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Coronavirus

I dati del Commissario all'emergenza

Covid, Arcuri: raffreddare la curva dei contagi, muoviamoci il meno possibile

La conferenza stampa a Palazzo Chigi del commissario all'emergenza per il coronavirus: "Serve un nuovo patto di responsabilità ritrovata", "spostiamoci solo quando necessario", "le famiglie al centro dei focolai" e "la scuola non è focolaio di contagi"

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"Il virus circola assai meno nelle scuole che nel Paese, l'80% dei contagiati è asintomaticole famiglie oggi sono al centro dei contagi, diversamente da quanto accadeva a Marzo quando al centro dei contagi erano le Rsa. All'inizio della pandemia vi erano poche zone in Italia colpite dal virus, oggi il Covid è dappertutto nel nostro Paese".

Sono i primi dati pronunciati in conferenza stampa dal commissario all'emergenza Covid in Italia, Domenico Arcuri.

"Siamo in un dramma nuovo e diverso rispetto a qualche mese fa. In pochi giorni i contagi sono 7 volte di più rispetto al 7 ottobre scorso, il virus si moltiplica in modo veloce e la sua crescita è impetuosa anche se fa meno danni". E' necessario raffreddare la crescita del virus perché "con questi numeri nessun sistema sanitario sarebbe capace di reggere tanto meno quello italiano", ha detto Arcuri. E' evidente che se non raffreddiamo la curva non riusciamo a seguire e fronteggiare questa crescita qualitativamente diversa e impetuosa dei contagi, rispetto a marzo scorso. 

"La scuola non è focolaio dei contagi", ha assicurato Arcuri, "i contagi entrano a scuola ma non escono dalla scuola. Speriamo di mantenere le lezione al 75% online, il valore della scuola non è in discussione,  facciamo uno sforzo perché rimanga il più possibile. Non condivido la decisione del governatore Emiliano di chiudere le scuole in Puglia"

"Le misure del governo hanno il fine di raffreddare questa la curva, ma oltre alla combinazione virtuosa di queste misure serve un nuovo patto di responsabilità ritrovata tra i cittadini. Nella prima fase dell'emergenza gli italiani hanno dimostrato di essere responsabili , anche privati della loro libertà, serve ovviamente la prevenzione: igiene e divieto di assembramento ormai lo sappiamo tutti ma serve un sacrificio ulteriore, dobbiamo muoverci tutti il meno possibile".

Il commissario ha poi fornito i numeri della pandemia nel nostro Paese: "Abbiamo il problema di affollamento negli ospedali, e con i contagi di questa portata il primo effetto che si determina è il loro affollamento insieme ai pronto soccorso. Abbiamo fatto oggi più di 200mila tamponi, le persone tracciate sono 10 volte di più. Questa è la prima evidenza della moltiplicazione della curva che dobbiamo raffreddare, ma sappiamo tutti cosa dobbiamo fare: muoviamoci solo quando è necessario.

"Le misure negli altri paesi europei sono il doppio come ad esempio in Francia e questo ci spiega quali sono le conseguenze di questa impetuosità del virus".

"Oggi in Italia ci sono 26mila italiani positivi, e se ognuno di essi ha 10 contatti stretti, il conto è presto fatto: 260mila italiani sono al corrente di essere potenziali contagiati, con questo esempio capiamo che in 20 giorni si dovrebbero tracciare tutti i cittadini italiani. Abbiamo distribuito 1 miliardo e 206 milioni di dispositivi gratuiti ai cittadini, 552 milioni di mascherine gratuite alle scuole". 

"Abbiamo fatto 12 milioni 674mila tamponi in Italia, speriamo di farne 200 ila al giorno, e da lunedì altri 100mila test molecolari, quindi 300mila in totale al giorno, numero che riteniamo sufficiente, a marzo erano 26mila, meno 12 volte rispetto a oggi".

"Per quanto riguarda Immuni, 10 mln di italiani ne fanno uso, ma dobbiamo implementarla".

"Non c'è l'entropia delle terapie intensive, a marzo c'erano 5.000 mila terapie intensive, da allora abbiamo distribuito oltre 3.000 ventilatori, oggi ce ne sono 8.488. Sono posti letto attivabili di terapia intensiva. Dunque sono 10337 i letti attivabili di cura in terapia intensiva, più o meno il doppio di marzo, e poco meno di quelli prefissati nel programma di interventi sull'emergenza pandemica stabilito in due anni. Se abbiamo 3.309 nove ventilatori, vuol dire che abbiamo ancora un margine di intervento per la cura anche dei malati non covid".

"Siamo in un dramma, non è il momento delle polemiche, oggi è il momento della verità: non abbiamo mai sottovalutato il problema in questi mesi e che prima o poi sarebbe arrivata da noi, stiamo facendo ogni sforzo, un numero vale più di mille parole, però spero di non ascoltare più appelli al non uso di mascherine e a chi nega il problema, noi tutti i giorni e le notti stiamo qui a lavorare perché voi affrontiate al meglio quest'ondata", ha concluso Arcuri.