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"No a una società di pochi e per pochi". E lunedì vola in Chiapas

Il Papa in Messico: "Basta arricchirsi con i beni di tutti"

Basta impossessarsi di beni che sono per tutti. Rito a Ecatepec, popoloso sobborgo di Città del Messico, mai visitato dai papi. Fuoriprogramma, scende dall'auto per salutare un gruppo di suore di clausura, riceve grande mazzo di fiori. La visita ai piccoli pazienti dell'ospedale pediatrico

Nella città-satellite di Ecatepec, sobborgo periferico di Città del Messico ma grande come una metropoli europea, papa Francesco ha lanciato un forte messaggio contro le tentazioni "degradanti" della "ricchezza", soprattutto se ottenuta "impossessandosi di beni che sono stati dati per tutti", della "vanità" e dell'"orgoglio", e contro l'idea di "una società di pochi e per pochi". E ha rinnovato il suo appello a opporsi ai "trafficanti di morte", che distruggono vite umane sfruttando "la disperazione e la povertà".
   
E' stato un nuovo bagno di folla per Bergoglio, in questo suo terzo giorno messicano, con la messa nell'area del Centro Studi di Ecatepec, una spianata contenente fino a 400 mila persone. E nell'omelia ha richiamato a che la Quaresima sia "tempo di conversione" perché "quotidianamente faccio esperienza nella nostra vita" di come il "sogno di Dio" di essere tutti suoi figli "si trova sempre minacciato dal padre della menzogna, da colui che vuole dividerci, generando una società divisa e conflittuale. Una società di pochi e per pochi".
   
"Quante volte - ha detto il Papa - sperimentiamo nella nostra carne, o nella nostra famiglia, in quella dei nostri amici o vicini, il dolore che nasce dal non sentire riconosciuta quella dignità che tutti portiamo dentro". Quante volte, ha proseguito, "abbiamo dovuto piangere e pentirci, perché ci siamo resi conto di non aver riconosciuto tale dignità negli altri. Quante volte - e lo dico con dolore - siamo ciechi e insensibili davanti al mancato riconoscimento della dignità propria e altrui".
   
"Questo riguarda tutti noi", ha rilevato. Francesco ha poi invitato ad "aprire gli occhi di fronte a tante ingiustizie che attentano direttamente al sogno e al progetto di Dio" e a "smascherare" le "tre tentazioni che cercano di degradare e di degradarci", indicandole nella "ricchezza", la "vanità" e l'"orgoglio". La ricchezza, "impossessandoci di beni che sono stati dati per tutti, utilizzandoli solo per me o per 'i miei'. E' procurarsi il pane con il sudore altrui, o persino con la vita altrui". Quella ricchezza "che è il pane che sa di dolore, di amarezza, di sofferenza". E' "il pane che si dà da mangiare ai propri figli" ma "in una famiglia o in una società corrotta".
   
Quindi la vanità, cioè "quella ricerca di prestigio basata sulla squalifica continua e costante di quelli che 'non sono nessuno'. La ricerca esasperata di quei cinque minuti di fama che non perdona la 'fama' degli altri". Infine l'orgoglio, "ossia il porsi su un piano di superiorità di qualunque tipo, sentendo che non si condivide la 'vita dei comuni mortali' e pregando tutti i giorni: 'Grazie Signore perché non mi hai fatto come loro'". "Con il diavolo non si dialoga!", ha allora tuonato: "Abbiamo scelto Gesù e non il demonio; vogliamo seguire le sue orme, ma sappiamo che non è facile. Sappiamo che cosa significa essere sedotti dal denaro, dalla fama e dal potere".
   
Poi all'Angelus, in un'area segnata dal potere dei narcos, ha fatto appello a che il Messico diventi "una terra che non debba piangere uomini e donne, giovani e bambini che finiscono distrutti nelle mani dei trafficanti della morte". Ha incoraggiato a "stare in prima linea, ad essere intraprendenti in tutte le iniziative che possano aiutare a fare di questa benedetta terra messicana una terra di opportunità": "dove non ci sia bisogno di emigrare per sognare - ha spiegato Bergoglio -; dove non ci sia bisogno di essere sfruttato per lavorare; dove non ci sia bisogno di fare della disperazione e della povertà di molti l'opportunismo di pochi".
   
Papa Francesco, dopo il pranzo con il seguito nel seminario diocesano, è ripartito in elicottero da Ecatepec, seconda tappa del suo viaggio in Messico dove ha celebrato la messa, ed è rientrato nella vicina Città
del Messico. Al suo arrivo, il Pontefice si è recato in visita all'ospedale pediatrico "Federico Gomez", prima di far ritorno in Nunziatura per trascorrervi la notte.

Il Pontefice è stato accolto all'ospedale pediatrico dalla "primera dama" Angelica Rivera, moglie del presidente messicano Enrique Pena Nieto, dal ministro della salute, dai dirigenti e dal personale della struttura. Dopo l'incontro nell'auditorium con i bambini, i genitori e il personale medico e paramedico, il Papa si è recato all'Unità di Emato-Oncologia (ludoteca e reparto di chemioterapia) al secondo piano e ha visitato in forma privata i bambini degenti,
compresi due piccoli guariti dal cancro.
   
Più di 8 mila pediatri messicani hanno ricevuto la loro formazione nell'ospedale, che invia regolarmente decine di medici per specializzarsi all'estero. Esso dispone di 212 posti letto distribuiti fra 30 specialità mediche e chirurgiche. Papa Giovanni Paolo II visitò la struttura durante il suo primo viaggio in Messico, nel 1979. 

Lunedì il Papa volerà nel Chiapas, a Tuxtla Gutierrez e San Cristobal del Las Casas, entrando in altri temi-chiave di questo viaggio: la povertà, la questione delle popolazioni indigene e il dramma delle masse di migranti che premono al confine sud col Guatemala per entrare in Messico e attraversarlo dirigendosi a nord, verso gli Stati Uniti.