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Coronavirus

Coronavirus, i sistemi digitali per la Fase 2

Le grandi aziende tecnologiche mettono a disposizione risorse per evidenziare gli spostamenti e contenere il contagio, mentre in Europa si cerca una soluzione per la ripresa con un'app paneuropea. Il virologo Burioni, intanto, avverte: tra le misure indispensabili c'è il tracciamento digitale

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Sono molte le proposte volte a integrare un sistema digitale alle misure per aiutare il ritorno alla normalità quotidiana, per quanto possibile, e minimizzare il rischio di recrudescenza della pandemia da coronavirus. Alcune idee tecnologiche con questo scopo cominciano a prendere forma.

Le mappe degli spostamenti
Apple, intanto,  ha lanciato un sito web che mostra in grafici gli spostamenti delle persone in decine di grandi città e Paesi di tutto il mondo (compresi, in Italia, MIlano e Roma) in base al numero di richieste di indicazioni stradali dal 13 gennaio. Evidenzia il calo del numero di utenti che guidano, camminano o prendono i mezzi pubblici.



In base ai dati rilevati da Apple, Hong Kong e Seoul hanno visto diminuire la mobilità del 60% a partire dalla seconda meta' di gennaio. Roma ha visto un calo vertiginoso, oltre il 90%, a partire dai primi di marzo, così come è avvenuto a  Londra un paio di settimane dopo. New York City e Sydney hanno visto un calo dei transiti e degli spostamenti di oltre l'80%.

Nelle intenzioni di Cupertino, lo scopo del nuovo sito web è aiutare gli sforzi globali per cercare di fermare la diffusione del virus dando informazioni sul movimento delle persone ai governi e alle autorità sanitarie.  L'iniziativa di Apple fa seguito al lancio, all'inizio di aprile, di un analogo strumento che misura i dati sulla mobilità di Google. Entrambi i progetti utilizzano dati anonimi, hanno risposto le aziende alle preoccupazioni sollevate sulla privacy e la sicurezza degli utenti.

Il 'contact tracing'
Pochi giorni fa Google e Apple hanno annunciato che stanno collaborando per rendere disponibile un sistema di 'contact tracing'  in grado di aiutare le autorità a rintracciare i contatti tra le persone, utilizzando la tecnologia Bluetooth, mentre Facebook ha aggiornato il programma 'Data for Good' per l'utilizzo delle mappe per tracciare i movimenti della popolazione, ricorrendo a dati aggregati per proteggere la privacy delle persone. Tra i partner con i quali Menlo Park sta collaborand,o la Harvard School of Public Health negli Stati Uniti, la National Tsing Hua University di Taiwan e, in Italia, l'Università di Pavia. 

L'Ue e l'app unica
La presidente della Commissione von der Leyen e il presidente Michel hanno presentato la 'road map' dell' Ue per passare alla fase dello sblocco delle attività che richiederà 'misure di accompagnamento', attive prima dell'avvio della ripresa. Tra queste c'è lo sviluppo di un sistema di tracciamento dei contatti tra le persone attraverso strumenti digitali - le app - nel 'pieno rispetto della privacy'. 

L'idea verso cui si sta muovendo l'Ue è quella di una app unica per tutta l'Unione, per contribuire in modo più efficace a contenere la diffusione del Coronavirus. A chiederla è stato il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas: "E' importante che non arriviamo ad avere una molteplicità di 27 applicazioni per il Coronavirus diverse, e 27 diversi regimi di protezione dei dati ma che procediamo invece in maniera coordinata", ha affermato. Un'app che sarà una componente importante della strategia di uscita del confinamento causato dalla pandemia, ma al tempo stesso, sottolineano in Ue, il suo uso deve essere volontario, al solo scopo di informare rapidamente le persone che sono entrate in contatto con soggetti infetti. 

Le regole di Burioni e il tracciamento
"Ci sono 5 regole fondamentali. Misurazione della temperatura all'entrata, mascherine per tutti i lavoratori, gel igienizzanti e disinfettanti per superfici, distanziamento sociale evitando assembramenti in mense e spogliatoi, smart working". Questi i passi che secondo il virologo Roberto Burioni, in un'intervista a Qn, sono necessari per la riaperture delle imprese. 

"La decisione di ripartire è politica, non ha niente a che vedere con la scienza: noi possiamo minimizzare il rischio - osserva - io dico: bisogna sapere che dimensione ha l'epidemia. I numeri che ci danno non sono reali. Serve uno studio su un campione indicativo della popolazione per non navigare nel buio. E' indispensabile, poi, un tracciamento digitale dei casi di contagio. Spero che se si riapre, lo si faccia con giudizio e sicurezza. Un altro lockdown vorrebbe dire che sono stati commessi errori, non deve accadere".