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MONDO

Il no di Apple alla forzatura dei codici, arriva il sostegno di Google

Secondo il ceo di Google la richiesta costituirebbe "un preoccupante precedente"

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Il Ceo di Google, Sundar Pichai, ha appoggiato la decisione di Apple di opporsi all'ordine di un giudice federale di aiutare l'Fbi a 'forzare' l'iPhone di uno dei killer di San Bernardino. Un'azione che costituirebbe "un preoccupante precedente", si legge in un tweet di Pichai. La dichiarazione è arrivata dopo che Edward Snowden, la 'talpa' della Nsa, ha annunciato, sempre su Tweet, il suo sostegno alla decisione annunciata dal Ceo di Apple, Tim Cook, ed ha chiesto a Google di prendere una posizione su quello che ha definito "il più importante caso tecnologico dell'ultimo decennio".      

In una serie di tweet, Pichai ha riconosciuto comunque che "le forze dell'ordine e le agenzie di intelligence devono affrontare importanti sfide nel proteggere la cittadinanza dal crimine e dal terrorismo" e ha ricordato che "noi diamo accesso alle forze dell'ordine ai dati sulla base di ordini legali validi". "Ma è una cosa completamente diversa, richiedere alle compagnia di rendere possibili azioni di hacking degli apparecchi e dei dati dei clienti, potrebbe essere un precedente preoccupante", ha concluso auspicando "un approfondito ed aperto dibattito su questa questione importante".      

La richiesta di Washington di forzare il codice criptato di un Iphone creerebbe un "precedente pericoloso": la decisione di "opporci a questo ordine non è qualcosa che prendiamo alla leggera. Riteniamo che dobbiamo far sentire la nostra voce di fronte a ciò che vediamo come un eccesso da parte del governo Usa". Così l'amministratore delegato della Apple, Tim Cook, in un comunicato commentando il suo 'no' alla richiesta di un giudice federale di forzare il codice criptato dell'Iphone5 dell'attentatore di San Bernardino (qui la lettera ufficiale, in inglese, dal sito della Apple). Un giudice federale americano aveva  ordinato alla Apple di assistere l'Fbi ad accedere ai contenuti del telefonino dell'attentatore di San Bernardino, che lo scorso dicembre uccise quattordici persone.  L'azione legale da parte dell'Fbi si è resa necessaria perché i contenuti dell l'iPhone5 dell'attentatore sono protetti da una password e gli investigatori possono solo provare dieci combinazioni prima che vengano automaticamente distrutti.