Italia

Milano

Eni, indagato l'ad Descalzi per corruzione

Il nuovo ad sarebbe coinvolto nelle indagini per tangenti in Nigeria

Ci sarebbe anche il nuovo amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, tra gli indagati dalla Procura di Milano. E' quanto anticipa il Corriere della Sera secondo il quale all'ad sarebbe contestato il reato di "corruzione internazionale" in merito all'acquisizione, nel 2011, di un giacimento petrolifero al largo della Nigeria del valore di un miliardo e 300 milioni di dollari. Tra gli inquisiti ci sarebbero anche l'ex amministratore delegato Paolo Scaroni e Luigi Bisignani.

Il filone di indagine milanese sul 'cane a quattro zampe' ha avuto impulso dopo l'acquisizione da parte dei pm milanesi delle intercettazioni dell'indagine del 2010 dei colleghi di Napoli Henry John Woodcock e Francesco Curcio sulla cosiddetta P4, in cui era coinvolto anche Luigi Bisignani, che ha patteggiato un anno e 7 mesi di reclusione. Secondo l'accusa, l'Eni è indagata per gli illeciti commessi dal suo management in relazione al giacimento petrolifero offshore OPL 245. Alla società infatti la Guardia di finanza ha notificato, nei mesi scorsi, anche una richiesta di acquisizione dei documenti riguardanti l'accordo per l'acquisizione stipulato nel 2011 con il governo nigeriano e le trattative intervenute in precedenza con la società Malabu.

Dalle intercettazioni dell'indagine napoletana era emerso infatti l'intervento di Bisignani sui vertici dell'Eni di allora. Bisignani parlava al telefono con l'ex numero 1 di Eni Paolo Scaroni e anche con Claudio Descalzi. Quella telefonata, che avrebbe dato una svolta all'inchiesta della Procura di Milano su una presunta corruzione internazionale, è stata smentita dallo stesso Scaroni lo scorso 3 aprile in Senato: "Non ho mai parlato con Bisignani, né per telefono né in qualunque altro modo, del blocco 245, quindi quella telefonata non può essere mia".

Secondo le indiscrezioni riportate dal quotidiano circa 80 milioni di dollari, ossia una parte della presunta maxi-tangente da 190 milioni che sarebbe stata versata a pubblici ufficiali nigeriani, sono stati già sequestrati nei mesi scorsi dalla magistratura svizzera. Da quanto si è saputo inoltre le autorità londinesi ieri hanno sequestrato in via preventiva circa 110 milioni di dollari su un conto inglese dell'intermediario nigeriano Emeka Obi. 

Eni: "Estranei a illeciti"
Eni ribadisce "la sua estraneità da qualsiasi condotta illecita". In una nota, la società spiega di aver stipulato gli accordi per l'acquisizione del blocco unicamente con il Governo Nigeriano e la società Shell. "L'intero pagamento per il rilascio a Eni e Shell della relativa licenza è stato eseguito unicamente al governo nigeriano. Eni - si legge nella nota - prende atto che, da documenti notificati ieri alla società nell'ambito di un procedimento estero che dispone il sequestro di un conto bancario di una societa' terza su richiesta della Procura di Milano, risultano indagati presso la Procura di Milano l'Amministratore Delegato e il Direttore Operazioni e Tecnologie". Eni "sta prestando la massima collaborazione alla magistratura e confida che la correttezza del proprio operato emergera' nel corso delle indagini".