Vienna,
La riunione dell'Opec che doveva decidere un taglio alla produzione per dare una spinta ai prezzi del greggio si conclude con un nulla di fatto. In questo modo i Paesi produttori decidono semplicemente di prendere atto della produzione attuale, facendo precipitare le quotazioni petrolifere.I futures sul West Texas Intermediate di gennaio sono scesi di 1,11 dollari (-2,7%) fino a quota 39,97 dollari al barile, livello vicino al minimo da agosto. L'Opec, inoltre, sarebbe orientata a rialzare il tetto di produzione da 30 a 31,5 milioni di barili al giorno.
I grandi produttori del greggio dopo sette ore di riunione, a Vienna, anziché trovare una linea comune, si sono platealmente spaccati: da una parte il fronte capitanato dall'Arabia Saudita, che da novembre ha guidato un rialzo della produzione di petrolio facendo scendere ulteriormente i prezzi: per difendere la sua quota di mercato, ufficialmente, anche se c'è chi intravede nelle scelte di Riad una guerra allo 'shale' americano e forse la rivalità con importanti avversari geopolitici come Russia e Iran. Dall'altra i paesi che da tempo vogliono un taglio della produzione per adeguarla alla diminuita domanda: Algeria, Venezuela, Iran e altri.
Dunque la giornata sancisce spaccature sempre più profonde: uno dei motivi di disaccordo sarebbe il ritorno sulla scena dell'Iran, che con le sue riserve di greggio - le quinte al mondo - pone delle incognite sulla produzione futura. Di fatto, è una specie di 'liberi tutti' di perseguire gli interessi nazionali, che riflette il caos dello scenario geopolitico e la rottura delle alleanze tradizionali in alcune delle aree più 'calde' del mondo.