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ITALIA

Scuola, l'allarme della Fondazione Agnelli: tra dieci anni un milione di studenti in meno

Prevista una perdita di 55mila cattedre. La soluzione: classi meno numerose, compresenza e attività pomeridiane

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  Meno studenti e dunque meno classi e meno insegnanti, in tutta Italia. È lo scenario del prossimo decennio che per la scuola italiana prospettano le elaborazioni della Fondazione Agnelli, a partire dai dati Istat sull'evoluzione demografica. In particolare, in Italia, secondo l'approfondimento disponibile sul sito della Fondazione Agnelli da oggi, la popolazione in età scolare fra i 3 e i 18 anni (dalla scuola dell'infanzia alla secondaria di II grado) che oggi è di circa 9 milioni, fra 10 anni, nel 2028, sarà scesa a 8 milioni.   La diminuzione della popolazione studentesca, pertanto, investirà nei prossimi 10 anni in modo progressivo e differenziato tutte le regioni del Paese, a partire dalla scuola dell'infanzia e dalla primaria, con conseguenze anche sugli organici del corpo insegnante.       

  Un milione di studenti in meno

La popolazione fra 3 e 5 anni diminuirà ovunque già da oggi, portando nel 2028 a una riduzione di circa 6.300 sezioni della scuola dell'infanzia a livello nazionale, a regole vigenti. Gli iscritti alla scuola primaria (6-10 anni) diminuiranno consistentemente al Nord, al Centro e al Sud (con un picco del 24% in Sardegna e del 20% in Campania, ma lo stesso Veneto scenderà del 18%) con una perdita di circa 18.000 classi. Gli iscritti alla scuola media (11-13 anni) continueranno a crescere debolmente per qualche anno al Nord e al Centro, per poi unirsi al Sud nel declino, con una perdita totale al 2028 di circa 9.400 classi. Una traiettoria simile alle medie, sebbene più spostata in là nel tempo, avrà anche la popolazione fra i 14 e i 18 anni, con una perdita complessiva alle scuole superiori di circa 3.000 classi nel decennio (in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Lazio il saldo nel 2028 sarà, però, ancora positivo).  

Prevista una perdita di 55mila cattedre

A partire da queste previsioni demografiche sulla popolazione in età scolare, la Fondazione Agnelli ha provato a quantificare gli effetti sugli organici del corpo insegnante, dato che la diminuzione degli studenti e delle classi si tradurrà in una contrazione in tutti i gradi scolastici. Potrebbero essere oltre 55.000 i posti/cattedre in meno fra 10 anni, a partire dai gradi inferiori. Il fenomeno investirà progressivamente tutte le regioni, comprese quelle del Nord; si può quindi prevedere un raffreddamento della mobilità territoriale dei docenti, poiché diminuiranno le opportunità di trasferirsi dal Sud al Centro-Nord per entrare in ruolo.        

''A soffrirne - commenta il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto - sarà il rinnovamento del corpo docente e probabilmente anche la capacità di innovazione didattica dell'intero sistema d'istruzione. Una situazione del genere propone problemi e sfide nuove alle politiche scolastiche dei governi futuri, che dovranno sapere tenere conto delle onde lunghe dei cambiamenti demografici'', aggiunge Gavosto secondo cui ''una prima alternativa è non fare nulla: accettare la riduzione degli organici determinata dal declino demografico, con la conseguente minore capacità di rinnovamento del corpo docente. Tale soluzione potrebbe portare, peraltro, a un risparmio di quasi 2 miliardi di euro annui.        

Alternative: classi più piccole e moduli pomeridiani

''Ma ci sono alternative - osserva - una potrebbe essere aumentare il numero medio di insegnanti per classe, come avvenne nel 1990 con l'introduzione del modulo didattico alle scuole elementari, favorendo lo sviluppo di forme di co-progettazione interdisciplinare anche ai gradi superiori. Una seconda ipotesi consiste nella riduzione del numero medio di studenti per classe. L'alternativa che tuttavia appare preferibile a chi dà priorità al miglioramento della qualità dell'istruzione in Italia - conclude - è un rafforzamento generalizzato della 'scuola del pomeriggio', con più possibilità di scelta del tempo pieno/prolungato, attività integrative, supporto ai percorsi personalizzati, contrasto all'abbandono''.