Politica

L'intervista

Violenza domestica. Carfagna: aiuto da rete di sorveglianza tra esercizi commerciali

La vicepresidente della Camera: ci vorrebbero farmacie, supermercati, esercizi aperti in grado di riconoscere e rispondere ad una richiesta d'aiuto per le donne vittime di violenza domestica e/o stalking. Strategie da attuare anche a livello europeo dove il fenomeno è analogo al nostro.

di Antonella Alba

In questi giorni difficilissimi di emergenza sociale e sanitaria causata dalla pandemia le donne sono in prima linea, non solo negli ospedali ma soprattutto a casa. La cronaca, però, ricorda a tutti che all’interno delle mura domestiche si consuma la battaglia più terribile. Sono 11 le donne uccise in Italia solo a Marzo scorso (94 nei mesi precedenti) per mano dei loro compagni che invece avrebbero dovuto rispettarle. Il numero d’emergenza 1522 promosso dalle campagne antiviolenza, ha registrato un aumento delle richieste d’aiuto dell’oltre il 75 per cento.
 
Dunque l’isolamento ha mostrato che le donne oltre a difendersi dal coronavirus devono difendersi anche da un altro virus ancora più terribile, quello della violenza domestica. Ieri anche Papa Francesco ha lanciato un appello a che la famiglia sia luogo di pace e non di violenza.
 
Misure relativamente recenti come il Codice rosso (2019) e la legge sullo Stalking (2009) aiutano, ma segnano ancora il limite culturale in cui vive la nostra società quando si parla di differenza di genere.  
 
Chiediamo a Mara Carfagna Vice Presidente della Camera dei Deputati, ex ministro delle Pari Opportunità, da sempre promotrice di iniziative a tutela delle donne e della famiglia
 
Oggi più che mai come si combatte il virus della violenza sulle donne?
Oggi più che mai: serve l'applicazione rigorosa delle misure civili e penali a protezione delle donne e dei loro figli, troppo spesso travolti dalla violenza insieme alle madri. Arresto e fermo innanzitutto,  e poi regolare prosecuzione delle udienze di convalida dell'allontanamento dal domicilio familiare dell'uomo maltrattante. Va reso ancora più semplice rivolgersi ai numeri antiviolenza (1522) e anti-tratta (800 290 290) e dobbiamo fare in modo che sia garantito l'accesso delle donne ai centri e agli sportelli antiviolenza e alle case rifugio. Proprio coloro che devono nascondersi per salvare la loro vita hanno diritto a ulteriori misure di protezione sociale, come congedi straordinari e contributi economici.
 
Quali interventi a contrasto della violenza si potrebbero mettere in campo in questo momento?
Va potenziata l'informazione per le donne vittime di violenza domestica e/o stalking, facendo anche in modo che farmacie, supermercati, esercizi aperti siano in grado di riconoscere e rispondere a un richiesta di aiuto. Va pensata e attuata una strategia europea di contrasto alla violenza perché sappiamo bene che in tutta Europa, purtroppo, i numeri di questa strage sono più o meno analoghi. Collaborazione, scambio di esperienze e azione comune possono aiutarci a fare dei passi avanti. 
 
Da una parte la scuola chiusa non aiuta ad alleggerire il lavoro delle donne in ambito domestico. Che ne pensa?
Sulla scuola il governo ha dato una pessima prova. Ricordiamo tutti il terrore dei genitori ad inizio marzo, quando il governo ha gestito malissimo la comunicazione e ha chiuso gli istituti dalla sera alla mattina, senza dare il tempo ai genitori di organizzarsi, costringendo madri e padri a prendere ferie. Oggi, dopo due mesi, sembrano vagare ancora nel vuoto e procedere a tentoni, e la ministra Azzolina che dice tutto e il contrario di tutto. L’Italia deve ripartire, le donne devono lavorare: in questo quadro modalità di apertura e chiusura delle scuole svolgono un ruolo centrale. Non si può pensare che le donne, le famiglie, trovino sempre un modo per organizzarsi e sopperire alle mancanze dello Stato. 
 
Dall'altra il lavoro da casa si sta rivelando efficace e produttivo anche per le donne, lei lo rafforzerebbe?
Ho sempre sostenuto misure per la conciliazione lavoro-maternità e questo periodo di quarantena ha dimostrato che soluzioni come lo smart working non solo sono percorribili, ma anzi andrebbero incentivate. Le donne ancora una volta hanno dimostrato di essere delle supereroine. Hanno lavorato, hanno seguito i figli nella didattica a distanza, si sono prese cura della casa e della famiglia. Sono il fulcro dell’Italia, ma noi questo lo sapevamo già. 
 
Il concetto stesso di famiglia come istituzione tradizionalmente intesa è - da alcuni - messo in discussione, pensiamo ad esempio agli italiani che fanno sempre meno figli. Perché secondo lei?
La famiglia è uno dei cardini su cui si basa la società italiana, non credo venga messo in discussione il concetto in sé. La famiglia si è allargata, è cambiata, ma resta centrale. Un discorso a parte merita il dramma della denatalità, che da anni affligge il nostro Paese. Avere figli in Italia è sempre più difficile, sta diventando un vero atto di coraggio. Il clima sociale non è favorevole alla genitorialità. Il lavoro è poco e precario, il welfare è sbilanciato: non ci sono incentivi alla natalità. Gli asili nido sono insufficienti, molti sono privati e hanno costi proibitivi, non vengono attuate politiche di conciliazioni maternità-lavoro. Spesso sono i nonni a supplire tutti questi deficit, proprio in questo periodo ci stiamo davvero rendendo conto di quanto sia prezioso il loro sostegno alle famiglie. Servirebbe una rivoluzione copernicana del sistema di welfare, servirebbe un assegno adeguato per ogni figlio per invertire il trend negativo e allora sì che gli italiani metterebbero al mondo tutti i bambini che desiderano. 
 
Lei come vive questi giorni d'isolamento? 
Ho vissuto le restrizioni della mia libertà personale come qualsiasi altro  cittadino, con la consapevolezza che fare un sacrificio era necessario per salvare delle vite e impedire che la pandemia devastasse l’Italia. Ho ammirato l’abnegazione degli italiani che hanno dato una magnifica prova di responsabilità e mi sono commossa davanti alla forza e al coraggio dei nostri medici, infermieri, del personale sanitario e delle forze dell’ordine, sempre in prima linea per tutelare salute e sicurezza del Paese, mettendo a rischio la loro vita per salvare la nostra.