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Coronavirus

Fase due

Coronavirus, polemiche sull'app Immuni: Serve una legge, decida il Parlamento

Richieste trasversali di una verifica istituzionale dell'app Immuni per il 'contact tracing' in Fase due. Serve una legge, invocano Pd, Forza Italia, Lega

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L'app Immuni
Si sa ancora poco sull'app per il contact tracing Immuni (è possibile, anche, che il suo nome ufficiale cambi), ma già monta la polemica sulla sua adozione. 

Il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) ha detto che approfondirà alcune questioni sull'applicazioni 'Immuni', ma fanno discutere, a livello politico, alcune indiscrezioni che parlano d incentivi e premi o, al contrario, di restrizioni agli spostamenti a seconda che si decida di utilizzare o meno l'applicazione, rendendola da "volontaria" come ha sottolineato il commissario straordinario per l'emergenza Domenico Arcuri, a discriminatoria in caso di mancata adozione. 

Niente distinzioni tra cittadini, serve una legge
"Leggo di restrizioni per chi non scaricherà la app di tracciamento, un robusto nudge per incentivare il download. Decisioni che mettano capo a cittadini di serie A e di serie B sono contro la Costituzione. Il sistema a punti lasciamolo ai paesi autoritari. Sicurezza è libertà", afferma il deputato del Pd Filippo Sensi su Twitter.

"E' importante che si stia procedendo con la scelta del contact tracing come parte della strategia per condurre in sicurezza la 'fase 2'. Ma un terreno tanto delicato, che riguarda i diritti e le libertà costituzionali delle persone, non può essere affrontato esclusivamente con lo strumento
dell"ordinanza commissariale", afferma il capogruppo democratico alla Camera, Graziano Delrio.

"Si deve procedere in fretta e confrontarsi col Governo ma come in altri Paesi e tenendo conto delle indicazioni del Garante della privacy, sulla sicurezza dei dati sensibili delle persone tracciate dall'app è necessario che la materia venga esaminata dalle Camere, come già richiesto dalla Commissione Trasporti di Montecitorio, nell'auspicio di giungere a una norma condivisa. Vanno assicurati la proprietà e la gestione pubblica dei dati  e l'assenza di discriminazioni fra cittadini nel pieno rispetto della privacy", aggiunge Delrio.

Il M5S invece, che comunque ritiene l'app "fondamentale per tenere sotto controlla la diffusione del coronavirus", in una nota congiunta col Pd, ha sostenuto la necessita' di coinvolgere il Copasir perché di fatto si tratta "di una questione di sicurezza nazionale".
 
Volontarietà obbligatoria?
Dall'opposizione un fermo 'No' all'ipotesi di restrizioni per chi non scarica l'applicazione arriva da Forza Italia, a partire da Federica Zanella, componente della Commissione Telecomunicazioni della Camera:  "Da giorni ci si dice che la app 'Immuni' rivestirà quei caratteri di volontarietà richiesti da chiunque abbia a cuore la privacy dei cittadini. Oggi si scopre che pur di farla scaricare almeno al 60% degli italiani, cosicché possa essere efficace, potrebbe essere resa quasi obbligatoria. Ovvero per chi non la sceglierà, ci potrebbero essere forme di limitazione della
mobilità". 

E la senatrice di Forza Italia, Fiammetta Modena, ricorda: "Già lo scorso primo aprile il sito dell'Inps, che doveva gestire le domande per il bonus partite Iva previsto dal decreto Cura-Italia, è andato in crash, impedendo l'accesso alle persone. Questa volta il governo ce la farà a garantire il rispetto della privacy? Da chi verranno gestiti tutti i dati sensibili? 

Si aggiunge al coro del 'no' il segretario della Lega: "Usare le nuove tecnologie per combattere il virus è utile, ma con tutte le garanzie dovute ai cittadini italiani. Un commissario non può certo derogare dai diritti costituzionali senza che sia il Parlamento, e quindi il Popolo, ad essere investito di decisioni così delicate. Inoltre sulla "app Immuni" sono evidenti alcune gravi criticità, da molti sollevate, tra le quali: chi gestisce i dati raccolti, dove vengono conservati e per quanto e di chi è la proprietà dei dati?", sottolinea Matteo Salvini.

Zaia: obbligatoria o non funzionerà
In Veneto il governatore Zaia precisa: "Fin dall'inizio dell'emergenza il Veneto ha studiato un'app per il tracciamento dei contagi, ma siamo perché ce ne sia una unica a livello nazionale, siamo autonomisti ma non su queste cose". Zaia parteciperà ad una riunione sull'argomento
a livello nazionale. L'idea, secondo il governatore, è che ci si registri all'app "inserendo solo mail e codice fiscale. Poi l'app tiene il Bluetooth acceso e traccia le connessioni a meno di due metri, in modo che quando individuiamo un caso positivo sappiamo già tutti i suoi contatti", spiega Zaia.

"È il modello coreano, ed è esattamente quello che vogliamo, ma è ovvio che se uno non tiene l'app accesa non può funzionare".  Quindi, l'uso dell'app sarà "volontario ma fino ad un certo punto, dovremmo renderla obbligatoria altrimenti non funziona", continua il
governatore veneto. "Dopodiché è ovvio che i dati dei movimenti non li avrà nessuno, sono tutti codici alfanumerici".