Scienza

Carta antica e segni inesorabili del tempo

Leonardo da Vinci, l'autoritratto che svanisce

Un team italo-polacco di ricercatori ha messo a punto una nuova tecnica per valutare lo stato di conservazione dei disegni più antichi

Leonardo da Vinci, autoritratto

di Stefano Lamorgese

Quando si parla di Leonardo da Vinci la nostra immaginazione è libera (e prigioniera) di mille suggestioni diverse. Le macchine strabilianti, la Gioconda del Louvre, la Vergine delle rocce... Ma il suo volto, quello del vecchio canuto e calvo con la barba fluente e lo sguardo imbronciato, il volto del genio poliedrico del Rinascimento fu proprio lui a lasciarlo in eredità a noi posteri.

Leonardo ritrasse se stesso in un disegno celeberrimo, tracciato a sanguigna su carta intorno al 1515, consegnando alla storia le proprie fattezze, eternate dal tratto inimitabile dell'artista toscano.

Ebbene, quel disegno - un foglio di carta di 33 cm x 21, oggi custodito nella Bilbioteca Reale di Torino - si sta scolorendo irreparabilmente, anno dopo anno. Un destino crudele per quello sguardo austero e profondo, che il tempo pone sul piano inclinato che conduce all'oblio.

Un destino - che è lo stesso di migliaia e migliaia di altri disegni forse meno celebri ma altrettanto belli e preziosi - al quale alcuni ricercatori non vogliono rassegnarsi.

Per questa ragione un'équipe italo-polacca ha profuso ogni energia per capire come salvare l'opera, studiando la composizione della pigmentazione colorata, quella della cellulosa e anche la varietà degli agenti che, nel corso dei secoli, hanno attaccato il disegno. I risultati (Visual degradation in Leonardo da Vinci's iconic self-portrait: A nanoscale study) sono pubblicati da "Applied Physics Letters".

I "cromofori"
A tale scopo il team ha sviluppato un approccio non distruttivo per identificare e quantificare la concentrazione delle molecole della pigmentazione colorata, quelle che assorbono la luce e che gli scienziati chiamano "cromofori". Sono l'effetto dell'azione combinata di luce, calore, umidità, gas inquinanti e impurità: così si provoca l'ingiallimento della cellulosa nei documenti antichi e nelle opere d'arte.

I cromofori sono la chiave per comprendere il processo di degrado visivo delle opere su carta, perché sono i prodotti chimici sviluppati dall'ossidazione durante l'invecchiamento.

Per determinare la velocità di degradazione dell'autoritratto di Leonardo, i ricercatori hanno utilizzato un nuovo approccio, non distruttivo, che ha permesso di identificare e quantificare la concentrazione di cromofori all'interno della carta usata da Leonardo cinquecento anni fa.

Lo strumento utilizzato è stato un perfezionatissimo spettroscopio che ha permesso di analizzare tutti gli spettri di riflettanza ottica dei campioni di carta presi in esame. L'analisi speciale dei dati spettroscopici, confrontati con i risultati ottenuti dall'osservazione di esemplari cartacei coevi al disegno di Leonardo, ha permesso di ricostruire la storia della conservazione dell'autoritratto. Una storia - dice oggi la scienza - trascorsa in ambienti chiusi e pieni di umidità: una conferma di quanto la storia documentale dell'autoritratto racconta.

Misurare il degrado
Una delle implicazioni più significative del lavoro dell'équipe italo-polacca - sottolinea Adriano Mosca Conte, uno dei protagonisti della ricerca - è che ora le condizioni di degrado della carta antica possono essere misurate e valutate con certezza mediante la valutazione delle concentrazioni di cromofori all'interno delle fibre di cellulosa.