, il fatto che ci sia un'intesa e che dunque non ci siano effetti negativi sul commercio internazionale, e' una questione cruciale".

Ma gli Usa attaccano e accusano la Cina di volersi rimandare "gli impegni precedenti": "Nell'ultima settimana abbiamo visto un'erosione degli impegni da parte della Cina. Nella nostra visione e' inaccettabile", ha dichiarato il rappresentante Usa per il Commercio, Robert Lighthizer. Un giudizio condiviso anche dal segretario al Tesoro Usa, Steve Mnuchin, considerato il funzionario Usa piu' incline a un accordo con la Cina. Nel fine settimana, sono emerse "nuove informazioni" che lasciano trapelare l'intenzione di "cambiare l'accordo drammaticamente" in una direzione sgradita a Washington, ha detto Mnuchin, e "l'intero team economico e' completamente unito e ha raccomandato al presidente di procedere con le tariffe se non raggiungeremo un accordo entro la fine della settimana".

Ne' Washington, ne' Pechino sembrano comunque intenzionate a far saltare il tavolo dei colloqui. La Cina auspica di lavorare assieme con gli Usa, ha detto il portavoce del Ministero degli Esteri, Geng Shuang, avvertendo che "i dazi non risolvono il problema". Poco prima, in un segnale recepito positivamente dai mercati, il ministero del Commercio di Pechino aveva confermato che il vice primo ministro, Liu He, sara' a Washington giovedi' e venerdi' per riprendere i negoziati con la delegazione Usa (la notizia ha fatto schizzare l'indice Composite della Borsa di Shanghai, che ha chiuso la seduta in rialzo dello 0,69%).

Un invito alla calma e' arrivato anche dalla stampa di Pechino: in un editoriale pubblicato sulla sua versione in cinese, il Global Times sottolinea che "anche nel caso in cui saltino i negoziati e Washington aumenti complessivamente le tariffe, questo non significa che la porta per i colloqui sia chiusa".