ITALIA
Gli amanti killer di Saronno. Lei al medico: se vuoi uccido anche i bambini

E' nel torbido intreccio di un amore diabolico tra un'infermiera che odiava il marito e un medico anestesista che applicava la sua etica della morte quasi sistematicamente nelle corsie di un ospedale - dove molti avrebbero saputo e taciuto - che si devono trovare le radici della drammatica vicenda emersa a Saronno, nel Varesotto. Dove le indagini dei carabinieri hanno portato alla luce morti sospette tra i ricoverati e presunti omicidi in famiglia.
"Se vuoi uccido anche i bambini". "No, i bambini no". E' la conversazione shock - una delle più inquietanti - intercettata dai carabinieri. Ai due capi del telefono ci sono Laura Taroni, infermiera 40enne e Leonardo Cazzaniga 60 anni anestesista. I due sono amanti e secondo la ricostruzione degli inquirenti avrebbero progettato a tavolino la morte del marito di lei. E nello stralcio di conversazione lei propone al suo amante di liberarsi anche dei suoi figli di 11 e 8 anni. “Se vuoi, li uccido anche loro..."
Una trama violenta che nasce dal rancore per la convivenza forzata in famiglia, a Lomazzo, piccola cittadina nel Comasco, e dal desiderio di liberarsi dai vincoli che impediscono quella passione. "Li vedevano tutti, erano stati sorpresi diverse volte a scambiarsi effusioni nei reparti", raccontano i colleghi sentiti dagli inquirenti.
Ma i due non si limitavano ad amoreggiare. Progettavano una morale della morte. "Secondo te potrei essere accusato di omicidio volontario? (...) Se si documenta che ho praticato l'eutanasia...io non sono neanche l'unico", diceva all'amante in un'intercettazione. E lei: "L'eutanasia è un'altra cosa (...) cioé tu firmi e ti fanno un cocktail di farmaci (...) loro non riuscivano nemmeno a respirare". A fronte di questa passione sfrenata, di questa complicità totale, la vicinanza quotidiana del marito 45enne "che pretendeva rapporti sessuali" e a cui la moglie "metteva dei medicinali nell'acqua per abbattergli la libido" doveva sembrare una sofferenza insopportabile ai due folli amanti. Laura viveva anche con i due figli di 11 e 8 anni.
Di fianco a loro, in una casa su tre livelli, ben tenuta, vivono invece i parenti dell'uomo che lei "odiava", come si evince senza mezzi termini da intercettazioni. Così alla fine, prendendo 'esempio' dal protocollo di farmaci usato per la sua 'dolce morte' - conosciuto da molti colleghi come il "protocollo Cazzaniga" - è scattato il piano "delle menti omicide messe insieme così geniali" per eliminare il marito. Che prevedeva "del cardiotonico e dei betabloccanti nel caffè" giorno dopo giorno, contemporaneamente facendogli credere (grazie alla complicità di altri medici, ora indagati) che fosse molto malato.
Lui alla fine è morto nel giugno del 2013 (la Procura ritiene che si sia trattato di omicidio) e allora il delirio si è spostato sui parenti superstiti e ha coinvolto anche uno dei due figli della donna in orrendi ragionamenti di morte. "Ma poi la nonna Maria la facciamo fuori...", e "Poi c'è tua zia Gabriella... (...) Le avresti fatte sparire così? Non è così semplice, sono grosse! L'umido da noi passa solo una volta a settimana (...) non abbiamo più neanche i maiali". Intorno i capannoni ipotecati, le stalle senza più animali, i debiti. "Noi abbiamo un'arma segreta che loro non sanno", diceva l'infermiera ai figli pensando alla successione e a come uscire dai guai economici. "Papà non ha messo l'ipoteca sull'azienda ma sulla casa degli zii". "Prima c'è il nonno, poi ci sono io e la nonna Maria (deceduta per cause naturali, morte ora al vaglio degli inquirenti, ndR) quindi metà e metà". "Ma poi la nonna Maria la facciamo fuori", replicavano i ragazzi. "La Nene possiamo far fuori quando vogliamo e anche la zia Adriana".
"Se vuoi uccido anche i bambini". "No, i bambini no". E' la conversazione shock - una delle più inquietanti - intercettata dai carabinieri. Ai due capi del telefono ci sono Laura Taroni, infermiera 40enne e Leonardo Cazzaniga 60 anni anestesista. I due sono amanti e secondo la ricostruzione degli inquirenti avrebbero progettato a tavolino la morte del marito di lei. E nello stralcio di conversazione lei propone al suo amante di liberarsi anche dei suoi figli di 11 e 8 anni. “Se vuoi, li uccido anche loro..."
Una trama violenta che nasce dal rancore per la convivenza forzata in famiglia, a Lomazzo, piccola cittadina nel Comasco, e dal desiderio di liberarsi dai vincoli che impediscono quella passione. "Li vedevano tutti, erano stati sorpresi diverse volte a scambiarsi effusioni nei reparti", raccontano i colleghi sentiti dagli inquirenti.
Ma i due non si limitavano ad amoreggiare. Progettavano una morale della morte. "Secondo te potrei essere accusato di omicidio volontario? (...) Se si documenta che ho praticato l'eutanasia...io non sono neanche l'unico", diceva all'amante in un'intercettazione. E lei: "L'eutanasia è un'altra cosa (...) cioé tu firmi e ti fanno un cocktail di farmaci (...) loro non riuscivano nemmeno a respirare". A fronte di questa passione sfrenata, di questa complicità totale, la vicinanza quotidiana del marito 45enne "che pretendeva rapporti sessuali" e a cui la moglie "metteva dei medicinali nell'acqua per abbattergli la libido" doveva sembrare una sofferenza insopportabile ai due folli amanti. Laura viveva anche con i due figli di 11 e 8 anni.
Di fianco a loro, in una casa su tre livelli, ben tenuta, vivono invece i parenti dell'uomo che lei "odiava", come si evince senza mezzi termini da intercettazioni. Così alla fine, prendendo 'esempio' dal protocollo di farmaci usato per la sua 'dolce morte' - conosciuto da molti colleghi come il "protocollo Cazzaniga" - è scattato il piano "delle menti omicide messe insieme così geniali" per eliminare il marito. Che prevedeva "del cardiotonico e dei betabloccanti nel caffè" giorno dopo giorno, contemporaneamente facendogli credere (grazie alla complicità di altri medici, ora indagati) che fosse molto malato.
Lui alla fine è morto nel giugno del 2013 (la Procura ritiene che si sia trattato di omicidio) e allora il delirio si è spostato sui parenti superstiti e ha coinvolto anche uno dei due figli della donna in orrendi ragionamenti di morte. "Ma poi la nonna Maria la facciamo fuori...", e "Poi c'è tua zia Gabriella... (...) Le avresti fatte sparire così? Non è così semplice, sono grosse! L'umido da noi passa solo una volta a settimana (...) non abbiamo più neanche i maiali". Intorno i capannoni ipotecati, le stalle senza più animali, i debiti. "Noi abbiamo un'arma segreta che loro non sanno", diceva l'infermiera ai figli pensando alla successione e a come uscire dai guai economici. "Papà non ha messo l'ipoteca sull'azienda ma sulla casa degli zii". "Prima c'è il nonno, poi ci sono io e la nonna Maria (deceduta per cause naturali, morte ora al vaglio degli inquirenti, ndR) quindi metà e metà". "Ma poi la nonna Maria la facciamo fuori", replicavano i ragazzi. "La Nene possiamo far fuori quando vogliamo e anche la zia Adriana".