Berlingozzi e Cenci in Toscana, Cicerchiata in Abruzzo, Brugnolus e Orillettas in Sardegna, Galani in Veneto, Sfrappole in Emilia Romagna, Bugie in Liguria, Chiacchiere in Basilicata, Struffoli e Sanguinaccio in Campania, Crostoli in Friuli, Frappe e Castagnole nel Lazio, Pignolata in bianco e nero in Sicilia e Grostoi in Trentino. Sono soltanto alcune delle leccornie di Carnevale.
Nonostante la crisi e l'attenzione alla dieta, sei italiani su dieci (il 59 per cento) non rinunciano a portare in tavola i dolci tipici del Carnevale, dalle frappe alle castagnole, e se un 26% le compra in forni o pasticcerie, il 33% se le fa in casa per la necessità di risparmiare in tempi di crisi. È quanto emerge dal sondaggio della Coldiretti in occasione del Carnevale, durante il quale si stima un consumo di circa 12 milioni di dolci tipici.
La tendenza di questo anno è la preparazione casalinga, come rileva il sondaggio, dovuta - come spiega la Coldiretti - certamente alla necessità di risparmio dettata dalla crisi ma anche al piacere di esprimere la propria creatività nella realizzazione di dolci da offrire in famiglia o agli amici.
Partendo da ricette che utilizzano ingredienti semplici come farina, zucchero, burro, miele e uova, è possibile fare un' ottima figura spendendo meno di cinque euro al chilo. Al contrario, per l'acquisto al forno o in pasticceria si spendono dai 15 ai 30 euro al chilo, prezzi sostanzialmente stabili o in leggero aumento rispetto allo scorso anno.