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SALUTE

Sono moltissimi gli alimenti che possono dare intolleranza

Allergie alimentari, a tavola col nemico

Reazioni anche violente, fino allo shock anafilattico provocato solamente dall'odore. Intervista alla dott.sa Mona-Rita Yacoub. Allergologia ed Immunologia IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.

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Mona-Rita Yacoub, Allergologia ed Immunologia IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano
Dottoressa Yacoub,  uova, latte, pesce, crostacei: ci sono alimenti che in alcuni soggetti possono provocare veri e propri attacchi allergici, fino ad arrivare allo shock anafilattico. Cosa accade in quegli organismi a contatto con questi alimenti? 
Al momento dell’assunzione di questi alimenti, in un soggetto allergico, si innesca una cascata infiammatoria che porta al rilascio massivo di istamina e altri mediatori dell'allergia, che producono effetti importanti a livello sistemico:  orticaria, angioedema, asma, rinite, edema della glottide, fino ad arrivare a severa ipotensione e shock anafilattico con perdita di coscienza. 
C'è poi il vasto capitolo delle intolleranze alimentari: dalla celiachia a quella al lattosio. Quali sono e quali effetti possono avere, a lungo termine
La celiachia o intolleranza al glutine (proteina presente in avena, frumento, farro, kamut, orzo, segale, spelta e triticale), rappresenta una malattia autoimmune geneticamente determinata, caratterizzata da un’infiammazione, che si scatena quando il soggetto mangia glutine . Quest’infiammazione porta ad un danno della mucosa intestinale con conseguente atrofia dei villi, che provoca a sua volta malassorbimento di varie sostanze nutritive essenziali per l’organismo. In rari casi il protrarsi dell’infiammazione può associarsi a rischio di degenerazione neoplastica , il linfoma intestinale.
L’intolleranza al lattosio è invece causata dal deficit di un’enzima, la lattasi, deputata alla scissione del  lattosio in glucosio + galattosio, che solo sotto questa forma possono essere assorbiti. Si caratterizza con la comparsa di sintomi gastrointestinali come gonfiore addominale, diarrea, dolori addominali e gastrici, e digestione rallentata, che insorgono in seguito all’ingestione di alimenti ricchi di lattosio, quali latte, formaggi freschi e yogurt. Il soggetto intollerante al lattosio deve evitare tali alimenti mentre può continuare a mangiare latticini poveri di lattosio come i formaggi stagionati. Invece i soggetti allergici alle proteine del latte vaccino devono evitare rigorosamente tutti gli alimenti contenenti latte, anche in tracce.
Ci sono anche persone che sospettano un’intolleranza a specifici alimenti perché hanno sintomi a livello gastrointestinale con manifestazioni di prurito cutaneo e cefalea ma sono tuttavia intolleranti all’istamina contenuta negli alimenti e non all’alimento stesso. Questo in particolare accade nei soggetti che hanno un deficit dell’enzima (diaminossidasi) il cui compito è degradare l’istamina nell’organismo.  Invece, in altre persone che lamentano gonfiore addominale, diarrea, e dolori addominali dopo i pasti, sono alcuni tipi di carboidrati a catena corta (i cosiddetti FODMAP=Fermentabili Oligo-, Di- e Mono-saccaridi e Polioli) la causa dei sintomi e pertanto il cardine della terapia sarà l’approccio dietetico.

Molte persone, alla prima diarrea subito classificata come colite, eliminano intere categorie alimentari. Come essere sicuri, invece, che si è allergici o intolleranti, quali gli esami?
I soggetti che presentano sintomi intestinali in seguito all’ingestione di alimenti devono essere inquadrati dal punto di vista allergologico e gastroenterologico.
Nei pazienti con sospetta allergia alimentare sono indicati i test allergologici: prick test con estratti alimentari ed alimenti freschi ed eventuale dosaggio delle IgE specifiche, prescrivibili dallo specialista allergologo. Nella diagnostica dell'allergia alimentare il gold standard è rappresentato dal test di scatenamento con l'alimento sospetto, da effettuare in centri specializzati. In alcuni casi, quando i test allergologici non hanno dato esiti conclusivi o  quando il test di scatenamento non è possibile (ad esempio in caso di gravi reazioni), si può effettuare un esame del sangue, il test di attivazione dei basofili per alimenti e conservanti (oltre che per farmaci), disponibile in alcuni centri specializzati, tra cui l’Ospedale San Raffaele di Milano. Rappresenta un esame di pertinenza specialistica per casi selezionati.
Nel caso si sospetti la correlazione dei sintomi con l’ingestione di glutine o di latticini, il dosaggio degli anticorpi antitransglutaminasi e il breath test al lattosio rispettivamente sono le indagini di primo livello da effettuare. In caso di positività degli anticorpi antitransglutaminasi, è comunque consigliabile procedere con un esame endoscopico (esofagogastroduodenoscopia=EGDS) per valutare lo stato della mucosa intestinale.
Nelle forme in cui si sospetti un ruolo causale dell'istamina, è possibile ( in alcuni centri, sicuramente al San Raffaele ) effettuare il dosaggio della diaminossidasi. Rappresenta anch’esso un esame di pertinenza specialistica da fare solo in casi selezionati. Tutti gli altri test diagnostici attualmente proposti per la diagnosi delle intolleranze alimentari non sono scientificamente validati e possono portare a diete incongrue, per cui le società scientifiche italiane ed internazionali concordano nello sconsigliare l’esecuzione di tali test (DRIA test, VEGA test, test del capello, test del DNA…).
Una volta escluso il ruolo di alimenti specifici, il paziente deve essere indirizzato dallo specialista gastroenterologo, anche per valutare l'indicazione ad eventuali approfondimenti endoscopici (EGDS e/o colonscopia), che possono essere dirimenti in alcuni casi. Se questi escluderanno patologie organiche si potrà giungere alla diagnosi di sindrome dell'intestino irritabile e procedere agli opportuni consigli dietetici e terapeutici. 

Si riesce a guarire da queste problematiche legate all'alimentazione? 
Purtroppo di allergia alimentare non si guarisce, anche se sono in fase di studio dei vaccini (immunoterapia allergene specifica) per alimenti, con risultati promettenti. Tuttavia un’accurata definizione del profilo allergologico individuale, attualmente possibile grazie all’utilizzo nella diagnostica allergologica molecolare, permette di stratificare i pazienti secondo il rischio di reazione e pertanto dare indicazioni dietetiche meno restrittive (ad esempio si può tollerare l’ingestione di un alimento cotto quando la molecola alla quale il paziente è allergico è termolabile). 
La celiachia è una malattia autoimmune permanente e l’unica terapia consiste nell’evitare rigorosamente il glutine, anche in tracce, per tutta la vita.
L’intolleranza al lattosio è solitamente permanente. Nel caso di pazienti con una malattia infiammatoria o infettiva, il deficit di lattasi può essere transitorio e il paziente, una volta trattato per la malattia intestinale di base, può riprendere a tollerare nuovamente l’ingestione di alimenti contenenti lattosio. 

Può capitare di essere allergici non tanto all'alimento ma ai conservanti, coloranti e i molti composti presenti spesso a nostra insaputa in quello che mangiamo?
L’allergia agli additivi - conservanti e coloranti – presenti sia negli alimenti che nei farmaci, dà prevalentemente luogo a sintomi cutanei (orticaria, angioedema o rash cutanei) e respiratori (asma e rinite). I conservanti maggiormente in causa sono i solfiti e i benzoati, anche se sono sempre più frequenti reazioni da ipersensibilità ad altri additivi utilizzati nell'industria alimentare e farmaceutica. L'allergia a conservanti è da sospettare nei pazienti che presentano reazioni a vari farmaci (in particolare quando la reazione avviene con un farmaco con identico principio attivo ma eccipienti diversi) ed alimenti conservati. 


Cosa fare nell'immediato se mangiando qualcosa co sentiamo molto male, o viceversa abbia o un senso di malessere che non passa per molto tempo?
I  pazienti che presentano una reazione acuta grave (senso di svenimento, senso di costrizione faringeo con difficoltà a respirare, parlare o respirare, orticaria e angioedema in associazione a sintomi gastrointestinali) dopo l'ingestione di un alimento sospetto e che non hanno ancora un piano terapeutico devono recarsi immediatamente in ospedale per essere trattati con i farmaci specifici. I pazienti che lamentano da tempo sintomi correlati con l’ingestione di alimenti devono programmare una valutazione dallo specialista allergologo per innescare l’iter diagnostico appropriato e ricevere gli opportuni consigli dietetici e terapeutici.

Mona-Rita Yacoub 
Allergologia ed Immunologia IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano